2025-02-08
C'è Soros dietro il ricorso anti-Italia
George Soros (Getty Images)
Lo studio per il quale lavorano i professionisti che chiedono di incriminare il nostro governo per non aver arrestato Osama Almasri ha tra i suoi sponsor «Open society», la fondazione voluta dal miliardario ungherese. Ecco quali finanziamenti ha ricevuto.Uno dei due legali della ormai famosa denuncia di 23 pagine inviata al procuratore generale della Corte penale internazionale, dopo quella dieci volte più corposa depositata nel 2019 e riguardante la strage di migranti in mare che sarebbe avvenuta tra il 2014 e il 2019 con lo scopo di far aprire un’inchiesta contro il governo italiano per le politiche migratorie, è il leader dell’ufficio legale di una fondazione con sede ad Amsterdam: Front-Lex. Stiamo parlando dell’avvocato israeliano Omer Shatz, partner dello spagnolo Juan Branco, noto per gli scandali ricostruiti ieri dalla Verità. E, sorpresa delle sorprese, Front-Lex nel 2021 ha ricevuto un finanziamento niente meno che dalla Open society foundation di George Soros, il ricchissimo finanziere-speculatore pro migranti che da anni sovvenziona Ong in tutto il mondo. L’obiettivo della fondazione? Come si legge sul sito Web, è quello di «sfidare le politiche migratorie dell’Ue attraverso contenziosi strategici dinanzi ai tribunali europei». Tradotto: usare le aule di tribunale come campo di battaglia per ribaltare le politiche di contenimento dell’immigrazione. E non si può dire che manchino i fondi per farlo, grazie a un bilancio molto in attivo (anche se a periodi alterni) in cui confluiscono le donazioni dei «partner». Come il Digital feedom fund, che promuove e protegge i diritti umani negli spazi digitali, o come la Heinrich Böll Stiftung, che si occupa di politiche green, oppure il Rosa Luxemburg, un forum di discussione per il pensiero critico e le alternative politiche. Completano il cerchio l’Enar, la rete antirazzista paneuropea, l’Ebastian Cobler Stiftung, che si occupa di parità di genere, la Safe passage foundation per le vittime delle sette, e la Sand Rose, attiva nel sostegno diretto e indiretto alle persone bisognose. Insomma, un mix di cause nobili e, in alcuni casi, di fondi generosi.Nelle pieghe dei bilanci di Front-Lex è possibile rintracciare le donazioni dei partner. Di Sand Rose, per esempio, scrivono che gli aiuti dalla fondazione svizzera sono arrivati «sin dall’inizio». Mentre la donazione più pesante del 2021, ben 80.000 euro, è arrivata dalla Civilian sea rescue, ovvero la flotta di ricerca e soccorso nel Mediterraneo che, però, sul sito non compare tra i partner. Soros il magnanimo si piazza al secondo posto. Front-Lex parla di 40.000 euro ricevuti. Ma c’è un dettaglio curioso: la fondazione di Soros risulta averne donati 50.000. Qualcuno ha deciso di arrotondare verso il basso? Mistero. E, a conti fatti, il bilancio del 2021 registrava ben 650.900 euro di spese, suddivise tra viaggi, hotel, spese legali e attrezzature tecniche. Di questi fondi, è spiegato nella relazione del tesoriere, 100.000 euro sono avanzati e sono stati riversati sulle attività del 2022. Quali? «Rafforzare la collaborazione» con due avvocati, uno dei quali è Shatz, per «avviare vere e proprie cause presso i tribunali».Front-Lex rivendica di essere riuscita a creare «il primo caso legale» contro l’agenzia di frontiera Frontex «per respingimenti illegali». Il tesoriere spiega ancora che grazie a quella iniziativa «si ebbe una reazione mediatica ampia (tanto che una sezione del sito Web della fondazione è dedicata a una vasta rassegna stampa, ndr)». Ed è in quel momento, ovvero nel 2019, anno in cui è stata intentata la causa, che Front-Lex avrebbe deciso di dotarsi di «un dipartimento legale indipendente, diretto da Schatz» e «con un budget annuale di circa 120.000 euro (regalo di Soros compreso, ndr)». Un altro dettaglio interessante: sul sito di Front-Lex è possibile donare tramite Iban o PayPal, ma non esiste un’area trasparenza in cui sia possibile verificare nel dettaglio i nomi dei finanziatori.Sarà un caso, ma proprio nel maggio 2021 il direttivo si trasforma. Il presidente Victor de Jong e la segretaria Esther van Elmeren lasciano i loro incarichi «a causa di altri», generici, «impegni», è spiegato in uno dei documenti che La Verità ha potuto consultare. Subentrano Christiane Lüst di Monaco di Baviera, nel ruolo di presidente, e Marie-Claude Barbier di Allschwil (cittadina svizzera), in quello di segretaria. E nel 2022, la strategia si modifica: «Più fondi destinati al sostegno legale». Per Shatz, insomma. Ma c’è spazio anche per ulteriori attività: «Abbiamo incontrato i deputati del Parlamento europeo», è spiegato sul sito, «e abbiamo anche preso contatti con alcune fondazioni». Inoltre, «abbiamo incontrato anche il regista belga Daniel Demustier (ex Bbc molto attivo sul fronte mediorientale e produttore di «The Claus Family 3», un film sul Natale finito sulla piattaforma Netflix, ndr), che seguirà le attività della fondazione «con un documentario cinematografico». Una produzione che promette di essere avvincente almeno quanto la trama finanziaria della fondazione stessa. Sul fronte legale, invece, «il nostro lavoro si è concentrato sulla determinazione delle accuse nei confronti di persone originarie della Svizzera, della Germania, dell’Austria, della Francia, del Belgio e dei Paesi Bassi, che saranno incriminati». Nella relazione non vengono fornite molte informazioni sul genere di accuse né sui personaggi coinvolti, ma quel passaggio probabilmente è stato messo lì per rivendicare che i legali della fondazione non si sentono proprio gli ultimi della classe quando si tratta di intentare contenziosi.Nel 2023 il focus si è spostato ancora una volta sulla raccolta fondi da privati e fondazioni. Tradotto: servono più soldi per continuare le battaglie legali. Curiosamente, nel 2024 i conti di Front-Lex sono scesi a soli 194.000 euro. Forse qualche donatore ha deciso di tirare i remi in barca. Quel che è certo è che la strategia di Front-Lex, dal palazzone in via Amerbos (la sede strategica che affaccia su una piazza tutta aiuole e parcheggi), prosegue, con Shatz come protagonista. E con finanziatori che, tra una donazione e l’altra, continuano a restare un po’ nell’ombra.Un’ultima chicca: sul dossier del 2019, proprio dopo le firme di Shatz e di Branco, vengono riportati i nomi di otto studenti del corso «Capstone» su «antiterrorismo e crimini internazionali» della Sciences Po di Parigi, l’università nella quale insegna proprio l’avvocato Shatz, la stessa in cui fino al 2021 Enrico Letta veniva indicato come professore «Decano». E la denuncia sembra essere stata presentata proprio alla fine del corso. Progetto di classe o battaglia legale? Ai posteri l’ardua sentenza.
Jose Mourinho (Getty Images)