2024-08-14
«Guerra e Green deal, il conto in bolletta»
Davide Tabarelli (Imagoeconomica)
Il presidente di Nomisma Energia: «Dopo l’attacco ucraino il prezzo del gas si è impennato, a ottobre aumenti del 6-7% . Non c’è un allarme come nel 2022, ma l’ideologia verde accelera la crisi industriale. L’Italia paga 40 euro a megawattora, gli Usa solo sette».L’attacco a sorpresa dell’Ucraina in Russia sembra aver preso in contropiede Putin, ma non il mercato del gas che non ha perso tempo e nel giro di qualche giorno ha riportato su le quotazioni fino a raggiungere la soglia dei 40 euro per megawattora, un 30% in più rispetto ai valori minimi di luglio. Tanto è bastato per far tornare in mente l’escalation dei prezzi subito dopo l’inizio del conflitto. Quello che è successo nei mesi di marzo e aprile del 2022 con un rimbalzo, poi attenuatosi ma per buona parte ancora presente nelle bollette che pagano gli italiani. Ci risiamo?A Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, non piacciono i falsi allarmismi e vuol sottolineare che l’Italia un po’ di compiti a casa li ha fatti. Abbiamo diversificato le nostre fonti. Non siamo più legati mani e piedi alla Russia, eppure i punti di criticità persistono. Presidente, iniziamo da settembre-ottobre. Che rialzo dobbiamo aspettarci in bolletta a causa di questa fiammata?«Parliamo di aumenti intorno al 5-6% nella bolletta del gas, ma vorrei ricordare anche che c’è una dicotomia evidente rispetto al prezzo del petrolio». Nonostante l’acuirsi delle tensioni in Medio Oriente il prezzo dell’oro nero è sotto controllo?«Appunto. Guardi le ultime rilevazioni di un grande grossista. Mi dicono che al “servito” il gasolio prezza 1,70 euro e la benzina circa 1,85 euro al litro. Insomma siamo ben lontani dai 2,20 euro toccati dopo l’invasione dell’Ucraina a febbraio 2022».Nonostante le minacce continue dell’Iran...«Lasciamo perdere l’Iran che ormai ha perso la faccia. Il punto è che le guerre non fanno più notizia. Sembra che i mercati siano diventati più maturi e meno sensibili alle fibrillazioni».Come mai? «Cinicamente mi vien da dire che hanno un peso rilevante lo strapotere di Israele e il blocco saudita, dall’Arabia fino al Kuwait, che ha una capacità produttiva inutilizzata intorno ai 5 milioni di barili al giorno e che è schierato contro l’Iran. Aggiunga che Venezuela e Libia sono a un terzo della loro capacità produttiva e avrà un quadro più chiaro». C’è una situazione di potenziale abbondanza.«Sì. Ma le buone notizie finiscono qui». Perché?«Perché con il gas è tutta un’altra storia. C’è un elemento speculativo importante e poi l’Italia ha alcune peculiarità come il massiccio uso dei condizionatori (dovuto anche al boom del turismo) e il fatto che quasi metà della nostra produzione elettrica arriva dal gas».Abbiamo una domanda sostenuta. E neanche le riserve (i famosi stoccaggi) ai massimi ci salvano dagli aumenti? «Sicuramente sono un elemento di tranquillità, ricordiamo che nel 2022 avevamo toccato i 300 euro per megawattora, ma l’altro elemento di sperequazione è rappresentato dalla transizione green». Ci spieghi. «I numeri parlano chiaro. Il grandissimo sforzo che l’Europa sta portando avanti sulle rinnovabili ha partorito per adesso un topolino. Nel 2021, prima dell’inizio della guerra, noi italiani abbiamo importato 29 miliardi di metri cubi di gas da Mosca su una domanda di 76. Lo scorso anno, invece, ne abbiamo consumati 63 e importati appena 3 dalla Russia».E quindi? «Da un lato la domanda si è ridotta in modo pesante a causa del processo di deindustrializzazione che sta colpendo soprattutto Italia e Germania e dall’altro il grande sforzo delle rinnovabili ha portato in dote l’equivalente di appena 3 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivi. Pensiamo a quanto ci è costato questo processo in termini economici, ma soprattutto in termini di perdita di capacità competitiva per esempio con Usa e Cina». Che non rispettano le nostre stesse regole. «È sotto gli occhi di tutti. Noi ci siamo intestati una battaglia che sicuramente ha dei punti importanti di valore, ma se poi le nostre imprese pagano il gas 40 euro a megawattora, quelle americane sette e quelle cinesi continuano ad andare a carbone non abbiamo più il diritto di piangere se assistiamo al lento spegnimento del nostro sistema industriale». Anche perché, pure guardando solo all’aspetto ambientale, se noi smettessimo di inquinare mentre gli altri continuano non risolveremmo molto».«Si ricordi che l’Italia contribuisce all’1% dell’inquinamento da CO2 e l’Unione Europea appena al 7%. Abbiamo imboccato la strada della decrescita che non mi sembra sia felice in cambio di non si capisce bene cosa». I sostenitori delle rinnovabili parlano di tassi di crescita di solare, eolico ecc compatibili con gli obiettivi della transizione. «Ammettiamo anche che fosse così, e non lo è, ma ci rendiamo conto che gli impianti di eolico e solare li importiamo dalla Cina? Siamo consapevoli di esserci infilati in un cul de sac?». Ci vuole il nucleare?«Guardi, noi siamo da sempre il Paese più dipendente dal nucleare d’Europa, visto che buona parte dei nostri consumi vengono alimentati dall’energia che importiamo dalle centrali francesi. È l’unica fonte energetica che garantisce programmabilità, intensità e assenza di CO2. Un Paese che non ha una sua autonomia energetica resterà sempre un Paese a rischio».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.