I giocatori della Fiorentina contro la disposizione sulle fasce da capitano uguali per tutti: «Pagheremo le multe, sulla nostra ci sarà Davide». Ma lui, da vero leader, rispettava le norme. È tempo che lo facciano anche gli altri.«La follia dei capitani in Italia», titolava l'altro ieri la Bild, diffusissimo quotidiano tedesco, in merito alla polemica sulle fasce di capitano delle squadre di serie A, aggiungendo la solita filastrocca benaltrista: «Come se il calcio italiano non avesse altre preoccupazioni». Verrebbe da rispondere ai tedeschi che ciascuno dovrebbe badare ai propri, di problemi calcistici, soprattutto se si è reduci da una figuraccia leggendaria come quella rimediata dalla Germania ai mondiali in Russia: l'eliminazione al primo turno, per la prima volta nella storia, imporrebbe un sano sovranismo sportivo, ciascuno pensi prima ai guai di casa propria.Però la faccenda impone qualche considerazione impopolare ma doverosa, partendo da un riassunto di quanto sta accadendo. La Lega di serie A, a partire dalla stagione in corso, ha imposto a tutte le squadre di far indossare ai capitani la stessa fascia, con la scritta «capitano». Una decisione che può piacere o non piacere, ma che è una regola, e come tale va rispettata. Chi desidera una fascia di capitano diversa, personalizzata, deve chiedere alla Lega l'apposita deroga. Già tre capitani, nelle prime tre giornate di campionato, hanno violato la norma. Il primo «ribelle» è stato Daniele De Rossi, eterno capitan futuro della Roma, che contro il Torino ha indossato la sua solita fascia, quella con la scritta che richiama i cori della curva Sud: «Sei tu l'unica mia sposa, sei tu l'unico mio Amor»; poi è toccato al Papu Gomez, alfiere dell'Atalanta, vero e proprio fanatico delle fasce da capitano personalizzate (ne disegna lui stesso una diversa per ogni partita) che ha trasgredito la regola e sui social ha pure sfottuto: «Quella che mi ha mandato la Lega», ha scritto, «era troppo grande». Infine, il caso più clamoroso, più spinoso, quello di German Pezzella, capitano della Fiorentina, che indossa e continuerà a indossare, con il pieno sostegno della società, la fascia dedicata alla memoria di Davide Astori, l'ex capitano viola tragicamente scomparso lo scorso 4 marzo. È la stessa fascia che i gruppi del tifo organizzato avevano regalato ad Astori, con gli stemmi dei quartieri storici di Firenze, ai quali è stata aggiunta la scritta «DA13»: le iniziali e il numero di maglia del povero Davide.Regola violata dai viola, che annunciano che continueranno a violarla. Cristiano Biraghi, difensore della Fiorentina convocato in nazionale da Roberto Mancini, lo ha detto chiaro e tondo: «La fascia che porta German», ha spiegato Biraghi da Coverciano (raddoppiando gli imbarazzi, perché quella è la casa della federazione), «non serve descriverla, non va messa in discussione. Non abbiamo problemi a pagare di tasca nostra la multa perché quella fascia ricorda un grande uomo, un nostro grande compagno e, soprattutto, una nostra guida». Il giudice sportivo, che avrebbe dovuto sanzionare i trasgressori, ha deciso di chiudere un occhio e ha «assolto» De Rossi, Gomez e Pezzella per le prime giornate di campionato: «Essendosi verificate disomogeneità informative», ha scritto, «le eventuali determinazioni conseguenti alla violazione delle sopra riportate prescrizioni verranno assunte dallo scrivente organo, a partire dal prossimo turno del campionato di serie A Tim». A Firenze però non hanno alcuna intenzione di fare marcia indietro. Il presidente esecutivo della Fiorentina, Mario Cognigni, ha telefonato al presidente della Lega di serie A, Gaetano Miccichè per affrontare la questione della fascia da capitano dedicata a Davide Astori, invocando «buon senso».Anche il presidente dell'associazione italiana calciatori, Damiano Tommasi, si è espresso sulla questione: «Una deroga solo per la Fiorentina? La norma», ha detto Tommasi, «non dice che bisogna utilizzare quella fascia, ma che qualunque fascia deve essere autorizzata dalla Lega. Non so a questo punto se la Fiorentina ha già fatto il passaggio in Lega di chiedere di poter usare la fascia di Astori, in questo caso dipenderà dalla Lega dare l'eventuale via libera».Da alcune indiscrezioni, la Lega starebbe pensando di concedere la deroga. Ora, fermo restando che la volontà della Fiorentina di onorare la memoria di Astori è non solo comprensibile, ma sacrosanta, tutta la vicenda suscita alcuni interrogativi. È possibile che in questa sventurata nazione non ci sia un modo per coniugare il desiderio di ricordare Davide Astori con il rispetto delle regole? Il messaggio che il mondo del calcio trasmette agli italiani, deve necessariamente essere quello che le norme in questo Paese sono semplici consigli, che poi ciascuno decide se seguire o meno? Per quanto ci riguarda, è solare che sarebbe possibile mantenere viva la memoria di Astori anche senza la fascia di capitano dedicata: ricami sulle maglie, striscioni, dediche. La norma è chiara: «Vietate le fasce personalizzate», non «vietato onorare Astori». Il quale era un grande capitano, uno di quelli che le regole le rispettano, punto e basta.
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).
Mucche (iStock)
In Danimarca è obbligatorio per legge un additivo al mangime che riduce la CO2. Allevatori furiosi perché si munge di meno, la qualità cala e i capi stanno morendo.
«L’errore? Il delirio di onnipotenza per avere tutto e subito: lo dico mentre a Belém aprono la Cop30, ma gli effetti sul clima partendo dalle stalle non si bloccano per decreto». Chi parla è il professor Giuseppe Pulina, uno dei massimi scienziati sulle produzioni animali, presidente di Carni sostenibili. Il caso scoppia in Danimarca; gli allevatori sono sul piede di guerra - per dirla con la famosissima lettera di Totò e Peppino - «specie quest’anno che c’è stata la grande moria delle vacche». Come voi ben sapete, hanno aggiunto al loro governo (primo al mondo a inventarsi una tassa sui «peti» di bovini e maiali), che gli impone per legge di alimentare le vacche con un additivo, il Bovaer del colosso chimico svizzero-olandese Dsm-Firmenich (13 miliardi di fatturato 30.000 dipendenti), capace di ridurre le flatulenze animali del 40%.
Matteo Bassetti (Imagoeconomica)
L’infettivologo Matteo Bassetti «premiato» dal governo che lui aveva contestato dopo la cancellazione delle multe ai non vaccinati. Presiederà un gruppo che gestirà i bandi sui finanziamenti alla ricerca, supportando il ministro Anna Maria Bernini. Sarà aperto al confronto?
L’avversione per chi non si vaccinava contro il Covid ha dato i suoi frutti. L’infettivologo Matteo Bassetti è stato nominato presidente del nuovo gruppo di lavoro istituito presso il ministero dell’Università e della Ricerca, con la funzione di offrire un supporto nella «individuazione ed elaborazione di procedure di gestione e valutazione dei bandi pubblici di ricerca competitivi».
Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
- La trasmissione lancia nuove accuse: «Agostino Ghiglia avvisò Giorgia Meloni della bocciatura del dl Riaperture». Ma l’attuale premier non ebbe alcun vantaggio. Giovanni Donzelli: «Il cronista spiava l’allora leader dell’opposizione?». La replica: «Sms diffusi dal capo dell’autorità».
- Federica Corsini: «Contro di me il programma ha compiuto un atto di violenza che non riconosce. Per difendersi usa la Rai».






