Proposto un secondo round di colloqui per lunedì prossimo, l’Ucraina però vuole sapere prima ciò che lo zar metterà sul tavolo. Rubio marca Lavrov: «Serve buona fede». Erdogan si erge a mediatore ideale e gongola.
Il Cremlino: «Trump chiami, Putin c’è». L’Ue sragiona: «Sosterremo lo sforzo bellico pure senza gli Usa». Il capo della resistenza incontra a Palazzo Chigi la Meloni. Lei sprona il tycoon: «Se molla l’Ucraina sbaglia».
A corto di gas russo, il premier slovacco Robert Fico alza la voce: «Faremo valere i nostri diritti a Bruxelles su ogni misura per il Paese invaso». E minaccia tagli all’energia elettrica.
Il premier a Gerusalemme invoca negoziati, corridoi del grano e Ucraina nell’Ue. Roma lavora per sbloccare Eastmed e rilanciare il ruolo italiano nel Mediterraneo e in Libia. Ma pesano l’ostilità turca e i dubbi di Joe Biden.
Dopo il rimpallo di accuse sui massacri di civili, i belligeranti si incolpano a vicenda per la crisi dell’oro giallo, fermo nei porti. Lo zar al cancelliere austriaco: «Disposti a far passare le navi se l’Ucraina smina il Mar Nero». Telefonata tra Mario Draghi e Volodymyr Zelensky.
Kiev: «Mosca sabota il dialogo». La Chiesa locale taglia i legami con la Russia e Kirill.
Foreign Affairs e Lucio Caracciolo criticano gli Alleati per la vaghezza strategica. Una soluzione? Cedere allo zar Crimea e Donbass, fissando a Odessa il confine per un nuovo contenimento. Tutti otterrebbero qualcosa ed eviteremmo l’escalation (o un Afghanistan).
Luigi Di Maio evoca negoziati ma fa il falco: «C’è la guerra economica mondiale». Il ministro: «Nostri esperti accerteranno i crimini russi. Le armi? Rispettata l’Aula».