2025-09-04
Neanche San Siro scolla Sala dalla poltrona
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Il sindaco fa sapere di non avere intenzione di dare le dimissioni, neanche se il progetto di vendere l’impianto sportivo, a cui lavora da inizio mandato, fosse respinto dai suoi. In realtà sa bene che oltre Palazzo Marino per lui non c’è futuro politico.Il sindaco di Milano rimarrà incollato alla poltrona qualsiasi cosa succeda. Lo ha detto lui, appena ritornato dalle vacanze. Se anche saltasse la vendita dello stadio di San Siro a Milan e Inter, se dunque dovesse rinunciare a un nuovo impianto sportivo con albergo, uffici e centro commerciale, non si dimetterà. «Lascerei se ci fosse una decisione che mina il funzionamento dell’amministrazione», ha spiegato Beppe Sala, «ad esempio se non venisse approvato il bilancio, ma di fronte a una cosa del genere no». La cosa del genere a cui allude è il progetto su cui si era impegnato in prima persona e che da anni insegue senza riuscire a concludere. Martedì la sua vice, che dopo le dimissioni e l’arresto dell’assessore Tancredi aveva ricevuto la delega dell’urbanistica, ha incontrato i consiglieri del Pd per convincerli a votare a favore della cessione del Meazza, però l’opera di moral suasion non deve essere servita a molto se il sindaco ha messo in conto una possibile sconfitta. Del resto, i verdi, che fanno parte della sua maggioranza, hanno già espresso la loro contrarietà alla cessione e al gruppo ambientalista si sono uniti altri esponenti della sinistra, tra cui perfino il capogruppo della lista Sala. È quindi chiaro a chiunque che, se entro le prossime settimane la vendita non passasse, per la giunta milanese sarebbe un brutto colpo. Dopo anni di discussioni e divisioni, con minacce delle squadre di calcio di lasciare la città e di costruire propri stadi altrove, si tratterebbe di una grossa sconfitta, che andrebbe ad aggiungersi a quelle relative alla sicurezza, al piano di viabilità per la riduzione del traffico, alle inchieste della Procura che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 75 persone, tra cui lo stesso sindaco.Insomma, pensare di poter tirare avanti fino alla conclusione del mandato facendo spallucce, nonostante la bocciatura del progetto più importante della sua amministrazione, pare difficile. Come si fa a ignorare il naufragio di un’operazione a cui si è lavorato fin dal giorno dell’insediamento? Ma Sala è stato costretto a precisare che non lascerebbe perché, proprio ieri, sul Corriere della Sera qualcuno aveva fatto filtrare una sua determinazione a «non rimanere a scaldare la sedia» nel caso in cui la vendita di San Siro fosse saltata. Una minaccia in poche righe, che lasciava intendere come il sindaco fosse disposto ad andare fino in fondo, alzando la posta e mettendo sul tavolo perfino le sue dimissioni nel caso in cui la maggioranza non lo avesse seguito sulla cessione dello stadio. In pratica, chiudere in anticipo il mandato avrebbe dovuto spaventare i consiglieri, i quali non vedono mai di buon occhio una nuova campagna elettorale, perché oltre alla fatica di raccogliere voti e fondi c’è sempre il rischio di perdere la poltrona. Però, la minaccia a mezzo stampa non sembra aver spaventato nessuno e dunque ecco Sala fare marcia indietro e rassicurare tutti che lui non ha intenzione di mollare, neanche se con San Siro gli andasse storta. Il tira e molla sulle dimissioni, paventate e poi ritrattate, peraltro si era già visto quando era in discussione il Salva Milano, ovvero un decreto ad hoc per condonare le centinaia di costruzioni nel mirino della Procura, perché edificate senza concessione edilizia ma con una semplice dichiarazione di inizio lavori. Sala avrebbe voluto una sanatoria che legittimasse gli abusi e aveva costruito la narrazione attorno al colpo di spugna chiamandola interpretazione autentica della legge. Di fronte a una parte della sua stessa maggioranza che storceva il naso e rifiutava di adeguarsi, il sindaco aveva annunciato che avrebbe preso atto di un’eventuale bocciatura e tirato le somme. Ma poi, quando il decreto è finito su un binario morto, il primo cittadino di andare fino in fondo non se l’è sentita. Come non ha avuto il coraggio di tirare le somme nemmeno quando il suo assessore e i componenti della commissione Paesaggio sono finiti agli arresti. Per ingoiare il rospo, a Sala sono bastate 48 ore di riflessione e una generica manifestazione di solidarietà del Pd. Del resto, l’ex commissario Expo che coltivava l’ambizione di guidare il centrosinistra e di diventare premier, si rende conto che, se molla la sedia su cui sta seduto, non ha alternative se non la panchina. Altro che fare il leader dei progressisti o dei verdi: al momento per lui non si intravede un futuro e dunque, ispirandosi al motto di un ex procuratore del capoluogo lombardo, tocca resistere, resistere, resistere. Incollato alla poltrona.
Benedetta Scuderi, Annalisa Corrado, Arturo Scotto e Marco Croatti (Ansa)
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