La storia di questo costoso scudo anti crisi che impone riforme invasive inizia nel 2010. Ed è segnata da una inquietante sottovalutazione da parte della politica.
L’economista Giulio Sapelli: «Il principio è la distribuzione di risorse in cambio di riforme, così i tecnocrati vogliono eteroregolare il nostro Paese. Il Patto di stabilità andava abolito, sta portando l’Unione alla disgregazione».
Per fare pressioni su Giorgia Meloni circa le nomine, agitano lo spettro dell’ex premier presidente del Consiglio europeo «in quota Italia». Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini sul fondo: «Una follia, non lo voteremo mai».
Paschal Donohoe e il direttore generale Pierre Gramegna (Ansa)
All’Eurogruppo critiche all’Italia per la decisione di non ratificare il trattato di riforma. Anche se i dati su spread e titoli di Stato mostrano che per gli investitori il nostro Paese è solido. E il capo di Intesa getta altra acqua sul fuoco: «Meccanismo sopravvalutato».
Il giornalista Gianluigi Paragone: «Ho lasciato Italexit anche perché il centrodestra sta sferrando colpi all’ortodossia europea. Il governo ora non si faccia imporre le liberalizzazioni».