
La giornata dello scolaro sarà un percorso a ostacoli. Dalla misurazione della febbre al panico di un possibile esito positivo, fino ai viaggi sui bus con il limite di 15 minuti. L'unica certezza è che le regole sono inapplicabili.La febbre non è un indicatore preciso per individuare l'infezione». È la breccia di Porta Pia. Sulla strada della riapertura delle scuole crolla il primo caposaldo, quello del 37,5 di temperatura, il numero feticcio, per sei mesi lo spartiacque fra la serenità e l'angoscia. L'anticamera del Covid non vale più, lo dice il Comitato tecnico scientifico per bocca del professor Luca Richeldi, direttore di pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma. In piena diatriba fra situazionisti favorevoli alla misurazione a casa e movimentisti che preferirebbero il termometro democratico dell'istituto, gli scienziati hanno deciso all'italiana: rimuoviamo il problema, che sarà mai? Poiché il dato non sarebbe più significativo (vallo a spiegare a chi ha speso migliaia di euro per installare i termoscanner), ecco il via libera alla misurazione a casa, compito e responsabilità dei genitori. Un grattacapo in meno per il pubblico servizio. Il viaggio dei nostri ragazzi verso il 14 settembre è spannometrico, guidato dalla famosa regola del «chi vivrà vedrà». Questo anche se il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, in fondo al decisivo summit governo-Regioni, ha precisato che «abbiamo regole chiare, le più rigorose d'Europa». In fondo partire con una bugia è in linea con la filosofia di Palazzo Chigi, l'unica certezza è che le regole sono sei. Per ora.1Febbre a casa. Mamma e papà si preparino con i termometri da ascella accanto ai Flauti del Mulino Bianco o al Kinder Brioss col caffelatte: sarà quello il primo passo verso la ripartenza. La giornata dell'alunno italiano comincia così. E se il mercurio si ferma a 37,5? Meglio non porsi la domanda perché subito si aprirebbe un lancinante dilemma: tenere il figlio in casa aprendo infernali procedure tamponistiche oppure chiudere un occhio come sostiene il Cts e avviarlo comunque verso lo scuolabus per non perdere una giornata di lavoro? Ci sarebbero i nonni, ma la categoria non può essere neppure menzionata senza il rischio di un contagio mortale trasmesso col pensiero. Meglio tirare diritto, zainetto in spalla, mascherina di Paw patrol (maschi) e Barbie (femmine). Quelle sono obbligatorie ma non sempre. Vedremo dopo.2Bus da un quarto d'ora. Il tragitto verso la scuola sarà un'avventura. Gli autobus dovranno rispettare due parametri: capienza all'80% (non di più) e tempo di percorrenza che non può superare i 15 minuti. Per adeguare i mezzi con nuovi separatori per il distanziamento, controllo dei filtri, sanificazione quotidiana (salita e discesa diversificate ci sono già) lo Stato ha dato 200 milioni alle Regioni e 150 a Comuni e Province. Previsti incentivi per le biciclette. Non è dato sapere se l'autista potrà lasciare a terra lo studente che supera la percentuale dell'80% e come dovrà comportarsi nel caso in cui un ingorgo gli farà sforare il tempo stabilito. La risposta somiglia curiosamente a quella del Cts sulla febbre: rimuoviamo il problema, che sarà mai?3Mascherine ballerine. «I dispositivi di protezione individuale saranno obbligatori dai sei anni in su per arrivo, spostamenti in classe e uscita», spiega la circolare. E se i ragazzi possono essere dotati anche di dispositivi di fortuna (sciarpe, foulard, pezze di stoffa), quelli degli insegnanti dovranno essere obbligatoriamente chirurgici. Una volta in aula, da seduti e distanziati, i nuovi congiunti si possono togliere le mascherine per scrivere, leggere e far di conto. Non per cantare, nel senso che qui il Cts si è impuntato: «La mascherina può essere rimossa in condizione di staticità con il rispetto della distanza di un metro e l'assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione». Vietato muoversi, alzarsi e soprattutto cantare, attività con aerosolizzazione intensa soprattutto per il Nessun dorma. Si prevedono deroghe per Bella ciao. 4I banchi di Domenico Arcuri. Si attendono con una certa trepidazione i 2,4 milioni di banchi monoposto, destinati (se con le rotelle) a essere comunque più veloci della Ferrari. Confondendo il contenitore con il contenuto, il ministro Azzolina ha precisato: «Sono un investimento sul futuro». Noi, ingenui, pensavamo che lo fossero i nostri figli. Nessuno sa quando queste meraviglie tecnologiche arriveranno. Il commissario Domenico Arcuri ha rassicurato: «Tutto sarà installato entro la fine di ottobre». Conoscendo i suoi tempi, i docenti li aspettano per fine novembre. Per consegnarli ad Alzano e Nembro (scuole pilota) è stato utilizzato l'esercito. Si prevedono colpi di scena e incentivi per le biciclette.5Se c'è un contagiato? Il problema è senza soluzione. A Verbania, dopo un caso di positività durante i corsi di recupero, il preside ha chiuso l'intera scuola in attesa dei tamponi a tutti. I dirigenti prediligono la massima cautela per non doversi ritrovare in tribunale con un centinaio di denunce sulle spalle. Il ministero dispone che in caso di contagi sia l'Asl ad attivare il protocollo per il tracciamento dei contatti e indicare la quarantena di classe. Ma l'ultima parola (quindi la patata bollente) sarà sempre sulla scrivania dei presidi.6Fuggi fuggi. In queste settimane si è verificato un curioso fenomeno: migliaia di insegnanti hanno richiesto l'esonero dalle lezioni in presenza, considerandosi lavoratori fragili. Il ministero della Sanità lo accetta per il personale oltre i 55 anni ma il 40 per cento dei docenti supera quella soglia, quindi la Azzolina ha chiesto maggiore rigore per non dover insegnare lei la consecutio. Così per l'esonero serve un certificato di «patologia pregressa con scarso compenso clinico», confermato dal medico dell'Inail. Gli stessi specialisti sostengono che la regola non è chiara. In questo clima da ultimi giorni di Saigon il ministro Roberto Speranza ha firmato con il direttore di Oms Europa, Hans Kluge, un protocollo per incentivare la didattica digitale. Traduzione: se qualcosa non funziona si torna allo smart working. Così il bimbo sta a casa, l'insegnante pure. E Arcuri, in nome delle regole chiare, può consegnare i banchi a primavera. Li porterà in bicicletta.
Mattia Furlani (Ansa)
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Giancarlo Tancredi (Ansa)
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