L’Esma chiude a interventi comuni pure sulle utility. Gli Stati dovranno arrangiarsi da soli. Banca Ifis: «Npl in aumento».
L’Esma chiude a interventi comuni pure sulle utility. Gli Stati dovranno arrangiarsi da soli. Banca Ifis: «Npl in aumento».«Big swings in power prices are not due to market malfunction». Tradotto: le grandi oscillazioni dei prezzi dell’energia non sono dovute a malfunzionamenti del mercato. Con queste parole contenute in un documento citato dal Financial Times, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) smonta di fatto la base giuridica per cui la Commissione europea può intervenire nei mercati dei derivati per aiutare le società energetiche in difficoltà. In sostanza gli Stati membri dovranno arrangiarsi da soli per salvare le utility nazionali. Altro che aspettiamo Bruxelles, il muro su fallimenti e insolvenze è stato alzato e ognuno dovrà armarsi di piccone e tentare di abbatterlo da solo. Compresa l’Italia che, secondo quanto emerge dalla nuova edizione del Market Watch Npl di Banca Ifis presentato ieri, rischia di trovarsi davanti a una montagna di 82 miliardi di crediti deteriorati entro il 2024. Ma quale è la linea tracciata dall’Esma? Il parere dell’Autorità era stato sollecitato lo scorso 13 settembre dalla Commissione europea, che intende valutare misure di contrasto a eccessi speculativi e possibili manipolazioni dei mercati energetici, denunciate da molti operatori. I funzionari dell’Esma, scrive il Financial Times, hanno però sollevato dubbi sulla misura in cui le norme di salvaguardia possono essere ampliate. Le grandi società di servizi pubblici che consumano e producono enormi quantità di energia hanno sentito la pressione poiché fanno affidamento sui mercati dei future per garantire il prezzo che otterranno e per garantire che energia ed elettricità siano fornite a milioni di case. Verena Ross, presidente di Esma, ha sottolineato all’Ft di dover «assicurarci di non creare rischi nel sistema». In sostanza, secondo l’Autorità è opportuno adottare qualche correttivo, a cominciare dall’introduzione temporanea di «circuit breakers»: meccanismi di sospensione automatica delle contrattazioni come quelli normalmente utilizzati nelle Borse azionarie, ma non altrettanto diffusi su quelle dei derivati. Bisognerebbe, secondo il regolatore, considerare l’introduzione di «un nuovo tipo di meccanismo per interrompere il trading», ma solo «in circostanze eccezionali, ad esempio quando ci sono fiammate di estrema volatilità che possano provocare condizioni di negoziazione anormali». Quanto al collaterale da depositare a garanzia, la posizione è cauta: allargare eccessivamente le categorie di asset utilizzabili a questo fine può essere pericoloso per la stabilità del sistema finanziario. Il problema sarà però affrontare gli effetti sulle aziende e, a cascata, anche sulle big del credito che con le previsioni di una minor crescita economica rispetto a quanto previsto mesi fa rischiano di veder crescere ancora gli Npl e dunque di dover aumentare nuovamente le rettifiche su crediti. Non per caso la stessa Esma, insieme con le Autorità europee di vigilanza sulle banche (Eba) e sulle assicurazioni (Eiopa), in un’analisi congiunta sui pericoli dell’autunno 2022 ha sottolineato che la frenata economica e l’alta inflazione hanno aumentato i rischi e la vulnerabilità del settore finanziario. Però poi alla fine, con una sorta di «armiamoci e partite», lascerà i singoli Stati a combattere la battaglia. Come stiamo messi in Italia? Non benissimo. Per il triennio al 2024 il Market Watch di Banca Ifis, presentato ieri in occasione dell’Npl meeting a Cernobbio, stima 82 miliardi di euro di nuovi crediti deteriorati. Rispetto alla previsione dello scorso febbraio si ipotizza quindi un incremento di 10 miliardi di euro di nuovi flussi, con un posticipo di 6/9 mesi (picco nel 2023), a causa del persistere delle criticità dei prezzi su energia, materie prime e beni alimentari insieme con l’incremento dei tassi a seguito della politica monetaria più restrittiva. Certo, l’aumento dei flussi di deteriorato sarà compensato dalla prosecuzione del processo di de risking anche coerentemente ai piani delle principali banche, con un Npe ratio (il rapporto tra crediti deteriorati e il totale dei crediti erogati) sul sistema bancario del 3,3% a fine 2024. Il tasso di deterioramento delle imprese però è atteso in crescita in misura maggiore rispetto al segmento famiglie (nel 2023, 4% rispetto al 2,3%) a causa del maggiore rischio legato ai finanziamenti ex moratoria. Il mercato manterrà volumi elevati di Npe anche nel biennio 2023-2024 (47 miliardi di euro nel 2023 e 33 miliardi di euro nel 2024). A metà settembre del 2022 sono state finalizzate cessioni per 22 miliardi di euro di non performing exposures, cioè l’esposizione che un istituto ha verso gli Npl. In particolare, le operazioni con Gacs (la garanzia dello Stato sulla cartolarizzazione delle sofferenze) hanno rappresentato il 48% dei volumi. Infine, per l’intero 2022 sono attese transazioni Npl per 35 miliardi, con il mercato secondario che ormai rappresenta il 30%. «Le cessioni sono andate avanti a un ritmo sostenuto, le cartolarizzazioni sono state il vero protagonista del de risking. Bisogna riflettere però sul contenuto, cioè ciò che si cede: ovvero ancora principalmente sofferenze», Abbiamo avviato un’interlocuzione serrata con le banche più esposte per stimolare a tenere un atteggiamento proattivo» sul monitoraggio dei prestiti garantiti «perché agire tempestivamente in questo momento è cruciale», ha commentato ieri Giovan Battista Sala, titolare del Servizio supervisione bancaria della Banca d’Italia.
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.