2025-12-02
Salvini: «Altro caso Palamara. È arduo fidarsi della magistratura»
Il ministro: «Le toghe politicizzate sono una minoranza pericolosa da isolare per il bene della democrazia». L’ex membro Csm: «Le opinioni dell’Anm si riverberano sulle inchieste». Ambrogio Cartosio: «Ricostruzioni fantasiose».La verità fa male: lo scoop di ieri del nostro giornale, con l’intervista del vicedirettore Giacomo Amadori al giudice Anna Gallucci, fa tornare indietro di anni le lancette del rapporto tra politica e magistratura e scatena la inevitabile indignazione di Matteo Salvini. La Gallucci ha rivelato, tra le altre cose, un episodio inquietante accaduto a Termini Imerese e risalente al 2018: «ll procuratore (Ambrogio Cartosio, ndr), titolare per legge dei rapporti con i cronisti», ha raccontato tra l’altro la Gallucci, «mi autorizzò a partecipare con lui a una conferenza stampa, all’indomani delle elezioni politiche del 2018. Era stata indetta in occasione dell’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di un presunto esponente del partito Noi con Salvini. Il mio ex capo», racconta ancora la giudice Gallucci, «ritenne, tuttavia, irrilevante precisare, come da me proposto, che dalle indagini era emerso che il senatore Salvini non fosse neppure a conoscenza della vicenda». Ieri mattina, leggendo La Verità, Salvini è saltato sulla sedia: «Leggo con enorme stupore e amarezza», ha dichiarato il vicepremier, «la coraggiosa intervista della pm Anna Gallucci a La Verità. La Gallucci rivela come il procuratore Ambrogio Cartosio avesse organizzato una conferenza stampa facendo capire di non voler precisare la mia totale estraneità rispetto a una indagine che coinvolgeva una associazione di miei sostenitori. È la seconda volta che emergono notizie sconvolgenti, con magistrati che cercano di mettermi in difficoltà. La prima», ricorda Salvini, «è la tristemente famosa intercettazione di Luca Palamara, in cui ammetteva candidamente che avevo ragione a difendere i confini ma andavo attaccato. In queste condizioni è davvero arduo avere fiducia nella magistratura: eppure resto convinto che le toghe politicizzate siano una minoranza molto pericolosa che è necessario isolare per il bene della democrazia. Non possono usare il potere in modo distorto».Il riferimento di Salvini è a un’altra clamorosa rivelazione della Verità, che nel 2020 pubblicò delle chat scottanti che vedevano tra i protagonisti Luca Palamara, ex leader dell’Anm e componente del Csm, e deus ex machina della spartizione correntizia delle nomine dei magistrati. Correva l’agosto del 2018, Salvini finì indagato per aver stoppato lo sbarco dei clandestini dalla nave Diciotti, e il capo della Procura di Viterbo, Paolo Auriemma, espresse a Palamara il suo disappunto attraverso Whatsapp: «Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando. Illegittimamente», scrisse Auriemma, «si cerca di entrare in Italia e il ministro dell’Interno interviene perché questo non avvenga. E non capisco cosa c’entri la Procura di Agrigento. Questo dal punto di vista tecnico al di là del lato politico. Tienilo per te ma sbaglio?». La risposta di Palamara fu agghiacciante: «No hai ragione», rispose Palamara, «ma ora bisogna attaccarlo».Lo stesso Palamara commenta con La Verità l’intervista alla Galucci: «È un’intervista indubbiamente coraggiosa», riflette Palamara, «che presenta una coincidenza temporale tutt’altro che trascurabile: da un lato, le posizioni che l’Associazione nazionale magistrati stava assumendo in quel periodo nei confronti di Salvini; dall’altro, l’indagine di cui oggi apprendiamo da Termini Imerese. Quando si affiancano questi due piani, la linea politica dell’associazionismo togato e le iniziative giudiziarie che, nello stesso frangente, coinvolgono il mondo della politica, emerge un dato difficilmente eludibile: le prese di posizione dell’Anm», sottolinea Palamara, «inevitabilmente finiscono per riverberarsi sulle indagini che toccano l’arena politica, in quel caso la Lega e il centrodestra».Ieri il senatore del M5s e magistrato, Roberto Scarpinato, ha diffuso una nota stampa annunciando di adire le vie legali contro la Gallucci: «Di fronte alle ennesime insinuazioni», scrive Scarpinato, «e mistificazioni lette oggi sul quotidiano La Verità, mi trovo costretto ad adire le vie legali nei confronti della magistrata Anna Gallucci che nell’intervista rilasciata oggi (ieri, ndr) ha insinuato che io nel ruolo di procuratore generale di Palermo avrei strumentalmente avviato un procedimento disciplinare nei suoi confronti, dopo che lei, all’epoca sostituto procuratore della Repubblica di Termini Imerese, aveva proceduto nei confronti di alcuni politici progressisti, nonostante che, insieme al suo procuratore capo Cartosio, io avessi concordato di procedere solo nei confronti del partito Noi con Salvini. Si tratta di gravissime insinuazioni», aggiunge Scarpinato, «basate su fatti radicalmente falsi. Non sono mai stato informato dal dottor Cartosio dei contenuti di tale inchiesta autonomamente gestita dalla Procura di Termini Imerese. Ho dato mandato ai legali di procedere anche nei confronti del direttore de La Verità per avere, sulla base di tali gravissime insinuazioni, aggiunto un’ulteriore falsità nel sottotitolo dell’articolo».Ma al senatore del Movimento 5 stelle risponde il Carroccio: «Ora Scarpinato si lamenta di una pm, ma si ricordi di essere un privilegiato. Molti cittadini sono nel tritacarne mediatico e giudiziario senza avere né gli strumenti né le conoscenze di un ex magistrato che ora fa il senatore di sinistra. Le sue minacce di querela sembrano tentativi di intimidazione»: così i deputati della Lega in commissione Giustizia alla Camera.Interviene anche l’ex procuratore Cartosio: «Quanto dichiarato dalla dottoressa Anna Gallucci sul sottoscritto è semplicemente falso. Sono quindi costretto a smentire le fantasiose ricostruzioni che ho letto oggi in un’intervista. Resto particolarmente colpito dalle diverse considerazioni mosse dalla Gallucci nell’estate del 2020, quando in un’intervista sosteneva tesi diametralmente opposte a quelle espresse oggi tanto da affermare che grazie al sottoscritto ha capito “sempre più l’importanza dell’articolo 3 della Costituzione”».