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Usa contro i cartelli. Perché la nuova guerra di Trump rischia di diventare un conflitto senza fine
Il Corpo dei Marines degli Stati Uniti, Marine Fighter Attack Squadron 225, lavora all'aeroporto José Aponte de la Torre, ex base navale di Roosevelt Roads, a Ceiba, Porto Rico (Getty Images)

La scelta di Trump di classificare cartelli e bande latinoamericane come gruppi terroristici apre a un approccio militarizzato. Ma l’escalation in Messico e Venezuela, i rischi per i civili e le possibili ritorsioni negli Usa rendono lo scenario altamente instabile.

La decisione dell’amministrazione Trump di ridefinire i cartelli messicani, il Tren de Aragua venezuelano e varie bande latinoamericane come organizzazioni terroristiche straniere ha aperto una nuova fase nella politica di sicurezza degli Stati Uniti, trasformando una minaccia criminale in un nemico strategico da colpire con strumenti militari. È un’evoluzione radicale rispetto al modello che per decenni aveva lasciato alle forze dell’ordine federali la gestione del narcotraffico, con operazioni lente, collaborative, basate su indagini di lungo periodo e interventi chirurgici contro reti complesse.

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«Droni sugli agenti Usa di frontiera». I cartelli messicani bramano sangue
Getty Images
I gruppi che tengono le fila dell’immigrazione illegale e del traffico di stupefacenti lungo il confine americano meditano vendetta contro gli States utilizzando ordigni kamikaze. I poliziotti a stelle e strisce: «Restiamo vigili».
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Sánchez rimpatria persino i minori. E Biden imita Trump: confini chiusi
Pedro Sánchez e Joe Biden (Ansa)
  • La linea spagnola su Gaza è però un boomerang: se Madrid continua a insistere sul «genocidio» dovrà prendersi tutti i palestinesi.
  • Stretta del presidente Usa: stop ai richiedenti asilo legali ogni volta che entreranno troppi clandestini. È lo stesso strumento usato, fra le polemiche, dal repubblicano.

Lo speciale contiene due articoli.

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Pure Biden fa patti con i vicini per rispedire a casa i clandestini
Joe Biden (Ansa)
L’inquilino della Casa Bianca stipula un accordo con il Messico per rimandare nei Paesi di provenienza gli irregolari. In pratica, ciò che vogliamo fare noi con la Tunisia. Ma se lo fanno i «buoni», nessuno fiata.
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Il complicato viaggio di Biden in Messico
Joe Biden (Ansa)
Inizierà oggi la visita di due giorni di Joe Biden in Messico. In particolare, il presidente americano prenderà parte al decimo summit dei leader del Nordamerica, assieme all’omologo messicano, Manuel Lopez Obrador, e al premier canadese, Justin Trudeau. L’inquilino della Casa Bianca arriva nel Paese centroamericano in un momento particolarmente delicato.
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