2022-11-09
Da stella polare a Papa «scomodo»: così la sinistra silenzia Francesco
Le idee di Jorge Bergoglio su guerra, natalità e sbarchi non piacciono ai media mainstream. Che prima lo amavano, ora lo ignorano.È stato nuovamente affidato a una comunità il baby rapinatore di Milano: neanche gli esami medici hanno accertato la sua vera età.Lo speciale contiene due articoli.Francesco, Papa «scomodo». «Francescomodo», si potrebbe dire fondendo il concetto in una crasi. Il succo è che papa Bergoglio non va più bene, non è più amato, non è più mainstream. Figuriamoci: ora che manifesta rispettosa attenzione verso il nuovo governo... C’è stato un tempo in cui era la stella polare, il leader mondiale, l’autorità universalmente riconosciuta. Soprattutto nei grandi media e presso gli esponenti politici della gauche. Senza dimenticare i vescovi e la stampa cattolica di osservanza Sant’Egidio. C’è stato un tempo in cui era studiato, imparato e mandato a memoria dall’intellighenzia. Un tempo in cui lui stesso citava Fabio Fazio su Repubblica: 18 marzo 2020, dopo un suo fervorino sulla quarantena da coronavirus. Invece qualche sera fa, mentre fior di giornalisti discutevano di accoglienza e dopo che nello stesso giorno lui aveva parlato a lungo dell’argomento, zero: nessun riferimento, nessuna citazione. Storia finita, amore tramontato, Francesco lo si ascolta solo per dovere. Ma poi, anche nelle gerarchie, si tira dritto per schierarsi e colpire l’avversario, il solito.Domenica, nello studio di Che tempo che fa, si erano dati convegno Roberto Saviano, Marco Damilano, Massimo Giannini, Claudio Cerasa e Fiorenza Sarzanini. Una grande rimpatriata, uno sfogatoio contro il governo delle destre. Durante il quale si è a lungo parlato delle quattro navi delle Ong ormeggiate nei porti italiani che, assicurava il conduttore, «sarà l’apertura dei giornali di domani». Purtroppo, essendoci stati anche l’annuncio della candidatura di Letizia Moratti alla Regione Lombardia con il terzo polo e l’intervista rilasciata da Francesco sull’aereo di ritorno dal Bahrein, l’indomani solo La Stampa confermava la previsione di Fazio. Del resto, nel corso della serata Giannini era riuscito a dire che gli sbarchi selettivi - ovvero di donne, bambini e malati - gli ricordavano la selezione nazista dei deportati ebrei.Ora, come accennato, si dà il caso che proprio nel pomeriggio Bergoglio aveva buttato lì un paio di cosette sul tema dei migranti. Per esempio, dopo aver detto che vanno «accolti, accompagnati, promossi e integrati» e che «la vita va salvata in mare, perché il Mediterraneo è diventato un cimitero, forse il più grande del mondo», il Pontefice aveva caldeggiato l’attiva partecipazione dell’Unione europea. «Ogni governo della Ue deve mettersi d’accordo su quanti migranti può ricevere. Al momento sono quattro i Paesi che li accolgono: Cipro, Grecia, Italia e Spagna. Ma la politica va concordata tra i Paesi e l’Unione. Non si può lasciare a Cipro, Grecia, Italia e Spagna l’accoglienza di tutti i migranti che arrivano sulle spiagge». E ancora: «Ho sentito che hanno fatto sbarcare bambini e donne. Ma l’Italia e questo governo, o anche un governo di sinistra, non possono fare nulla senza l’accordo a livello europeo e la responsabilità europea».In conclusione aveva citato Angela Merkel: «Se vogliamo risolvere i problemi dei migranti, risolviamo i problemi dell’Africa con un piano di aiuti». Di tutto questo, nessun accenno. Zero citazioni per lo stesso identico Papa che il 6 febbraio scorso Fazio aveva ospitato, collegato dalla casa Santa Marta. Quella sera, insieme al conduttore, il parterre di giornalisti quasi identico a quello di domenica, aveva introdotto l’intervista con una raffica di enfatiche definizioni del capo di santa romana Chiesa: «Un intellettuale di cuore» (Fazio), «il Papa vicino alla gente, inviso alle gerarchie» (Giannini), «uno straordinario rivoluzionario» (Sarzanini), «l’ultimo socialista» (Saviano), «un grande uomo solo» (Carlo Verdelli).Insomma, la figurina da aggiungere all’album della «Chiesa che va da Madre Teresa di Calcutta a Che Guevara». E che sembra ancora piacere alla Cei presieduta da Matteo Zuppi, come dimostra la linea dettata da Avvenire che ieri, dopo aver dedicato mezza riga del catenaccio al pensiero papale, ha sparato un lapidario: «È crisi disumanitaria». Perfettamente allineato è l’appello della Fondazione Cei Migrantes di monsignor Giampaolo Perego firmato da 24 organizzazioni di volontariato, nel quale si afferma che gli sbarchi selettivi «sono incostituzionali».Sordità verso le parole di Bergoglio a proposito della responsabilità dell’Europa trapelavano invece nell’intervista a Repubblica dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice («Il governo discute inutilmente sul fatto che le imbarcazioni battano questa o quell’altra bandiera…»). Il quale, ospite ieri di Agorà, ha fatto dire a Gesù «ero profugo e mi avete accolto» invece dell’originale «ero forestiero…». Forzature bibliche a parte, il magistero bergogliano amplificato fino a qualche mese fa dai giornaloni che se ne contendevano le interviste e i testi, oggi è accolto con sufficienza quando non ignorato. Lo si è visto anche sulla guerra in Ucraina. L’invito alle autorità coinvolte nel conflitto a far tacere le armi per avviare una trattativa che risparmi le vite umane è regolarmente sottaciuto. Gli interessi atlantici pulsano altrimenti.Così, è stata rimossa la denuncia che in alcuni momenti «la Nato ha abbaiato alle porte della Russia». E lo sono stati il riconoscimento che «difendersi è non solo lecito, ma anche un’espressione di amore alla patria», e la riflessione che «io non escludo il dialogo anche con l’aggressore… Alle volte il dialogo si deve fare così. Puzza, ma si deve fare». Parole cadute nel vuoto (pronunciate il 22 settembre, tornando dal Kazakistan). Come quelle sul bisogno di sostenere la natalità e contrastare la crisi demografica: «È urgente sostenere nei fatti le famiglie e la natalità», disse Bergoglio agli imprenditori di Confindustria, in udienza nell’Aula Paolo VI (13 settembre). «Su questo dobbiamo lavorare, per uscire il più presto possibile dall’inverno demografico nel quale vive l’Italia e anche altri Paesi. È un brutto inverno demografico, che va contro di noi e ci impedisce questa capacità di crescere. Oggi fare figli è una questione, io direi, patriottica, anche per portare il Paese avanti».Disse proprio così, «patriottica». No, decisamente: Francesco non è più di moda.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sinistra-silenzia-papa-francesco-2658619201.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="impossibile-stabilire-se-abbia-14-anni-scarcerato-bilal" data-post-id="2658619201" data-published-at="1667956496" data-use-pagination="False"> Impossibile stabilire se abbia 14 anni: scarcerato Bilal Il rapinatore seriale marocchino senza nome, senza fissa dimora e senza un’età definita, che tutti chiamano Bilal, è tornato in libertà, scarcerato dal gip del Tribunale per i minorenni di Milano perché, nonostante gli ulteriori accertamenti della Procura, non si è riusciti a raggiungere la certezza che abbia davvero 14 anni, soglia minima d’età che per legge lo renderebbe imputabile. È stato ricollocato in una comunità già da qualche giorno. E probabilmente, come ha già fatto molte altre volte in passato, starà progettando la sua fuga. Bilal era stato arrestato il 20 ottobre dopo l’ennesimo colpo (il nono in un mese), preceduto dalla solita fuga da una comunità. Assieme a un complice, un sedicenne anche lui marocchino, avrebbe aggredito due italiani di 20 e 31 anni strappandogli una collanina d’oro e rapinandoli dei contanti. Per gli investigatori quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E nonostante il marocchino continuasse a sostenere di avere 12 anni, la Procura per i minorenni ha chiesto di arrestarlo, sulla base di accertamenti che avrebbero «alzato» la sua età ad almeno 14 anni. Il giudice aveva accolto la richiesta disponendo però ulteriori approfondimenti che, invece, hanno riportato l’inchiesta al punto di partenza: ovvero, non si può stabilire con certezza se Bilal abbia 14 anni o meno. E così il gip si è visto costretto a scarcerarlo. Il giudice ha comunque disposto una misura di sicurezza maggiore. Ma c’è da scommettere che difficilmente sarà sufficiente qualche controllo in più delle forze dell’ordine per tenere l’inarrestabile Bilal a freno. «Non possono arrestarmi», aveva detto sprezzante in un’intervista al Corriere della sera un mese fa, nella quale ha spiegato anche perché è sempre fuggito dalle comunità: «Non voglio stare chiuso». L’ultima volta lo hanno affidato a una comunità genovese. Ma lui, come sempre, è tornato a Milano in treno. E si è fermato dalle parti della stazione Centrale, zona in cui ha dimostrato di riuscire a portare a termine le sue scorribande più di frequente. Anche se il colpaccio l’avrebbe fatto in via Manzoni, sfilando dal polso di un turista americano a passeggio per lo shopping un orologio di lusso da quasi 30.000 euro. Tre giorni dopo era di nuovo in giro a caccia di turisti facoltosi. Fermato, aveva usato con le forze dell’ordine il solito salvacondotto, dichiarando di avere solo 12 anni e di non avere con sé alcun documento. Non solo: Bilal si presenta anche come «fragile», con la scabbia e in cura con un farmaco per l’epilessia. Tutte argomentazioni che rendono difficile la compatibilità con il sistema detentivo. Ma che continuano a non convincere i magistrati. La radiografia al polso disposta dai pubblici ministeri sembrava anche confermare l’età presunta. L’ultima perizia è stata affidata a un anatomopatologo dopo l’ennesima rapina. Per quanto accurata, però, non è riuscita a stabilire con certezza la reale età di Bilal (il deposito della relazione al gip ha prodotto la scarcerazione immediata). Ma il tribunale ha aggiornato la verifica. E Bilal dovrà tornare in aula tra un mese. Nel frattempo bisognerà capire se i maggiori controlli disposti dal gip saranno sufficienti a lasciarlo nella comunità. Nel caso contrario il nuovo appuntamento con le forze dell’ordine sarà quasi certamente davanti alla stazione Centrale. Con la solita versione raccontata dall’inarrestabile «fragile» dodicenne.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)