2020-09-24
«Sì, le autonomie sono un’opportunità ma serve equilibrio»
Francesco Acquaroli (Ansa)
Il neo governatore (Fdi) delle Marche, Francesco Acquaroli: «Le mie priorità? Ricostruzione post sisma e sviluppo delle infrastrutture».Compie domani 46 anni, è uno di «generazione Atreju» a fianco di Giorgia Meloni fin dal suo esordio in politica avvenuto giovanissimo. È stato consigliere regionale, sindaco del suo paese, deputato. Ma l'impresa l'ha compiuta tre giorni fa. È riuscito dopo un quarto di secolo di dominio ininterrotto a palazzo Raffaello (è la sede della Regione ad Ancona) a mandare a casa il centrosinistra. Il suo slogan in campagna elettorale è stato «Ricostruiamo le Marche». Ci sta già lavorando. Francesco Acquaroli, laureato in economia, ha scritto fin da ragazzino con l'adesione ad Azione giovani la sua «storia infinita» studiando e impegnandosi. È partito da Potenza Picena un paese del Maceratese; deputato di Fratelli d'Italia stavolta ha dato al partito un risultato da record: in queste regionali ha triplicato i voti passando dal 6,5 di cinque anni fa quando sempre in corsa per la Regione fu battuto da Luca Ceriscioli, al 18,66% di tre giorni fa. È timido, risoluto, innamoratissimo della moglie Lucia, tifoso dell'Inter e ora vuole onorare col massimo impegno la fiducia che ha ricevuto dai marchigiani. Lo hanno eletto presidente col 49,13% dei voti. Fedele al suo aplomb mette le mania avanti: «Aspettiamo la proclamazione prima di dare giudizi politici che possono avere un'influenza istituzionale». Il riferimento è alla conferenza Stato-Regioni. Provare a stanarlo è un'impresa, ma lo stile di Acquaroli è questo. Studiare, capire poi esprimersi. Lo ha fatto anche prima della campagna elettorale e durante. A chi ha cercato di tirarlo per la giacca nella polemica nazionale ha sempre risposto: «Io mi occupo delle Marche e devo pensare alle Marche». E allora sentiamo quali progetti ha per la sua regione.Presidente a cosa attribuisce la sua vittoria e quella del centrodestra in una regione dove da 25 anni governava la sinistra?«L'attribuisco alla voglia di cambiamento espressa dai cittadini marchigiani e alla capacità di costruire un'alternativa per le Marche attraverso una coalizione ampia e su programmi e visione assolutamente tangibili che sono stati compresi e condivisi». Il Pd rivendica un successo politico in queste regionali e per contro si dice che nel centrodestra crescono i malumori. Che ne pensa?«Nelle Marche non ci sono malumori all'interno del centrodestra. Posso affermare invece che c'è una grande soddisfazione e tanto entusiasmo per aver vinto queste elezioni regionali. C'è la voglia di metterci subito al lavoro per garantire che si possa costruire quanto abbiamo affermato in campagna elettorale».Lei è il centravanti di sfondamento del centrodestra, è il solo che è riuscito a conquistare una Regione. Come intende dare il segno del cambiamento nelle Marche? «Innanzitutto con l'impegno e l'ascolto. E poi con una visione inclusiva, con la capacità di mettere al centro dell'azione il merito e la competenza e con una gestione equilibrata dei territori, cercando di rispondere sempre alle esigenze dei territori medesimi. Nel fare questo bisogna non piegarsi alle esigenze delle strutture, bensì a quelle delle comunità».Può indicare le priorità che si è dato per rilanciare la sua Regione? In campagna elettorale lei aveva uno slogan molto efficace e anche molto preciso: «Ricostruiamo le Marche». Il riferimento al poco fatto dopo il terremoto sembrava esplicito. È da lì che vuole ripartire? «Sì, le priorità sono diverse ma certo far ripartire la ricostruzione post-sisma è il nostro impegno insieme alla necessità di cercare di superare il gap infrastrutturale, all'esigenza di riscrivere una sanità più a dimensione dei territori e alla volontà di sostenere le imprese per creare nuovo lavoro, nuova occupazione, nuova opportunità economica».In passato i politici navigati che venivano dall'Adriatico sostenevano che ciò che accade nelle Marche prima o poi accade a Roma. Pensa che ci sarà un riflesso nazionale della sua elezione e che il centrodestra possa arrivare al governo prima del 2023?«L'unico riflesso che in questo momento sono in grado di cogliere è quello sul territorio marchigiano. Siamo concentrati sulle Marche, sulla necessità di metterci al lavoro quanto prima per fronteggiare le innumerevoli emergenze che ci sono state lasciate in eredità». Si parla molto di Recovery fund. Lei come intende far valere le ragioni e i progetti delle Marche con il governo?«Per la gran parte le infrastrutture necessarie alla nostra regione hanno una valenza interregionale. Cercheremo quindi di far capire l'importanza delle opere con la Fano-Grosseto, la Salaria, l'A14, la Pedemontana, l'alta velocità e il porto, quali strumenti di crescita e di valorizzazione del centro e del sud del nostro Paese. Se non si svilupperà la dorsale Adriatica collegandola con la Tirrenica e con il Sud, alla fine la nostra sarà una Nazione a due velocità. Ci sarà se non si costruiscono questi collegamenti una penalizzazione evidente della nostra regione che diventa una preclusione alle possibilità di sviluppo del nostro territorio».Luca Zaia ha posto di nuovo il tema dell'autonomia. Che ne pensa? Ritiene che alcune posizioni del ministro Francesco Boccia del Pd e in generale del governo siano lesive dell'autonomia delle Regioni?«Io ritengo che le autonomie possono essere un'opportunità se a tutti viene riconosciuto il superamento del gap infrastrutturale per poter competere. C'è un aspetto dimensionale e infrastrutturale da tenere in considerazione perché, rispetto a questo punto di vista, le realtà più piccole e più indietro da sole non ce la potrebbero fare». Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna, è del Pd ed è alla guida della la conferenza delle Regioni. Ma oggi (al netto della nuova giunta della Valle d'Aosta dove la Lega però ha vinto) ci sono 15 Regioni con una maggioranza di centrodestra. Pensa che si dovrà cambiare il presidente?«Non sono ancora stato proclamato. Credo quindi che qualsiasi valutazione a riguardo debba avvenire a ragion veduta». Come dire ne parliamo un'altra volta. D'accordo. Intanto buon compleanno Presidente.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
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