2025-07-04
Forza Italia flirta col Pd per lo ius scholae
Tajani rilancia la riforma della cittadinanza, ma la maggioranza si spacca: Fdi si smarca, la Lega critica.Con una mossa a metà tra il rilancio e la provocazione, Forza Italia riapre a sorpresa il dossier ius scholae e si mette al centro di una partita dai contorni ancora indefiniti. Il segretario azzurro Antonio Tajani, che indossa anche l’abito da vicepremier e da ministro degli Esteri, ripropone un tema che sembrava già incartato. Lo fa con un linguaggio scelto con cura: «Non è una concessione automatica», precisa. «Ma un riconoscimento serio per chi studia e si integra». È l’avvio di una danza complicata, che ha tenuto banco per tutta la giornata di ieri. La proposta: dieci anni di scuola «con profitto» per diventare italiani. Nessun automatismo, nessuna sanatoria, nessuno sconto. Il messaggio sembra essere: chi vuole la cittadinanza se la guadagni sui banchi. Ma nel centrodestra quella suonata da Tajani non è una nota armonica. Quando la Lega si infuria e Fratelli d’Italia si smarca comincia a suonare come una stecca. Noi Moderati cerca di contenere i danni. A sventolare il vessillo del «dialogo nella coalizione» resta Maurizio Lupi. Fa il pontiere: «Non si impongano accelerazioni o iniziative unilaterali, serve dialogo, non ideologia». E chiede «rispetto per la maggioranza voluta dagli italiani». Il Partito democratico vede la breccia, ci si infila e rilancia. Marianna Madia, vicepresidente della commissione Affari europei della Camera, non usa giri di parole: «È una risposta dovuta a ragazze e ragazzi italiani nei fatti. Ora si passi dalle parole ai fatti». Poi tocca a Graziano Delrio: «Riconoscere il diritto di cittadinanza a chi cresce e si forma nelle nostre scuole è un passo avanti di civiltà». Una sfilza di dem si infilano nel dibattito: Giorgio Gori, Pina Picierno, Simona Bonafè. Dai social alle aule, il messaggio è chiaro. Il Pd è pronto a discutere, ma chiede coerenza. Nel 2024 la stessa proposta era stata presentata, sempre da Forza Italia, con la fanfara. Fratelli d’Italia e Lega avevano sbattuto la porta e Tajani aveva preferito il silenzio. La differenza, questa volta, è che Tajani sembra promettere battaglia: «Anche la Lega ha presentato l’emendamento sul terzo mandato e non è caduto il governo». Ma se il Pd applaude e il Movimento 5 stelle rilancia («approvare subito la legge, anche rinunciando a qualche giorno di ferie», dice Giuseppe Conte), è sul fronte centrista che si gioca una partita determinante. Carlo Calenda (Azione), Matteo Renzi (Italia viva), Riccardo Magi (Più Europa) hanno posizioni differenti. Renzi affonda il colpo al Senato, interrogando sul punto proprio il ministro degli Esteri. Poi commenta: «Tajani prende degli impegni fuori dal Parlamento ma resta muto in Aula. Ha paura della premier?». Magi la definisce una «boutade estiva», ma concede: «Meglio aprire il confronto in Parlamento». Calenda è netto: «Se Forza Italia porta al voto la legge, Azione la sosterrà». Alcune agenzie di stampa titolano sulle «prove di dialogo» tra Forza Italia e le opposizioni. Ma Tajani chiarisce che il partito non è intenzionato a votare una proposta dem: «È il Pd che deve votare la nostra proposta». E lancia l’appello: «Chiunque vuole votare la nostra proposta la voti». La Lega questa apertura non la comprende. E anzi, la respinge. Rossano Sasso, ex sottosegretario all’Istruzione, non si limita a bocciare la proposta: la seppellisce. «L’integrazione», afferma, «non funziona con un pezzo di carta, la cittadinanza italiana va bene così com’è. Questa è una boutade estiva e ideologica che non ci appartiene». E la liquida come una «proposta tecnicamente e politicamente sbagliata». La vicesegretaria Silvia Sardone rincara la dose: «Non siamo disponibili a trattative. Invito chi fa questa proposta a guardare l’esito del referendum sulla cittadinanza. Magari iniziamo a fare proposte su quello che gli italiani veramente vogliono e per cui ci hanno votato». Il responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, smonta il gioco delle opposizioni: «La nostra posizione è nota e si è anche un po’ rafforzata con il referendum. Se a sinistra qualcuno spera che ci sia la crisi del governo Meloni su questo tema rimarrà deluso». Il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan, la archivia così: «Non credo che in ogni caso la proposta di Forza Italia passerebbe, ma vedremo. Noi siamo per un vincolo di maggioranza, per discutere le cose fra di noi. Dopodiché ciascuno assume le decisioni che ritiene». La vicepresidente del Senato Licia Ronzulli (Forza Italia) tenta un diversivo: «La sinistra cerca di usare l’arma di distrazione di massa dello ius scholae, che non è all’ordine del giorno, per nascondere la vera notizia, al Senato sta continuando inesorabilmente il percorso di avvicinamento verso una giustizia più giusta ed imparziale». Nel gioco delle parti, Tajani resiste, ma si accoda a Ronzulli: «Adesso ci sono sette decreti, è tutto ingolfato. Poi c’è la riforma della Giustizia che è la nostra priorità assoluta. Poi tutto il resto. La cittadinanza è un altro tema su cui ci impegniamo, ma lo ius italiae non è una priorità del momento». E a sinistra, infatti, qualcuno aveva sentito puzza di bruciato. «Un anno fa Tajani avanzò la proposta di aprire una discussione in Parlamento per arrivare all’approvazione di una legge sullo ius scholae. Tuttavia, di fronte ai ripetuti no della Lega e di Fratelli d’Italia, si ritirò rapidamente, trasformando l’iniziativa in un generico dibattito estivo sui giornali», ricordano i leader di Alleanza dei Verdi e Sinistra Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. E infatti bastarono le prime piogge a spegnere il dibattito sullo ius scholae.
il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi (Ansa)
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Donald Trump (Getty Images)
Donald Trump (Getty Images)