2024-06-26
Dai giudici piomba una tegola su Bibi: «Arruolare gli ebrei ultraortodossi»
Bibi Netanyahu (Getty Images
La Corte Suprema cassa l’esenzione che vige dalla fondazione di Israele, minando la tenuta dell’esecutivo. Hamas nega il «trasloco» dei leader in Iraq. Joe Biden fatica sempre di più a tenere uniti i dem sul Medio Oriente.Nuova grana per Benjamin Netanyahu. La Corte Suprema israeliana ha stabilito ieri all’unanimità che gli ebrei ultraortodossi debbano essere arruolati nell’esercito. La sentenza ha inoltre imposto il blocco dei sussidi statali alle scuole religiose i cui studenti non si sottopongano al servizio militare. «Il governo ha voluto distinguere, a livello di applicazione della legge, gli individui in base alla loro appartenenza al gruppo», hanno affermato i giudici, per poi aggiungere: «È stato accertato che, così facendo, il governo ha gravemente danneggiato lo Stato di diritto e il principio secondo cui tutti gli individui sono uguali davanti alla legge». «In questi giorni, nel mezzo di una dura guerra, il peso della disuguaglianza è più acuto che mai e richiede la promozione di una soluzione sostenibile a questo problema», ha proseguito la corte.Ricordiamo che gli ebrei ultraortodossi sono esentati dal servizio militare sin dalla fondazione dello Stato di Israele e che il nodo è oggi principalmente di carattere politico. La maggioranza su cui si fonda l’attuale governo di Netanyahu comprende infatti due partiti legati al mondo degli ultraortodossi, come Shas ed Ebraismo della Torah Unito: la tenuta dell’esecutivo rischia quindi adesso seriamente di traballare, mentre non sono escluse delle tensioni con le alte sfere militari.Nel frattempo, lo Stato ebraico si prepara al post Hamas. Il consigliere per la sicurezza nazionale israeliano, Tzachi Hanegbi, ha reso noto che il piano per «il giorno dopo» inizierà a essere implementato a breve nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. «Questa faccenda di distruggere Hamas, di far sparire Hamas, è semplicemente gettare sabbia negli occhi del pubblico», ha detto Hanegbi, auspicando che a Gaza si instauri un governo alternativo, guidato da leadership locali e con l’appoggio dei Paesi arabi moderati.Dal canto suo, Hamas, che ieri è tornata a sostenere che un accordo sugli ostaggi dovrebbe includere un cessate il fuoco, ha negato le indiscrezioni, riferite dai media emiratini, secondo cui la sua leadership sarebbe stata pronta ad abbandonare il Qatar per trasferirsi in Iraq. Tutto questo, mentre la sorella del capo dell’organizzazione, Ismail Haniyeh, è rimasta uccisa in un raid israeliano sul campo profughi di Shati. Dall’altra parte, il regime khomeinista, che è il principale finanziatore della stessa Hamas e di Hezbollah, ha avviato delle trattative con il Bahrein per ripristinare i rapporti diplomatici, interrottisi nel 2016, e per sbloccare alcuni fondi iraniani precedentemente congelati. L’annuncio è arrivato dopo il recente incontro, svoltosi a Teheran, tra il ministro degli Esteri del Bahrein, Abdullatif bin Rashid Al Zayani, e l’omologo iraniano, Ali Bagheri-Kani. Non si tratta esattamente di un’ottima notizia per l’amministrazione Biden. Ricordiamo infatti che, a gennaio, il governo di Manama aveva fornito supporto ai raid americani contro gli Huthi nello Yemen: quegli stessi Huthi che sono a loro volta foraggiati proprio dagli ayatollah. Non a caso, ieri il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha esortato Washington a un approccio più guardingo sul nucleare iraniano. «Il tempo sta finendo. Ora è il momento di realizzare l’impegno assunto dalle amministrazioni americane nel corso degli anni, di promettere di impedire all’Iran di possedere armi nucleari», ha detto.Insomma, Joe Biden rischia di perdere ulteriore influenza sul Medio Oriente, mentre il suo appeasement nei confronti dell’Iran non fa che peggiorare la situazione da questo punto di vista. Certo, ieri Washington ha imposto delle sanzioni ad alcune entità che hanno spalleggiato l’esercito iraniano. Tuttavia Biden si è finora ben guardato dal rispolverare la politica della «massima pressione» sugli ayatollah, che era stata adottata dal predecessore. Tutto questo, senza trascurare i risvolti che la crisi di Gaza sta producendo per la politica interna americana. Ieri, il senatore dem della Pennsylvania, John Fetterman, ha incontrato il presidente israeliano, Isaac Herzog, a Gerusalemme. Vale a tal proposito la pena di rammentare che Fetterman è uno dei più decisi sostenitori di Israele all’interno del Partito democratico americano: uno schieramento, questo, sempre più spaccato tra i fautori dello Stato ebraico e un’ala filopalestinese. Si tratta di divisioni che Biden sta facendo fatica a gestire e che sono pronte a esplodere in vista del discorso che Netanyahu terrà al Congresso degli Stati Uniti il prossimo 25 luglio. È chiaro come questa serie di fattori pesi negativamente sulla campagna elettorale del presidente americano.E qui veniamo a un elemento interessante. Secondo Calcalist, Israele sarebbe intenzionato a usare Starlink di Elon Musk per mantenere la connettività Internet in caso di conflitto diretto con Hezbollah. Ora, non è un mistero che, soprattutto negli ultimi due anni, il Ceo di SpaceX si sia notevolmente avvicinato al Partito repubblicano americano. Inoltre, stando a quanto recentemente riportato dal Wall Street Journal, Musk sarebbe in trattative per entrare in un’eventuale nuova amministrazione Trump con il ruolo di consigliere. Sarà un caso, ma sia Israele sia l’Arabia Saudita stanno scommettendo su una vittoria del candidato repubblicano a novembre, nella speranza che ripristini la logica degli accordi di Abramo.Frattanto, gli Stati Uniti stanno cercando di evitare un allargamento del conflitto al Libano. «Una guerra del genere sarebbe una catastrofe per il Libano e sarebbe devastante per gli innocenti civili israeliani e libanesi. Stiamo quindi cercando urgentemente un accordo diplomatico che ripristini una calma duratura sul confine settentrionale di Israele», ha affermato il capo del Pentagono, Lloyd Austin. La tensione tuttavia non diminuisce: sempre ieri, il Canada ha esortato i propri cittadini ad abbandonare il Libano.
«Ci sono forze che cercano di dividerci, di ridefinire la nostra storia e di distruggere le nostre tradizioni condivise. La chiamano la cultura woke». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un video messaggio al gala 50esimo anniversario della National Italian American Foundation a Washington. "È un tentativo di cancellare la storia fondamentale degli italoamericani e di negare il loro posto speciale in questa nazione. Non glielo permetteremo. Il Columbus Day è qui per restare», ha aggiunto il presidente del Consiglio ringraziando Donald Trump per aver ripristinato quest'anno la celebrazione.
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L'amministratore delegato e direttore generale di Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma premiato a Washington
L’amministratore delegato del Gruppo FS Italiane ha ricevuto il Premio Dea Roma della National Italian American Foundation per il contributo alla modernizzazione delle infrastrutture di trasporto e alla crescita sostenibile del Paese.
La NIAF (National Italian American Foundation) ha conferito a Stefano Antonio Donnarumma, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo FS Italiane, il Premio NIAF Dea Roma come leader nell’eccellenza ingegneristica per la crescita nazionale e l’infrastruttura sostenibile.
La cerimonia si è svolta sabato 18 ottobre 2025 durante il Gala del 50° Anniversario della NIAF, all’Hotel Washington Hilton di Washington D.C. negli Stati Uniti d’America. Il riconoscimento è stato assegnato per evidenziare il ruolo cruciale svolto da Donnarumma nella trasformazione e modernizzazione delle infrastrutture di trasporto italiane, con un forte impegno verso la sostenibilità e l’innovazione.
«È un vero onore ricevere questo premio che ho il piacere di dedicare a tutti gli italiani che creano valore sia nel nostro Paese che all’estero e diffondono principi volti a generare competenze specifiche nell’ambito dell’ingegneria, della tecnologia e dell’innovazione. Nel Gruppo FS Italiane abbiamo avviato quest’anno un Piano Strategico da 100 miliardi di euro di investimenti che rappresenta un motore fondamentale per la crescita e lo sviluppo del Paese». ha dichiarato Stefano Antonio Donnarumma.
Sotto la guida di Donnarumma, il Gruppo FS sta promuovendo importanti progressi nello sviluppo di linee ferroviarie ad Alta Velocità e nelle soluzioni di mobilità sostenibile, contribuendo a collegare le comunità italiane e a supportare gli obiettivi ambientali nazionali. Il Piano Strategico 2025-2029 include diversi interventi per migliorare la qualità del servizio ferroviario, costruire nuove linee ad alta velocità e dotare la rete del sistema ERTMS per garantire maggiore unione fra le diversi reti ferroviarie europee. Più di 60 miliardi è il valore degli investimenti destinati all'infrastruttura ferroviaria, con l'obiettivo di diventare leader nella mobilità e migliorare l’esperienza di viaggio. Questo comprende l’attivazione di nuove linee ad alta velocità per collegare aree non ancora servite, con l'obiettivo di aumentare del 30% le persone raggiunte dal sistema Alta Velocità. Sul fronte della sostenibilità, inoltre, il Gruppo FS - primo consumatore di energia elettrica del Paese con circa il 2% della domanda nazionale – si pone l’obiettivo di decarbonizzare i consumi energetici attraverso la produzione da fonti rinnovabili e l’installazione di oltre 1 GW di capacità rinnovabile entro il 2029, pari al 19% di tutti i consumi del Gruppo FS, e di circa 2 GW entro il 2034. Fondamentale è anche il presidio internazionale, con una previsione di crescita del volume passeggeri pari al 40%.
Il Gruppo FS ha infatti inserito lo sviluppo internazionale tra le sue priorità, destinando una quota significativa degli investimenti al rafforzamento della propria presenza oltre confine. L’obiettivo è consolidare il posizionamento del Gruppo in Europa, ormai percepita come un’estensione naturale del mercato domestico, e promuovere una rete ferroviaria sempre più integrata e in linea con i principi della mobilità sostenibile.
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