2025-10-04
Landini sciopera come piace al padrone
Maurizio Landini a Roma durante lo sciopero del 3 ottobre (Ansa)
Cgil in piazza sul Medio Oriente, con la grancassa dei giornali di Elkann. In cambio ha mollato gli operai. di John Elkann e Maurizio Landini sono entrambe legittime, ma leggermente ciniche. In mezzo, ci sono alcune centinaia di migliaia di studenti, attivisti, cittadini comuni, lavoratori, cassintegrati, esuberi di oggi e di domani. Tutti trattati come massa di manovra dai giornali e dalle testate del gruppo Gedi, con Repubblica e Stampa che cavalcano lo sciopero generale organizzato dalla Cgil e dai sindacati di base contro il genocidio di Gaza, mentre la stessa Cgil si volta dall’altra parte di fronte agli Agnelli Elkann, che desertificano indisturbati il panorama industriale italiano e vendono a indiani e cinesi l’auto, i camion, i furgoni e tutto che è industria pesante. Sono almeno due anni che c’è un evidente patto di non aggressione tra l’ex Fiat e la Cgil nazionale. Precisazione necessaria, perché la Cgil del Piemonte, guidata da Giorgio Airaudo, e la Fiom, sono combattive come al solito. Ma sono state lasciate sole dal compagno Landini, capace di non dire una parola neppure di fronte alla vendita di Iveco agli indiani di Tata. Oppure di fronte alla smaccata delocalizzazione di Stellantis (della quale Exor ha ancora il 14% con John Elkann che la presiede pure) non solo in Serbia e Polonia, ma anche in Algeria e Marocco, con relativo «invito» ai fornitori italiani di trasferirsi in Nord Africa. L’unica cosa da capo di un sindacato che Landini ha fatto negli ultimi anni è stata la battaglia (persa) per i referendum contro il Jobs Act, ma ha veduto bene di infilarci un quesito che mirava a favorire l’immigrazione senza freni e una bella calata di braghe sui ricongiungimenti familiari. Chissà se almeno sperava di fare qualche tessera in più tra Bangladesh e Pakistan. Adesso, anziché piazzare uno sciopero generale sulla crisi dell’auto (produzione italiana dimezzata in due anni) e della componentistica, o di protestare per i 10.000 posti di lavoro tagliati in quattro anni da Stellantis nella Penisola, ecco che Landini si muove con tutta la macchina Cgil per Gaza. Avrebbe potuto partecipare alle varie fiaccolate, ma ha preferito la mobilitazione generale. Ha fiutato l’aria, un’aria politica, che con i diritti dei lavoratori ha ben poco a che fare. E ha trovato compagni di viaggio nel jet set. Stampa e Repubblica si sono messe la kefiah solo da poche settimane. Ieri il quotidiano romano titolava a tutta pagina: «Meloni contro lo sciopero. Attacco alla mobilitazione di oggi per Gaza: “Fanno il weekend lungo”. Il Garante: illegittimo. Landini: si farà». Seguivano pagine e pagine dedicate a «Blocchiamo tutto», che annunciavano con enfasi «manifestazioni in tante città e cortei pacifici». Poi, a pagina tre, l’ormai consueta intervista a Landini, che intima: «La presidente del Consiglio dovrebbe rispettare chi rinuncia allo stipendio». Poi c’è spazio anche per i giovani, fino a ieri dipinti come una massa informe di gente che preferisce vivere a casa di mamma e papà e che pretende di essere pure pagata quando va a lavorare. «I ventimila del Colosseo. Quei volontari come i partigiani». Lunga marcia pacifica nella capitale. Liceali aggrediti dopo i cori per Gaza, tensioni con comunità ebraica», continuava il quotidiano diretto fino a un anno fa da Maurizio Molinari, scaricato da John Elkann come Carlos Tavares da Stellantis. E scende in campo anche il sindacato interno dei giornalisti di Repubblica per garantire che verranno tenute accese «le luci dell’informazione». Che diamine, il silenzio su Gaza certo non c’è, ma se ci fosse sarebbe colpa dei giornalisti. Stessa musica sulla Stampa, che in prima pagina impugna il megafono: «Flotilla, Meloni attacca ma non ferma lo sciopero». Oltre a un’inedita intervista a Guido Lutrario, il capo della Usb che tanto spazio su un giornale «dei padroni» non l’aveva mai visto, il giornale sabaudo fa da megafono all’amico e compagno Landini con il suo proclama della vigilia: «Impugniamo la delibera (del garante, ndr). Non si rispetta la Costituzione. Vedremo molte piazze piene». Profezia avverata, ma è per i palestinesi e per le atrocità che subiscono, non per altro. Poi c’è un cortocircuito, un cortocircuito che nasce dal caso, ma che è molto rilevatore. Ieri gli stessi giornali di casa Agnelli registravano con molta preoccupazione atti vandalici contro le Officine Ogr, teatro della settimana «Tech Week» organizzata dalla Exor e fiore all’occhiello del presidente Elkann, con Jeff Bezos di Amazon come ospite d’onore. Una di quelle scintillanti occasioni in cui i moderni capitani d’azienda fanno gli innovativi in maniche di camicia e badge al collo, dandosi il cinque l’uno con l’altro. Se Landini avesse tempo di dare una sbirciata al ricco bilancio di Exor, scoprirebbe che la holding che un tempo viveva sull’automobile oggi prende solo partecipazioni di minoranza in aziende della moda, del lusso, delle nuove tecnologie, della sanità privata, dell’informatica e del venture capital. Ma il capo della Cgil non lo sa e si gode l’improvviso privilegio di poter organizzare scioperi con il favore del «padrone». Ovviamente a patto che non vada a far casino dalle parti di Mirafiori o di Pomigliano d’Arco.
Saverio Tommasi con la Global Sumud Flotilla
Un militare israeliano a bordo di una delle imbarcazioni della Flotilla (Ansa)