resistenza

25 aprile, la festa dell’ipocrisia
Eugenio Scalfari e Pietro Ingrao (Ansa)
Il 25 aprile va in scena l’ipocrisia di chi approfittò del regime fino all’ultimo. E si autoassolse costruendo il mito della Resistenza. Rileggere i testi dei camerati Guttuso e Antonioni è una lezione di trasformismo.
Ci sono voluti 80 anni perché Porzûs sgretolasse l’ipocrisia della Resistenza
A sinistra Francesco De Gregori, a destra Guido Pasolini
Solo oggi la verità dei partigiani bianchi infoibati dai comunisti è «dicibile». L’episodio segnò l’inizio della narrazione dominante.
«La democrazia è minacciata da chi la reputa inutile, mica dai raduni di Acca Larenzia»
Ritanna Armeni (Imagoeconomica)
La giornalista Ritanna Armeni ha appena pubblicato un romanzo sull’attentato di via Rasella del 1944. «Il continuo richiamo alla vigilanza antifascista è stucchevole. I pericoli sono altri».
L’Italia: una nazione fondata sui luoghi comuni
(Getty Images)

Un libro collettaneo di qualche anno fa passa al vaglio tutti gli stereotipi della nostra storia: dal «saccheggio del Sud» alla «resistenza tradita».

Quando De Felice ruppe il tabù: «La Resistenza non fu movimento di massa»
(Ansa)

In uno dei suoi ultimi libri, Rosso e Nero, lo storico reatino demoliva la vulgata sulla seconda guerra mondiale, ma avvertiva: «Occhio al nuovo kitsch politico di destra e di sinistra».

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