2025-02-05
«Droni sugli agenti Usa di frontiera». I cartelli messicani bramano sangue
I gruppi che tengono le fila dell’immigrazione illegale e del traffico di stupefacenti lungo il confine americano meditano vendetta contro gli States utilizzando ordigni kamikaze. I poliziotti a stelle e strisce: «Restiamo vigili».Con la sospensione dei dazi al Messico in cambio dell’invio di 10.000 soldati al confine, l’amministrazione Trump sta implementando il suo piano per fermare il traffico di migranti e di fentanyl verso gli Stati Uniti. Ma arrivano alcune notizie poco rassicuranti.Secondo diversi media americani, tra cui New York Post, Fox News e News Nation, i cartelli della droga messicani non avrebbero perso tempo temendo di vedere ridotti i loro profitti illegali e starebbero già pianificando una reazione non da poco: l’uso di droni ed esplosivi al confine con gli Stati Uniti contro gli agenti della Us border patrol. Una circolare interna avrebbe avvisato i funzionari di «rimanere concentrati sull’ambiente circostante», di restare vigili, armati e di indossare giubbotti antiproiettile. Sempre nella nota di allerta, è stato rivelato che «il 1° febbraio 2025, il centro operativo e di intelligence di El Paso ha ricevuto informazioni che avvertivano che i leader del cartello messicano avevano autorizzato l’impiego di droni equipaggiati con esplosivi da utilizzare contro gli agenti della Us border patrol e il personale militare statunitense, attualmente al lavoro lungo il confine con il Messico».Ma il piano ritorsivo dei narcotrafficanti messicani si estende anche sui social network e tenta di fomentare chi già potrebbe non vedere di buon occhio la presidenza americana. Secondo quanto diffuso da News Nation, ci sono alcuni post su TikTok dove i cartelli fanno leva sul risentimento dei migranti, invitandoli a «sputare e urinare» nel cibo degli agenti americani al confine e anche di «defecare» all’interno dei loro veicoli. Un altro post sempre diffuso sui social media si spingerebbe oltre, incitando all’assassinio dei funzionari. Un allarme che si è già concretizzato in un recente episodio: solamente una settimana fa, come ricorda Fox News, gli agenti della Border patrol che pattugliavano Fronton, in Texas, sono stati raggiunti dai proiettili sparati da alcuni membri del cartello messicano che poi avrebbero trovato nascondiglio in un’isola tra gli Stati Uniti e il Messico. Intanto, il governo messicano, dopo l’accordo tra Trump e il presidente Claudia Sheinbaum per sospendere i dazi per 30 giorni, si sta già muovendo nella direzione voluta dal tycoon. Ieri, dalla città di Campeche sono partiti 500 membri della Guardia nazionale che verranno dislocati al confine con gli Stati Uniti. La governatrice dello Stato federale, Layda Sansores, ha comunicato: «Gli aerei del ministero della Difesa sono arrivati per trasportare i membri della Guardia nazionale al confine settentrionale del Paese e contribuire così al soccorso umanitario dei migranti in situazione irregolare». Ci sono altri eventi che non fanno altro che confermare la visione di Trump sull’urgenza di limitare l’attività dei cartelli. Sempre ieri, per esempio, l’arresto di un presunto boss della criminalità organizzata, noto come El Ricky, ha provocato violente proteste nella città di Nueva Laredo, vicino al Texas, costringendo le autorità a disporre la chiusura dell’omologo aeroporto internazionale. La preoccupazione americana è tangibile. A tal proposito, ieri è intervenuto anche il segretario di Stato americano, Marco Rubio, che ha spiegato: «Nutriamo legittime preoccupazioni circa l’esistenza e la crescita di questi pericolosi cartelli, che in alcuni casi operano come governi in alcune parti del territorio e che rappresentano una sfida importante alla sovranità dello Stato messicano». E anche l’espansione dei traffici dei narcos in Canada sono dei campanelli d’allarme, come ha sottolineato Peter Navarro, consigliere al commercio dell’amministrazione Trump, intervenendo in un evento di Politico. Per far fronte all’emergenza, il nuovo capo della Dea, Derek Maltz, ha affermato l’importanza di creare una forte partnership con il Messico e di creare un’armata «del bene per combattere il male». Non deve quindi neanche stupire che lungo il confine con il Messico, un velivolo dell’aeronautica militare americana abbia sorvolato le acque internazionali nello Stato messicano della Bassa California del Sud, nei pressi di Los Cabos. Sebbene non siano noti i motivi, si tratta un aereo da ricognizione, progettato per missioni di intelligence, capace di individuare e analizzare le informazioni elettromagnetiche. Come spiega Fox News, non è la prima volta che gli Stati Uniti hanno condotto delle operazioni simili lungo il confine.
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