2024-09-25
Svolta di Telegram: cederà i dati alle autorità
Pavel Durov (Getty Images)
A meno di un mese dal suo arresto in Francia, Durov cambia i termini di contratto dell’app: da ora, numeri e indirizzi Ip degli utenti sospettati di attività criminali saranno consegnati agli investigatori. Ma si apre la porta alle censure e rimozioni di contenuti.Nella quotidiana battaglia tra Stati sovrani e piattaforme digitali, ormai sono sempre i primi a dettare i tempi, a mettere i paletti e a fissare nuove regole. Così, mentre ieri X decideva di acconsentire alle richieste della Corte suprema del Brasile provando a porre fine al ban imposto al social network di Elon Musk nel paese, sul suo canale personale il fondatore di Telegram, Pavel Durov, annunciava l’ennesima novità (la terza in un mese dal suo arresto a Parigi) sulla piattaforma di messaggistica criptata. Stando alla sua nuova policy sulla privacy appena aggiornata, infatti, Telegram fornirà ora il numero di telefono e l’indirizzo Ip di un utente se riceve una richiesta dalle autorità. «Se Telegram riceve un ordine valido dalle autorità giudiziarie competenti che conferma che sei un sospettato in un caso che coinvolge attività criminali che violano i Termini di servizio di Telegram, eseguiremo un’analisi legale della richiesta e potremmo divulgare il tuo indirizzo Ip e il tuo numero di telefono alle autorità competenti». È un cambiamento epocale, anche perché in tutti questi anni gli scontri più difficili tra Telegram e gli Stati vertevano proprio sulla mancanza di collaborazione a garanzia della privacy degli utenti. Ma dopo l’arresto di Durov in Francia (dove ricordiamo è accusato appunto di mancata collaborazione a seguito delle richieste ufficiali delle autorità competenti impegnate in indagini su diffusione di materiale pedopornografico, traffico di stupefacenti e associazione a delinquere finalizzata a commettere delitti) qualcosa è cambiato. Il procedimento in corso verso il miliardario russo trentanovenne con cittadinanza francese, infatti, ha prodotto la terza modifica alla privacy della piattaforma di messaggistica criptata. «Abbiamo chiarito che gli indirizzi Ip e i numeri di telefono di coloro che violano le nostre regole possono essere divulgati alle autorità competenti in risposta a richieste legali valide», scrive Durov nel suo post. E aggiunge: «Non permetteremo che i malintenzionati mettano a repentaglio l’integrità della nostra piattaforma per quasi un miliardo di utenti». Come noto, prima dell’agosto scorso, Telegram era diventato una sorta di social network totalmente anarchico, dove circolava di tutto e dove soprattutto non esistevano limiti. Telegram ha operato per anni sul filo del rasoio, diventando un punto di riferimento per gli attivisti politici che vivono sotto dittatura o in Paesi dove esiste la censura. Ma è anche diventato il social preferito di spacciatori di droga, terroristi e pedofili, protetti da una crittografia molto solida che difendeva ogni utente. Nel 2015 l’applicazione era diventata un punto di riferimento per l’Isis, finendo al centro di dure critiche da parte delle stesse autorità francesi dopo la strage del Bataclan, anche perché i terroristi comunicavano proprio su questa piattaforma. Negli anni è anche diventata strategica nella lotta tra Francia e Russia per il Sahel, in Africa. E di recente Telegram viene molto usato sia dai militari russi sia da quelli ucraini, impegnati in guerra. Appena quattro giorni fa l’Ucraina ha vietato l’utilizzo di Telegram sui dispositivi forniti dall’amministrazione statale a funzionari del governo, personale militare e lavoratori nel settore della difesa. A quanto pare Mosca potrebbe intercettare le comunicazioni e compiere operazioni di spionaggio. Di sicuro Telegram non è più quello di un mese fa. La musica è cambiata. Del resto, oltre a modificare l’informativa sulla privacy, Durov ha anche ricordato nel suo post che ora i moderatori stanno utilizzando l’intelligenza artificiale per identificare e rimuovere i cosiddetti «contenuti problematici» dalla funzione di ricerca della piattaforma. In questo modo, Durov si lascia mani libere anche sulla possibilità di censurare post e utenti. Ma già all’inizio di settembre, Telegram aveva già deciso di modificare il regolamento relativo alle chat private, dove si affermava che erano protette e che non avrebbero potuto fare nulla in merito a possibili segnalazioni. Ora quella parte è stata rimossa. E quella parte è stata sostituita con una nuova frase. «Tutte le app di Telegram hanno pulsanti “Segnala” che ti consentono di segnalare contenuti illegali ai nostri moderatori, in pochi tocchi». Si tratta di un cambiamento radicale che è proseguito con un’altra modifica, appena due settimane fa, quando è stata rimossa la possibilità (lanciata nel 2016) di consentire a chiunque di creare un post in forma anonima, caricare contenuti multimediali e condividere quindi una pagina web. Peccato che gli stessi amministratori di Telegram si siano accorti che a usarlo erano soprattutto truffatori che creavano pagine web false per rubare i dati personali degli utenti. Nell’ultimo mese, Telegram ha anche rimosso un’altra sua funzione, la People Nearby, che consentiva di trovare e inviare messaggi ad altri utenti nella propria zona. A quanto pare anche questa veniva usata soprattutto da truffatori e bot di ogni genere. Durov si è giustificato sostenendo che a utilizzarla fosse lo 0,01% degli utenti (che sono più di 900 milioni), ma sta di fatto che adesso non c’è più.