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Torna il Natale nel paese dove nacque Gesù
La Terra di Cristo è ferita dai segni del conflitto: pochi turisti, strade vuote, disoccupazione a livelli altissimi. Eppure, a Betlemme si rivedono piazze vivaci, luminarie e un Santa Claus che vende cappelli: «Venite qui anche se il 7 ottobre ha cambiato ogni cosa».

Matteo Carnieletto da Betlemme, Cisgiordania

Sono i segni della guerra ad accoglierti all’aeroporto di Tel Aviv. Le colonne che dividono gli spazi all’interno dell’edificio sono piene di adesivi. Volti che non ci sono più. Sono soprattutto di giovanissimi, uccisi il 7 ottobre di due anni fa. Oppure durante la guerra contro Hamas a Gaza. Anche gli aranci che erano stati piantati a circa 200 metri dall’aeroporto non ci sono più. Al loro posto terra divelta e scura. Niente frutti, per ora. Soltanto il ricordo di un missile lanciato dagli Houthi qualche mese fa e arrivato pericolosamente vicino all’aeroporto.

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«L’Europa legittima i terroristi»
Il viceministro degli Esteri israeliano Sharren Haskel (MFA/Mordehai Gordon)
Sharren Haskel, viceministro degli Esteri israeliano: «Roma va coinvolta nel Consiglio che troverà una soluzione per Gaza. Riconoscere la Palestina vuol dire rafforzare Hamas».

La politica estera di Israele resta fondamentale per gli equilibri mediorientali che rimangono estremamente fragili a Sud, nella Striscia di Gaza, come a Nord in Libano e soprattutto in Siria. Sharren Haskel è il viceministro degli Esteri da oltre un anno e nonostante faccia parte del governo anche quando era membro del Likud, il partito di Benjamin Netanyahu, ne ha sempre rappresentato l’ala più liberale.

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La tensione tra Israele e Siria preoccupa Washington
IL presidente siriano Ahmed Al-Sharaa partecipa alla parata militare dell'esercito siriano in Piazza Omayyade, nel centro di Damasco, per celebrare il primo anniversario della caduta del regime di Assad (Getty Images)

Torna a crescere la tensione tra Damasco e Gerusalemme. Parlando sabato dal palco del Doha Forum, il presidente siriano, Ahmed al-Sharaa, ha avuto parole particolarmente critiche nei confronti dello Stato ebraico.

«Israele cerca di sfuggire agli orribili massacri commessi a Gaza, e lo fa tentando di esportare le crisi», ha dichiarato. «Israele è diventato un Paese che lotta contro i fantasmi», ha proseguito, per poi aggiungere: «Da quando siamo arrivati a Damasco, abbiamo inviato messaggi positivi riguardo la pace e la stabilità regionale. E che non siamo interessati a essere un Paese che esporta conflitti, nemmeno in Israele».

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Cisgiordania, i coloni feriscono tre italiani. E Netanyahu chiede la grazia al presidente Herzog
Benjamin Netanyahu (Ansa)
Agguato condotto da una decina di uomini, colpiti in tutto quattro attivisti. Tajani condanna ma rassicura: «I nostri stano bene».

La politica israeliana è stata scossa da un gesto che ha pochi precedenti nella storia del Paese: il primo ministro Benjamin Netanyahu ha depositato una formale richiesta di grazia presso il presidente Isaac Herzog. A presentare l’istanza è stato l’avvocato del premier, Amit Hadad, che ha consegnato una documentazione composta da una lettera tecnica e da una nota personale firmata dallo stesso Netanyahu, entrambe rese pubbliche in ragione della «natura eccezionale» dell’atto.

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Raid israeliano a Beirut: ucciso il capo militare di Hezbollah
Militanti di Hezbollah trasportano la bara di una delle vittime il 24 novembre 2025 a Beirut (Getty Images)
L’attacco a Dahiyeh ha ucciso Haytham Ali Tabatabai e altre cinque persone, ferendone 28. Il governo libanese ribadisce la volontà di disarmare Hezbollah e rilancia la diplomazia con Israele e la comunità internazionale per garantire sicurezza e pace nel Paese.


L’ultimo raid israeliano su Beirut ha colpito il quartiere di Dahiyeh, nel Sud della capitale libanese. L’obiettivo era il capo di Stato maggiore di Hezbollah, Haytham Ali Tabatabai che è stato ucciso all’interno dell’appartamento che utilizzava come quartier generale. Il complesso abitativo colpito si trova nell’area di Haret Hreik, un sobborgo periferico, storicamente controllato dal partito filo-iraniano fondato da Hassan Nasrallah.

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