2025-03-04
Tajani: «Possiamo proteggere Kiev senza farla entrare nella Nato»
Il ministro degli Esteri: «Siamo impegnati per dar vita alla Difesa comune, ma prima di mandare soldati europei in Ucraina riflettiamo attentamente». Matteo Piantedosi: «L’America ci ha liberato ed è ancora grande».Continua ad essere l’indignazione a farla da padrona tra le reazioni messe in campo, anche in Italia, dopo il litigio di venerdì scorso tra il presidente americano Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky. Ieri anche Liliana Segre ha detto la sua: «Sono rimasta praticamente atterrita da quello che vedevo: chi era stato invaso diventava invasore. Ciò che abbiamo provato in quel momento è stato un ribaltamento, che già stava avvenendo dall’elezione del presidente», commenta dura ricordando però anche «i terribili, piccoli cimiteri che costeggiano la Linea Gotica, tuttora, con i resti dei soldati americani che sono morti per liberarci». Le sue parole vengono raccolte al convegno «Le vittime dell’odio al memoriale della Shoah», organizzato dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori a Milano cui ha partecipato anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha invitato alla cautela perché «l’America non è quella cattiva che adesso la vulgata corrente tende a rappresentare, ci sono grandi espressioni di cultura americane tuttora. L’America è stata capace di un approccio umanitario in tutte le vicende chiave della storia. Ci hanno liberato dai più grandi mali del ventesimo secolo che sono stati il nazifascismo e il comunismo, il cancro della società europea nel ventesimo secolo». È il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani a ribadire ancora una volta la contrarietà del governo ad un intervento militare in Ucraina invitando anche lui alla cautela: «Prima di parlare di presenza militare europea in Ucraina bisognerà riflettere molto attentamente», ha detto, riflettendo sul fatto che «sarebbe meglio finita la guerra, di dar vita magari ad una zona cuscinetto dove possa esserci una presenza militare sotto l’egida delle Nazioni Unite con una decisione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu proprio per garantire una pace giusta e duratura. Poi naturalmente ci sarà da garantire la sicurezza dell’Ucraina e garantire la sicurezza dell’intera Europa. Questo lo dobbiamo fare attraverso la Nato e si può pensare per esempio ad una sorta di articolo 5.2 che possa garantire la sicurezza dell’Ucraina anche qualora l’Ucraina non venisse a far parte della Nato». Gli step da seguire secondo il vicepremier sono i seguenti: «Bisognerà cominciare con il coordinamento tra le diverse forze armate, dovremo aumentare le nostre spese anche per quanto riguarda la Nato. L’obiettivo è quello di superare il 2% e ovviamente bisognerà scorporare le spese per la difesa dal patto di stabilità». Così Tajani intende sia meglio organizzare la tanto discussa Difesa europea: come un coordinamento tra diversi eserciti in stile Nato, «l’Italia è pronta a fare la sua parte, siamo convintamente impegnati per dare vita ad una Difesa europea che deve essere braccio operativo della politica estera europea». Per il capodelegazione di Fdi al Parlamento europeo Carlo Fidanza, «in maggioranza c’è condivisione sull’aumento delle spese militari». Così anche per il capo dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri la posizione del governo resta «molto chiara» ma avverte: «Se il conflitto durasse ancora, immaginare di farlo senza il supporto tecnologico e militare americano, senza i satelliti, vorrebbe dire perdere. Se ci fosse poi invece una tregua e si dovessero mandare delle truppe di interposizione, giustamente la Meloni dice lo facciamo o con l’Onu, ed è difficile perché i russi nel Consiglio di sicurezza metterebbero il veto, o con la Nato, che intervenne perfino in Afghanistan». Sulla stessa linea anche il governatore del Veneto Luca Zaia che ricorda come il rapporto con gli Stati Uniti sia «fondamentale». Per Zaia è necessario smettere di «viverli come nemici: agli Stati Uniti dobbiamo il fatto che questo Paese è democratico». Perché «Se gli Usa si defilano da questo contesto di guerra la situazione può precipitare e noi dobbiamo puntare a una cosa che è uscita anche dalla conferenza stampa di Trump e Zelensky, la necessità di arrivare a un cessate il fuoco». Toni e sensibilità diverse, insomma, ma per il centrodestra la linea resta solida e compatta. Non si può dire lo stesso del centrosinistra che continua a dividersi su tutto, divisioni che si riversano nelle piazze nelle quali i partiti hanno partecipato in ordine sparso senza unirsi mai come opposizione segnando un solco evidentemente incolmabile. Il leader del movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, continua ad attaccare Giorgia Meloni. «Un pesce in un barile» ha detto ieri sostenendo che la maggioranza si stia dividendo su tutto. «Litigano o meno sull’invio di armi, Meloni fa il pesce in barile. Ma secondo voi è possibile andare al vertice a Parigi, a Londra e gli italiani non sanno che posizione sta portando la nostra presidente del Consiglio?». Ma poi sulle armi si contraddice: «C’è la certezza di 20-25 miliardi che il nostro governo vuole investire per le armi. Una follia». Contro le armi anche Alleanza Verdi Sinistra: «Ora l’Europa, se esiste, la pianti con la retorica militarista. Assuma un’iniziativa politica per la pace e un’iniziativa diplomatica, quella che non ha mai fatto in questi tre anni», commenta ancora una volta il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Per Carlo Calenda è tutto l’opposto. Dopo aver indetto una manifestazione pro Ucraina cui non hanno partecipato né Pd né movimento 5 Stelle, ha dichiarato che Azione sarà presente alla piazza di Michele Serra del 15 marzo. La firma di Repubblica ha raccolto i progressisti per l’Europa e in quell’occasione i dem parteciperanno (Conte no) in pieno stile «una botta al cerchio e una alla botte».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)