2025-01-10
Zelensky fa il furbo: agli alleati chiede truppe prima della tregua
Il presidente ucraino Zelensky (Ansa)
Il Cremlino: «Trump chiami, Putin c’è». L’Ue sragiona: «Sosterremo lo sforzo bellico pure senza gli Usa». Il capo della resistenza incontra a Palazzo Chigi la Meloni. Lei sprona il tycoon: «Se molla l’Ucraina sbaglia».A corto di gas russo, il premier slovacco Robert Fico alza la voce: «Faremo valere i nostri diritti a Bruxelles su ogni misura per il Paese invaso». E minaccia tagli all’energia elettrica.Lo speciale contiene due articoli.«Sto facendo del mio meglio per porre fine a questa guerra quest’anno». Lo garantisce Volodymyr Zelensky ai suoi alleati, riuniti a Ramstein, in Germania, per il Gruppo di contatto sull’Ucraina. La tregua, precisa però il capo della resistenza antirussa, dovrà preservare «la dignità» di Kiev e dell’Europa. Ed è questo dettaglio - la distinzione tra una pace giusta e una ingiusta - a fare la differenza. Perciò Zelensky spariglia le carte. Recupera l’idea di accogliere truppe occidentali nel suo Paese, ma già si spinge un po’ più in là rispetto alla suggestione, balenata nelle scorse settimane, di organizzare una missione di peacekeeping gestita da vari Stati Ue: ora, i soldati non li vuole più ad armistizio sancito; semmai prima, per «costringere la Russia alla pace». «Il nostro obiettivo è trovare quanti più strumenti possibili» allo scopo di fermare Mosca, spiega. «Credo che tale spiegamento di contingenti dei partner sia uno dei migliori strumenti».Bisogna valutare le conseguenze: se tutte le nazioni interessate all’ipotesi di installare truppe d’interposizione nel Donbass, Italia inclusa, avevano specificato che prima di posare gli stivali sul terreno avrebbero preteso il raggiungimento di un cessate il fuoco, è perché temono di essere trascinate dentro il conflitto. Anche senza l’egida Nato, anche senza il cappello di Bruxelles, a ostilità ancora aperte basterebbe un nonnulla per provocare un incidente dalle conseguenze imponderabili: la scheggia di un missile che cade dove non deve cadere; una granata scagliata da un drone, tipo quella che ha ucciso lunedì Jake Waddington, ex membro dell’esercito britannico che era andato a combattere sua sponte al fianco degli ucraini. A Zelensky, da sempre insofferente verso le nostre titubanze dinanzi alla prospettiva di una guerra globale, coinvolgerci forse non dispiacerebbe. È comprensibile. Il presidente in tuta mimetica si aggrappa a quello che trova: le nuove contraeree che è venuto a chiedere agli europei e a Lloyd Austin, capo del Pentagono in uscita; gli ulteriori 500 milioni di dollari di aiuti militari promessi, in extremis, da Joe Biden; persino il pacchetto di equipaggiamenti messo a disposizione dalla Polonia e quello che cerca a Roma.Mancano dieci giorni all’insediamento di Donald Trump e Kiev sta esaurendo i conigli nel cilindro. La seconda offensiva nel Kursk ha portato scarsi guadagni, mentre ieri i russi sono arrivati a due chilometri dalla strategica Kupiansk, nella regione di Kharkiv: sarebbe una conquista simbolica, visto che la città, situata ben al di là dello stremato Donetsk, era stata liberata a settembre 2022. All’Ucraina restano pochi punti di forza da far valere al tavolo di un negoziato che, stando almeno alle promesse elettorali, il prossimo inquilino della Casa Bianca confida di concludere in tempi veloci.Ieri, dal Cremlino è partito l’ennesimo timido segnale: se Trump confermerà la sua intenzione di contattare Vladimir Putin, costui «non potrà che accogliere con favore» l’apertura di un canale, sebbene, finora, non ci siano sarebbero state interlocuzioni. «Sarebbe più opportuno aspettare fino all’insediamento» del tycoon, taglia corto il portavoce dello zar, Dmitry Peskov. Elon Musk, durante l’intervista su X alla leader di Afd, si tiene sul vago: sull’Ucraina «c’è un proposito di risoluzione». Zelensky, intanto, ottiene un faccia a faccia con il segretario Nato, Mark Rutte, il quale rinnova l’impegno a sostenerne la lotta «per la libertà». Il leader gialloblu ostenta fiducia: il ritorno sulla scena di The Donald - ci tiene a incoraggiare i colleghi a Ramstein - apre un «nuovo capitolo» di opportunità per l’Europa, che dovrà «cooperare ancora di più».Nonostante l’intesa di Mar-a-Lago sul caso Sala, è Giorgia Meloni che sembra mettere i paletti all’America del futuro, durante la conferenza stampa a Montecitorio: «Io sono disposta a sostenere le condizioni che è disposta a sostenere l’Ucraina. Sarà una pace giusta se l’Ucraina è d’accordo. Francamente non prevedo un disimpegno di Trump», il quale è orientato ad adottare l’approccio della «pace con la forza. Trump ha la capacità di dosare diplomazia e deterrenza e prevedo che anche questa volta sarà così». Abbandonare l’Ucraina «sarebbe un errore». Comunque, è Washington ad avere il coltello dalla parte del manico. Perciò suona velleitario il proposito di Kaja Kallas, Alto rappresentante dell’Unione europea, di foraggiare lo sforzo bellico di Kiev persino senza il contributo statunitense.In serata, il presidente del Consiglio e Zelensky si incontrano per poco meno di un’ora a Palazzo Chigi. La visita, in teoria, era prevista per oggi, dopo il colloquio che l’ex attore avrà in mattinata con Sergio Mattarella. Il premier esprime cordoglio per le vittime dei bombardamenti, ribadisce l’appoggio all’alleato. Zelensky svela che c’è stato un confronto anche a proposito della conferenza di pace prevista in Italia per l’estate 2025. E ci ringrazia per il nostro «incrollabile sostegno».Chi è ormai disposto a fare la voce grossa con gli Usa, sapendo di essere prossimo ad abbandonare il governo, è il cancelliere tedesco. Olaf Scholz boccia la richiesta di Trump di contribuire alle spese dell’Alleanza atlantica addirittura con il 5% del Pil: «Significa oltre 200 miliardi l’anno», nota l’esponente socialdemocratico, «il nostro bilancio è all’incirca di 490 miliardi. Sono tanti soldi. O si risparmia nell’ordine di grandezza di 150 miliardi, o si fanno debiti per la stessa cifra, o si alzano le tasse. O un mix di queste tre soluzioni». Oppure si segue la linea che aveva indicato Rutte: tagli al welfare per finanziare la Difesa. La solita austerità, ma stavolta con l’elmetto.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/zelensky-alleati-negoziati-2670793102.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="fico-pronto-al-veto-sugli-aiuti-a-kiev" data-post-id="2670793102" data-published-at="1736522747" data-use-pagination="False"> Fico pronto al veto sugli aiuti a Kiev Il primo ministro slovacco Robert Fico minaccia il veto in Consiglio Ue sugli aiuti all’Ucraina se non verrà trovata una soluzione alla questione del gas dalla Russia. Dopo l’incontro a Bruxelles con il Commissario europeo per l’Energia, il socialista danese Dan Jorgensen, Fico ha minacciato di interrompere gli aiuti e la fornitura di emergenza di energia elettrica all’Ucraina se la Slovacchia non sarà ristorata. La Slovacchia ha smesso dal 1° gennaio scorso di ricevere il gas dalla Russia attraverso il gasdotto ucraino, dopo che l’accordo di transito tra Russia e Ucraina è scaduto e non è stato rinnovato per volontà di Kiev. La maggior parte del gas che entrava era diretto al resto dell’Unione europea (Repubblica Ceca e Austria), e solo una parte era trattenuta dal Paese. «Non c’è nulla, né il diritto internazionale né le sanzioni, che impedisca il transito del gas attraverso l’Ucraina», ha detto ai giornalisti a Bruxelles. Secondo Fico, l’aumento dei prezzi dell’energia danneggia la competitività dell’Ue. «Se il danno all’Ue sarà permanente, così come lo sarà il danno alla Slovacchia, la Slovacchia adotterà misure reciproche», ha aggiunto. »Il governo slovacco non è interessato a un’escalation delle tensioni. Ma se la situazione del gas non verrà risolta, il governo adotterà dure misure reciproche nei confronti di Kiev», ha poi concluso Fico. Il comunicato della Commissione sull’incontro di ieri è parecchio scarno, rispetto allo standard di Bruxelles. Poche righe per dire che: «Abbiamo avuto una discussione proficua e aperta sulla situazione energetica e sulle implicazioni più ampie della fine del transito del gas russo attraverso l’Ucraina» e che «abbiamo concordato di istituire un gruppo di lavoro ad alto livello per monitorare e individuare opzioni basate su una valutazione congiunta della situazione e valutare in che modo l’Ue può fornire il suo contributo». Un calcio alla lattina, insomma, e niente più. Secondo il leader slovacco, lo stop al gas russo deciso dall’Ucraina non rinnovando il contratto di trasporto provoca alla Slovacchia un danno di 1 miliardo di euro all’anno per i prezzi più alti del gas e di 500 milioni di euro di diritti di transito. Oltre alla possibile interruzione delle forniture di elettricità all’Ucraina e alla fine del sostegno ai profughi ucraini in Slovacchia, ciò che preoccupa di più Bruxelles è l’utilizzo del voto contrario in Consiglio Ue sulle questioni ucraine. Fico lo ha detto apertamente: «Se Volodymyr Zelensky intende continuare a danneggiare gli interessi del nostro Paese possiamo pensare di usare il diritto di veto nel Consiglio europeo su ogni misura a favore dell’Ucraina». La piattaforma Entsog mostra che dal 1° gennaio scorso il Paese riceve gas solo dall’Ungheria, con quantitativi attorno agli 8,5 milioni di metri cubi al giorno, un ritmo che non è sufficiente a coprire i consumi del Paese. Il gas che entra in Slovacchia dall’Ungheria proviene sempre dalla Russia, ma attraverso il gasdotto Turkstream. Mercoledì, il premier slovacco aveva dichiarato di avere raggiunto il mese scorso un accordo con Vladimir Putin per una fornitura di gas al suo Paese dal 2025 in avanti, ma la chiusura del gasdotto ucraino ha interrotto i flussi. Non è chiaro se la fornitura arriverà dunque attraverso l’Ungheria e il Turkstream: al momento sembra di no, poiché i flussi dall’Ungheria sono in linea con quelli del 2024. L’utility slovacca Spp ha dichiarato però di avere stipulato contratti per l’approvvigionamento con compagnie occidentali.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.