2023-09-26
Pure Biden fa patti con i vicini per rispedire a casa i clandestini
L’inquilino della Casa Bianca stipula un accordo con il Messico per rimandare nei Paesi di provenienza gli irregolari. In pratica, ciò che vogliamo fare noi con la Tunisia. Ma se lo fanno i «buoni», nessuno fiata.Perfino Joe Biden alla fine si è rassegnato a stringere un patto con il diavolo. Sebbene il presidente del Messico sia chiacchierato e contestato, nonostante nel Paese Latino-americano spadroneggino le gang di narcotrafficanti, l’inquilino della Casa Bianca ha deciso di stipulare un accordo in cui si prevede di «deportare» (lo scrive la Cnn) i migranti dalle città di confine verso i luoghi di provenienza. Dunque, basta masse di persone che premono alla frontiera nel tentativo di entrare illegalmente negli Stati Uniti. D’ora in poi il Messico farà ogni sforzo per arginare l’ondata di attraversamenti illegali, schierando migliaia di uomini ai valichi lungo il confine. Negli ultimi tempi, soprattutto da quando Biden è divenuto presidente sospendendo la costruzione del muro, gli ingressi di clandestini sono divenuti centinaia di migliaia. Si stima che ogni giorno siano poco meno di 10.000 le persone che provano a passare e in 24 ore la Border patrol esegue più di 8.000 arresti. Da Laredo a Tucson è una guerra senza sosta, tra trafficanti di esseri umani e agenti. Secondo una fonte dell’Istituto messicano per le migrazioni, le guardie di frontiera hanno già «deportato» (lo scrive sempre la Cnn) 778.000 migranti nei loro Paesi d’origine, vale a dire rispedendoli in Venezuela, Brasile, Nicaragua, Colombia e Cuba, ossia in posti dove si fa la fame.Non so che cosa abbia offerto in cambio Joe Biden per ottenere che il Messico faccia argine contro l’ondata migratoria, e perché Amlo (questo l’acronimo con cui viene chiamato il presidente messicano) abbia accettato l’espulsione di decine se non centinaia di disperati attraverso il ponte internazionale di Ciudad Juarez, che si collega con El Paso. Tuttavia, so che l’intesa è stata raggiunta da un presidente democratico e di sinistra, che fino a ieri non voleva prendere misure drastiche in materia per differenziarsi da Donald Trump. Sì, il Puzzone era accusato di non avere umanità, di voler costruire un nuovo muro, ma questa volta non per separarsi dai comunisti, bensì per dividere l’America ricca da quella povera del Sud E invece, dopo appena due anni, anche senza tirar su una parete di cemento e acciaio, Biden di fatto costruisce una barriera invalicabile, perché se tutto andrà per il verso giusto sarà il Messico - e non gli Usa che se ne laveranno le mani - a rispedire a casa le persone che hanno rischiato la vita e speso tutto quello che avevano nella speranza di un futuro migliore. Insomma, il democraticissimo presidente degli States fa quello che vorrebbe fare la poco democratica Giorgia Meloni se l’Europa e la sinistra non facesse di tutto per impedirglielo. Già, quello che sta facendo il 46° presidente americano è più o meno quello che vorrebbe fare il 30° presidente del Consiglio italiano. Avete presente l’intesa raggiunta con Kais Saied? Il nostro premier ha lavorato molto per poter raggiungere quell’accordo, che in cambio di soldi garantiva un maggior coordinamento fra le diverse polizie e un sostegno al Paese africano. E però, nonostante l’impegno profuso e l’evidente utilità per il nostro Paese, Bruxelles e compagni si sono dati da fare per sabotare il patto, cominciando con chiudere i rubinetti che avrebbero dovuto portare alla Tunisia 250 milioni di euro. L’alto commissario per gli affari esteri, il socialista Josep Borrel si è messo a strillare sostenendo che i regolamenti europei non erano stati rispettati, mentre la sinistra, post-comunista in questo caso, ha reagito dicendo che non si possono raggiungere accordi con i tiranni. Considerando che Saied ha sciolto il Parlamento e vietato le elezioni, trattare con la Tunisia sarebbe terribile. Il capo dello Stato tunisino, infatti, è considerato una specie di Gheddafi, anche se, prima che venisse ammazzato, davanti al colonnello libico erano solite inchinarsi una gran quantità di autorità di governo italiane ed europee. Dunque, perché oggi non si può sottoscrivere un accordo con il capo dello Stato tunisino? Le autorità stringono le mani a dittatori di ogni tipo, Xi Jin Ping compreso, ma l’unico con cui non sarebbe onorevole firmare un patto pare sia Saied. La ragione è fin troppo evidente: se Giorgia Meloni davvero riuscisse nell’impresa di raggiungere un’intesa con i Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo sarebbe un evento storico, che davvero potrebbe rallentare se non fermare gli sbarchi. Dunque, urge sabotare il disegno, soprattutto prima delle elezioni europee, con cui il presidente del Consiglio vorrebbe assumere un ruolo più centrale nella Ue. Fantasie? Mica tanto se un ex ministro dell’Interno come Marco Minniti, il quale prima di lasciare la politica era un uomo del Pd, proprio ieri ha confidato al nostro giornale di condividere la strategia della Meloni. Del resto, Minniti fu il primo a stringere accordi con le tribù subsahariane per fermare gli sbarchi, intese di cui oggi il Pd di Elly Schlein si vergogna per inseguire il sogno di un’accoglienza a tutti i costi che risollevi i consensi del suo partito. Occorre spiegare alla segretaria con armocromista al seguito che si vota in Europa, mica in Africa.
Simona Marchini (Getty Images)