2020-08-06
Tanti «figli o amici di» al concorso per ricchi mandarini della Camera
Roberto Fico (Massimo Di Vita, Archivio Massimo Di Vita, Mondadori Portfolio via Getty Images)
A settembre la selezione dei prossimi consiglieri parlamentari, incarico con stipendio fino a 400.000 euro. Tra loro, alcuni nello staff o collaboratori di Giuseppe Conte o del Pd, rampolli di parlamentari e di dirigenti ministeriali.Nell'Italia a 5 stelle anti casta e della meritocrazia a geometria variabile c'è un concorso che tiene in apprensione i palazzi del potere romano. È quello per la selezione dei prossimi consiglieri parlamentari, i futuri mandarini di Montecitorio in cerca di un posto fisso e ben retribuito. Si tratta di 127 incarichi dove lo stipendio varia dai 70.000 euro all'anno all'ingresso, fino a 400.000 euro dopo il 40° anno di anzianità. Ma che dopo il decimo anno già si attesta intorno ai 90.000 euro e dopo il 20° a 170.000 annui. Sono ruoli di prestigio, fondamentali per il funzionamento dei lavori parlamentari, ma possono anche orientarne l'indirizzo politico e regolarlo. Non solo, ma l'incarico di consigliere parlamentare spesso è il trampolino di lancio per posti di vertice nei vari ministeri come «fiduciari» di questo o quel politico. Non a caso, nella descrizione delle loro funzioni si legge che «svolgono funzioni di organizzazione e direzione amministrativa, di revisione e controllo delle procedure amministrative e contabili, di certificazione, di consulenza procedurale, di studio e di ricerca, di assistenza giuridico-legale, di organizzazione e direzione delle attività connesse alle relazioni istituzionali con enti nazionali ed internazionali. Allo svolgimento di tali attività, che si connotano per un elevato grado di specializzazione, si connettono profili di responsabilità che crescono nel corso della carriera». Alla vigilia di Natale, il presidente della Camera, Roberto Fico, aveva comunicato la commissione esaminatrice del concorso. A disposizione ci sono 30 posti. Gli ammessi alle prove orali e scritte sono 500. Sono quelli che hanno superato la selezione iniziale con test su diritto costituzionale, parlamentare e sull'Unione europea. A metà settembre sono previsti gli scritti (dal 14 al 18) con argomenti impegnativi come la storia d'Italia e una lingua straniera. Poi il 22 ci saranno gli orali. Tra i punti fondamentali richiesti per i collaboratori parlamentari c'è «l'imparzialità» che «caratterizza l'operato dell'intero corpo del personale della Camera, cosa che è necessaria e funzionale in un contesto parlamentare nel quale sono rappresentate le diverse forze politiche». Eppure in questo agosto anomalo da emergenza coronavirus, a Roma non si fa che parlare del fatto che tra quei 500 ammessi alle prove ce ne sono diversi che hanno rapporti di collaborazione con il presidente della commissione esaminatrice, altri già organici al governo di Giuseppe Conte, altri ancora attuali collaboratori del presidente del Consiglio. Del resto il presidente dovrebbe essere lo stesso Fico, ma le sue funzioni sono delegate al professore Paolo Ridola, già membro della commissione per il diritto costituzionale, docente di diritto pubblico all'Università Sapienza di Roma e sostenitore dello sfortunatissimo «sì» al referendum sulla Costituzione promosso dal governo di Matteo Renzi il 4 dicembre del 2016. Tra gli ammessi compare Nicola Cezzi, suo assistente o ancora i dottorandi Marco Mandato e Giuliaserena Stegher. C'è anche Alessandro Cerulli Irelli, figlio di Vincenzo Cerulli Irelli, professore di diritto amministrativo sempre alla Sapienza (stesso dipartimento di Ridola) e già parlamentare dell'Ulivo di Romano Prodi negli anni Novanta. Per una combinazione della vita, Ridola e Cerulli Irelli senior compaiono insieme nel comitato scientifico della fondazione Italiadecide, che ha Luciano Violante come presidente onorario e il magistrato piddino Anna Finocchiaro come presidente effettivo.Ma la lista degli ammessi con la «a» maiuscola non finisce qui. C'è Davide Ragone, classe 1984, scelto da Renzi come millenial da esposizione per la segreteria del Pd, già presidente di FutureDem e anche vicesegretario nazionale dei giovani democratici. Era stato ingaggiato dal governo Letta, è rimasto in carica con Renzi, Paolo Gentiloni, con il Conte I e il Conte II. Al momento ricopre il ruolo di Consigliere del ministro per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, e si occupa del settore legislativo. Tra chi affronterà le prove di settembre c'è anche Paolo Rametta, classe 1991, ingaggiato come esperto nell'ufficio di diretta collaborazione con il presidente del consiglio Conte. È nello staff del premier e lavora a stretto contatto anche con il portavoce Rocco Casalino. Gli ultimi due di fatto hanno un contatto continuo con la burocrazia della Camera dei deputati, facendo da contatto e da tramite tra Palazzo Chigi e Montecitorio. Sono quindi supportati dalla maggioranza in Parlamento. E le malelingue sostengono che per questo potrebbero aumentare le probabilità che possano avere dei trattamenti di favore durante le prove scritte. Scorrendo i nomi dei candidati si trova anche Neri Bini Smaghi, nipote di Lorenzo, presidente di Snam e Societé Generale ed ex consigliere della Bce. E compare anche una Benedetta Aquilanti, 28 anni e laureata in legge, proprio come la figlia di Paolo Aquilanti, ex segretario generale di Palazzo Chigi ai tempi di Maria Elena Boschi e oggi consigliere giuridico del ministro Dario Franceschini. Tutti cervelli che non saranno mai in fuga.