2023-02-07
«Il Sole» gabella da scelta ecologica il dissesto economico delle famiglie
Carlo Bonomi (Imagoeconomica)
Secondo una ricerca gli italiani sarebbero campioni di ecovirtù. Ma la realtà è diversa.Se adotti uno stile di vita green, come si dice oggi sostenibile, riesci a combattere anche la crisi e financo la povertà. Dal cibo alla mobilità, dagli acquisti all’energia, vivendo in modo ecologico si contrasta anche la crisi economica. Tutto questo non è stato scritto dai verdi di ultima generazione su qualche muro o opera d’arte, era scritto sulla prima pagina de Il Sole 24 Ore che, fino a prova contraria, dovrebbe essere il quotidiano degli imprenditori italiani di tutte le dimensioni, la Confindustria che, ripetutamente, negli ultimi anni, si è battuta per sostenere i consumi e quindi la produzione. Ieri, il suo quotidiano ci informava dei risultati di una ricerca dell’Ey future consumer index che fotografa gli italiani come campioni di comportamento green: il 74% si preoccupa per il Pianeta, il 65% acquista in base all’impatto ambientale, puntando al risparmio. Mah. Sarà anche tutto vero, a partire dal fatto ovvio che la stragrande maggioranza si preoccupi per il Pianeta, che è un po' come dire che il boscaiolo non venga a segare proprio il ramo sul quale siamo seduti, facendoci di conseguenza cadere a terra e provocandoci dolore in zone già tartassate da alcuni altri dolori provocati dai pubblici poteri in questi anni, indifferentemente dietro o davanti. Riprendiamo il filo. Sarà tutto vero ma ci sono un’infinità di ricerche, in particolare sulla povertà, che abbiamo letto - limitiamoci a quest’ultimo anno - che ci dicono due cose che riguardano molti milioni di italiani, circa un terzo, e queste cose sono: che quei risparmi non sono volontari e scelti, cioè liberi, ma forzati dalla situazione economica nella quale si trovano i soggetti interessati, secondo, che molti di quei risparmiatori lo fanno per motivi esclusivamente economici e non di tutela ambientale, pur essendo consapevoli del problema, lo fanno perché nella loro scala delle priorità non c’è il buco dell’ozono ma il buco nei loro conti familiari e dell’impresa, un buco che, per qualche milione, li risucchia o nella povertà assoluta o in quella relativa che di quella assoluta è la vigilia. Se andiamo a vedere poi dentro la ricerca si entra in un mondo che è a noi francamente sconosciuto perché alla domanda: «Saresti disposto a spendere di più per acquistare beni e servizi a basso impatto ambientale?», ebbene, fino al 10% in più sarebbero disponibili; per l’alimentazione il 52,1%, cioè la maggioranza degli italiani, per l’abbigliamento il 42,6%, per gli acquisti in generale il 49,8%, ancora la metà degli italiani e, udite udite, per l’energia il 36,6%, più di un italiano su tre. Sarà perché per mestiere sono abituato a circolare per piazze e mercatini di ambulanti e ad incontrare gente comune, ma il mondo che conosco io, e che leggo su molte ricerche (ad esempio quelle della Caritas o dell’Istat), ecco, il mondo che conosco io non è quello di questa ricerca. Se poi proseguiamo a leggere altri dati della ricerca ci paiono francamente la scoperta dell’acqua calda (non quella scoperta dai primi ominidi 780.000 anni fa conseguentemente alla scoperta del fuoco), per intendere una cosa ovvia, scontata e così banale che non si sente la necessità che qualcuno ce la dica. Dunque, alla domanda sulla misura in cui gli intervistati seguono certi comportamenti, si scopre che quasi il 60% usa l’automobile solo quando è necessario. Ma pensa te, avremmo sempre pensato che, soprattutto in questi momenti di crisi e con la benzina che costa come l’oro, gli italiani usassero la macchina così, a cazzo, magari per far visita ai gestori dei distributori e scambiare due chiacchiere con gli altri avventori per superare le crisi di solitudine. Se si passa all’alimentazione si scopre che quasi il 70% preferisce comprare alimenti di stagione prodotti a chilometro zero. Anche qui che sorpresa, pensavamo che gli italiani a Natale preferissero comprare le ciliegie piuttosto che le mele. Se poi si passa all’abbigliamento si scopre, pensate voi, che il 64% ripara, aggiusta, e tiene bene gli abiti per allungarne la durata. Ricordo che mia mamma mi comprava di solito gli abiti «a crescenza», cioè un po' più grandi della mia taglia in modo da usarli più a lungo. Eravamo negli anni Sessanta-Settanta e non mi risulta che mia mamma fosse un’ambientalista sfegatata di prima generazione. Sull’energia domestica poi arriviamo al massimo, e cioè scopriamo che il 66% degli italiani adotta comportamenti di risparmio energetico. Ci permettiamo di segnalare che moltissimi condomini popolari, in Italia, sono al freddo perché i loro abitanti debbono scegliere tra il riscaldamento e altri beni di necessità, tra i quali l’alimentazione e i farmaci. Naturalmente ognuno può interpretare i dati come gli pare e piace, ma c’è un limite, in questo caso, dettato dal confine tra motivazioni ecologiste e motivazioni economiche ed è del tutto evidente che coloro che compongono l’associazione Confindustria, proprietaria de Il Sole 24 Ore, che con entusiasmo ci ha informato sui dati di questa ricerca, anche nel caso in cui abbiano un’alta sensibilità ecologica, hanno una altrettanto forte sensibilità tascologica, cioè che riguarda le loro tasche. E siamo dell’avviso che lo stesso valga per i consumatori, almeno quella quasi metà degli italiani che ha qualche difficoltà a far tornare i conti. Si chiama mondo reale.