
La capogruppo di Fi a Bruxelles sarà a Verona e non all'assemblea degli eletti azzurri: «Il presidente del Parlamento europeo è un maschilista e un millantatore. Sta portando il partito alla rovina. Il mio è l'ultimo atto d'amore: o succede qualcosa o li saluto».Elisabetta Gardini, capogruppo di Forza Italia all'Europarlamento, oggi non sarà a Roma all'assemblea degli eletti di Forza Italia, ma a Verona al congresso mondiale delle famiglie. Uno strappo dolorosissimo per il partito di Silvio Berlusconi, nel quale la Gardini milita dal 2004 (è stata anche portavoce nazionale). Gardini, perché lo fa?«Non vado all'assemblea degli eletti perché non vedo l'utilità di una manifestazione tutta costruita da Antonio Tajani, con gli interventi selezionati da Antonio Tajani, per dare per l'ennesima volta a Berlusconi l'idea di una Forza Italia diversa da quella che è. È assurdo, è agghiacciante. Vado lì a far finta di fare il capogruppo? A far finta che è tutto a posto? A recitare la parte che Tajani mi ha assegnato?». E come è Forza Italia?«È un partito con della gente alla base che avrebbe voglia di esprimersi e lavorare, e che viene puntualmente bloccata da un gruppetto di persone che stanno intorno al presidente, principalmente da Tajani. Sono capogruppo in Europa, ma Tajani mi impedisce completamente di avvicinare Berlusconi, per poter raccontare solo lui la storia di un partito che non rappresenta». Qualche esempio?«Io, quando ascolto Berlusconi parlare, sento ancora dipingere una Forza Italia che come popolo di riferimento ha le partite Iva, i piccoli imprenditori, le famiglie, i giovani. Quella Forza Italia con un programma e una carta dei valori che ha come riferimento in Europa il Partito popolare, un partito molto tradizionale nei valori e dinamico su tutto il resto. Invece noi abbiamo in questo momento una Forza Italia che sale sulle navi degli immigrati e che dopo essere stata qui in Veneto promotrice del referendum sull'autonomia combatte l'autonomia, con Tajani per primo che parla contro l'autonomia, Mara Carfagna che parla contro l'autonomia, tanti esponenti che parlano contro l'autonomia». Non sarà a Roma, ma a Verona.«Sono stata a Verona, parlerò a Verona e sarò alla marcia di Verona. Tajani aveva aderito al Congresso delle famiglie, poi ha avuto paura perché in Europa gli hanno detto: vai a un convegno contro i valori europei! E lui ha subito detto: no, non ci vado». Sta passando con la Lega?«No, perché? I valori della famiglia sono i valori di Forza Italia».Il capogruppo al Parlamento Europeo diserta l'assemblea di Roma e va a Verona. Berlusconi ci resterà malissimo, lo sa?«Il mio è un atto d'amore, l'ultimo, verso il partito e verso il presidente Berlusconi. Per quanto mi riguarda è Tajani che mi ha scippato anche il ruolo di capogruppo, con un atteggiamento maschilista che non avevo mai visto prima d'ora». Tajani maschilista?«Tajani la deve piantare. Tajani sta portando il partito alla rovina, alla distruzione, mentendo spudoratamente, continuamente, su di lui in Europa, e al presidente sul partito. Tajani dice sempre di essere l'unico italiano che può ambire a un ruolo. Ma magari c'è anche qualche donna che potrebbe svolgere ruoli quanto lui e anche meglio di lui. Forse è di questo che ha paura il signor Tajani, che è un maschilista, un grande maschilista e un grande millantatore! Tutti lo pensano e nessuno lo dice. Racconta al presidente che Forza Italia prenderà il 20%? Vediamo! Vada a raccoglierlo!».Quali bugie racconta Tajani a Berlusconi?«Per esempio, è una palla clamorosa che lui sia il candidato alla presidenza dell'europarlamento del Ppe. Forse per questo non vuole che parli con Berlusconi, perché non è vero! In Europa sono irritati per questa autocandidatura!». Ci racconti qualche altra chicca su Tajani…«Per esempio qui da noi, nel Nordest, vuole fare l'alleanza con la Svp; a oggi, secondo tutti i sondaggi, c'è solo un seggio disponibile per Forza Italia, e lui vuole regalarlo a Herbert Dorfmann, un uomo della Svp, un partito che dichiaratamente farà gli interessi del territorio da Bolzano in su, ovvero di Austria e Baviera, fregandosene del resto della circoscrizione. Il resto del Trentino Alto Adige, il Veneto, l'Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia non esistono. È un comportamento che sta massacrando, distruggendo, sgretolando il partito. Tajani non risolve un problema, non ascolta la base».Il disagio nei confronti di Tajani è diffuso?«Diffusissimo. Non faccio altro che ricevere telefonate. Forza Italia si è snaturata per piacere ai media mainstream. È un partito che ormai non ha nulla a che fare col Ppe, dovrebbe andare con l'Alde, se ascolto cosa dicono i leaderini del partito». Quindi non si ricandida?«Se non c'è chiarezza non mi candido. Non lavoro per fare eleggere un tedesco. Lo faccio per amore del mio elettorato, del mio partito e di Berlusconi al quale non posso raccontare che tutto va bene. Non sono una marionetta e non lo sono mai stata. Siamo in un momento grave. Dico a Silvio: guarda oltre i disegnini che ti fanno! Torna tu a dare la linea! E l'ultimo atto d'amore: o succede qualcosa o li saluto».
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





