C’è un’immagine che oggi sintetizza il presente (e forse il futuro) di Cinecittà: Mel Gibson, sul set del suo attesissimo film Resurrection, mentre gira nel nuovo Teatro 22, alto ben sette metri più del mitico Teatro 5 di Federico Fellini. Non è più una suggestione nostalgica, ma una via concreta per un possibile ritorno di Hollywood sul Tevere.
Dietro questa rinascita c’è la regia del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che, ieri, nell’informativa al Senato ha tracciato il bilancio di un anno cruciale per il settore cinematografico e delineato i prossimi passi, tra investimenti strategici, moralizzazione dei fondi pubblici e rilancio internazionale. Il 17 luglio 2024 si è insediata Manuela Cacciamani come nuova amministratrice delegata degli studi di via Tuscolana. Ha trovato una situazione definita da Giuli come «una scatola vuota»: nessun contratto attivo, 22 milioni di euro di passivo, una dirigenza pletorica e stipendi altissimi. La precedente gestione, culminata nella presidenza di Chiara Sbarigia (dimessasi ufficialmente il 30 giugno scorso per dedicarsi all’Italian Global Festival, ma secondo indiscrezioni anche a causa di forti tensioni politiche con il ministro), aveva lasciato un’eredità pesante. Nel frattempo, è stato nominato un nuovo presidente, Antonio Saccone.
In dodici mesi, la nuova governance ha invertito la rotta. I costi sono stati tagliati di 5 milioni, le perdite dimezzate, le maestranze salvaguardate (350 lavoratori in forza), mentre le commesse internazionali sono ripartite. I teatri sono oggi occupati fino alla fine del 2025: Ridley Scott sta girando The Dog Stars, Tim Burton ha in programma una nuova produzione, e anche Disney e Universal hanno riportato le loro troupe a Roma.
Determinante il ruolo del Piano nazionale di ripresa e resilienza: 232 milioni di euro per trasformare Cinecittà nel più grande hub audiovisivo d’Europa. Sono già operativi quattro teatri rinnovati (7, 19, 20, 21), mentre altri cinque sono in cantiere. Entro il 2026 si arriverà a 25 teatri di posa, una piscina di 2.000 metri quadri per le riprese acquatiche, una sala cinematografica da 600 posti, nuovi set outdoor e tecnologie d’avanguardia.
Obiettivo del piano industriale: raddoppiare i ricavi entro il 2029, arrivando a quota 51,9 milioni. «Cinecittà torna ad attrarre il cinema mondiale - ha dichiarato Giuli - e si riafferma come simbolo dell’identità culturale italiana».
Tra i casi più gravi emersi nei controlli del Ministero, quello del film Stelle della notte, prodotto da Francis Kaufmann, oggi indagato per l’omicidio della compagna e della figlia a Villa Pamphili. Ottenne un tax credit da 836.000 euro con documenti falsi. «Sulla vicenda - ha detto Giuli - ci sono indagini contabili e penali in corso, alle quali stiamo fornendo la massima collaborazione: ho accompagnato personalmente la polizia giudiziaria presso la Direzione generale cinema». A inizio luglio si sono inoltre registrate le dimissioni del direttore generale Cinema e Audiovisivo, Nicola Borrelli. La macchina ministeriale - ha spiegato Giuli - ha comunque continuato a funzionare. È imminente l’interpello per la nomina del nuovo direttore generale, figura chiave per il completamento della riforma e la gestione delle risorse. Giuli ha difeso con forza la riforma del tax credit, cuore della sua azione politica. I fondi non sono stati tagliati (696 milioni per il 2025), ma i criteri di accesso sono stati radicalmente rivisti: niente più subappalti a cascata, obbligo di tracciabilità dei fondi, reinvestimento obbligatorio dei profitti, congruità dei costi e responsabilità per chi certifica. Il motto è chiaro: «Mai più film fantasma». Una linea apprezzata dalle associazioni di categoria, che hanno partecipato a due incontri con il ministero, il 6 giugno e il 21 luglio, ma duramente contestata in Aula da Matteo Renzi, che ha accusato Giuli di «sparare nel mucchio» e di «tagliare la cultura perché la considera una mangiatoia». Il ministro ha replicato senza scomporsi: «Siamo aperti ai suggerimenti, anche da chi dispone soltanto del dito opponibile».
Accanto al rilancio produttivo, procede anche il lavoro sulla conservazione e la formazione. L’archivio Luce sta digitalizzando oltre 70.000 filmati e milioni di fotografie, rendendo questo immenso patrimonio consultabile gratuitamente. Il Centro sperimentale di cinematografia, nel suo 90esimo anniversario, amplia i percorsi formativi con focus su virtual production e serialità, e rilancia la storica rivista Bianco e Nero. Un nuovo festival delle scuole internazionali di cinema è previsto per il settembre 2026, mentre è in corso un Erasmus artistico per giovani autori europei.
I numeri confermano la vitalità del settore: +4% di incassi rispetto al 2024, +2% di presenze, quota di mercato del cinema italiano salita al 31,9%. Da settembre 2024 a oggi sono state presentate 729 domande di tax credit, per un valore complessivo richiesto di oltre 700 milioni. «Per il mondo del cinema si è aperta una nuova fase», ha concluso Giuli. «Una stagione improntata al rigore, al merito, all’attenzione per i soldi pubblici e alla promozione del cinema autentico».







