2024-07-04
Sì a Ita-Lufthansa, parte pure un’alleanza militare di terra
Giancarlo Giorgetti con il presidente di Ita, Antonino Turicchi, e l'ad di Lufthansa, Carsten Spohr (Ansa)
L’accordo strategico Leonardo-Rheinmetall crea un asse italotedesco anche in vista della Difesa comune della Ue.Alla fine è arrivata la luce verde Ue al matrimonio tra Lufthansa e Ita airways. Giancarlo Giorgetti: «Un percorso travagliato». Poi su Mps: «Non siamo disperati: vogliamo fare una buona operazione industriale».Lo speciale contiene due articoli.Con la stretta di mano tra Roberto Cingolani, ad di Leonardo, e Armin Papperger, numero uno della tedesca Rheinmetall, l’Italia finalmente chiude il triangolo della Difesa. E fornisce all’industria militare una chiarezza che attendeva da tempo. Cielo, terra e mare prendono forma. Spazio, aviazione, Marina ed esercito trovano alleanze di lungo termine. Da anni il business dello Spazio è stato condiviso con i francesi - a nostro avviso fin troppo appaltato a Parigi - e ciò nel bene e nel male ha permesso sotto il cappello Esa di creare alleanze e strategie. L’ala fissa come si chiamano in gergo i progetti aeronautici ha mantenuto un rapporto preferenziale con Londra e questo nell’ambito del caccia di sesta generazione consente al nostro Paese di allungarsi fino al Giappone. Di dialogare potenzialmente con l’Arabia Saudita e con gli Usa. Per quanto riguarda il mare Fincantieri ha appena varato un importante aumento di capitale che le permetterà di sviluppare tecnologia sottomarina, o meglio underwater, e al tempo stesso di mantenere un piede nelle relazioni atlantiche.Di fronte a questo perimetro mancava il militare terrestre. Non solo perché il nostro esercito da troppo tempo aspetta mezzi di nuova generazione, ma anche perché la politica non aveva preso alcuna decisione. Più volte abbiamo scritto che l’alleanza più opportuna per carri armati e blindati sarebbe stata quella con Berlino. Sia per la contiguità tra la loro e la nostra tecnologia (non bastano scafi di ferro, ci vuole tanta elettronica) sia per equilibrare i rapporti in vista di una pericolosa (se sbilanciata) quanto inevitabile Difesa comune Ue. Così ieri è arrivata la notizia del progetto del carro comune tramite un comunicato congiunto tra le due aziende. L’obiettivo dell’accordo è lo sviluppo industriale e la successiva commercializzazione del nuovo Main battle tank (Mbt) e della nuova piattaforma Lynx per il sistema di combattimento della fanteria corazzata (Aics), nell’ambito dei programmi di sistemi di terra dell’esercito italiano. Il comunicato aggiunge che «nell’ambito dei due programmi, i sistemi di missione, le suite elettroniche e l’integrazione delle armi saranno sviluppati e prodotti da Leonardo secondo i requisiti dell’esercito italiano. Le tecnologie costituiranno anche la base per lo sviluppo del futuro Mbt europeo e delle nuove versioni destinate all’esportazione internazionale». L’accordo quindi non solo mira a rendere più moderno il nostro esercito con il nuovo tank di Rheinmetall kf-51 panther (invece del Leopard 2A8 previsto nel precedente accordo con Krauss Maffei Wegmann/Knds Germania naufragato nelle scorse settimane) ma apre la strada alla piattaforma terrestre che mancava all’Europa. I carri americani sono troppo grandi per il nostro continente e non funzionano. Il caso Ucraina lo dimostra perfettamente. Insomma, con tutte queste premesse, la speranza è che quando ci sarà l’integrazione l’Italia non sia in seconda fila. Tra l’altro le componenti militari e quelle finanziarie stanno ricevendo un forte input di accelerazione. Martedì pomeriggio, anche se la notizia non ha avuto grande eco, il fondo europeo per gli investimenti (Eif) e il fondo per l’innovazione della Nato (Nif) hanno firmato un memorandum per cooperare nel sostenere la crescita a lungo termine dei settori della Difesa, della sicurezza e della resilienza in Europa.L’Eif fa parte del gruppo Banca europea per gli investimenti (Bei), mentre il Nif è un fondo autonomo di capitale di rischio sostenuto da 24 Paesi della Nato. Il memorandum d’intesa mira a incoraggiare un maggior numero di fondi di capitale privato a diventare investitori attivi nei settori tecnologici associati alla Difesa e alla sicurezza, consentendo alle imprese dell’Ue di raccogliere finanziamenti azionari da una gamma più ampia di fonti. L’idea di base è duplice. Da un lato far arrivare ulteriori capitali per rafforzare l’indotto dei colossi e agevolare la messa a terra dei grandi programmi. Dall’altra parte si tratta del primo passo concreto dentro il perimetro Nato per spostare i budget nazionali più vicini al tanto decantato 2% del Pil. Vale la pena notare che nel board del fondo di innovazione siede lo stesso Roberto Cingolani che, dopo essere stato ministro del governo Draghi, ha ricevuto l’incarico di ad di Leonardo dall’esecutivo Meloni. Una poltrona che ha numerosi compartimenti stagni ma che nel complesso garantisce all’Italia un posto al sole a livello tecnologico. Il periodo che stiamo vivendo è estremamente pericoloso. Il consolidamento delle sovranità nazionali corrisponde alla fusione di interi blocchi industriali. Che per certi versi devono unire le forze per fronteggiare ingenti investimenti americani, cinesi e indiani. Il compito di un governo è fare in modo che al termine del percorso resti attaccata al nostro Paese la quota più ricca di tecnologia e un ritorno sugli investimenti adeguato per il Pil e per l’occupazione. Questo percorso è chiaramente partito ieri. Serviva definire l’ultimo pezzo di alleanza strategica.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/si-ita-lufthansa-2668683691.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="si-definitivo-alle-nozze-ita-lufthansa" data-post-id="2668683691" data-published-at="1720074049" data-use-pagination="False"> Sì definitivo alle nozze Ita-Lufthansa Alla fine è arrivata la luce verde Ue al matrimonio tra Lufthansa e Ita airways. A dirlo è stato, all’interno di una conferenza stampa, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti insieme con il presidente di Ita Antonino Turicchi e l’ad di Lufthansa Carsten Spohr. «Oggi chiudiamo una storica annosa vicenda», ha detto Giorgetti. «È stato un percorso travagliato e difficile» ma «è un grande successo italiano, tedesco ed europeo», ha aggiunto. «La gestione dell’azienda starà agli azionisti, con un controllo di gestione per il rispetto degli obiettivi ma questo non significa che lo Stato si intrometterà». È passato più di un anno dall’accordo preliminare tra il ministero e Lufthansa per la cessione di una quota di minoranza di Ita al gruppo tedesco. L’accordo iniziale era infatti stato annunciato a maggio 2023 e il via libera è arrivato ieri, a ridosso della scadenza fissata per il 4 luglio. «La logica ha prevalso sui diversi ostacoli», ha ricordato Turicchi, «Questa operazione la qualifico come un’operazione guidata dalla logica. L’Europa, per poter competere nel mercato mondiale ha bisogno di rafforzarsi e con questa operazione si rafforza. La logica è poi quella che ha guidato la scelta del partner industriale che ha nel suo Dna il fatto di potersi sviluppare. E la terza logica è che questa operazione è a favore del mercato e non va a ridurlo». Il gruppo tedesco rileverà dal Mef una quota del 41% di Ita airways attraverso un aumento di capitale di 325 milioni di euro, per poi crescere entro il 2033 in una seconda fase al 100% della newco per un investimento totale di 829 milioni. Certo, a oggi Lufthansa controllerà Ita pur avendo meno della metà delle azioni totali dell’ex vettore nazionale. Non a caso, Lufthansa sceglierà l’ad di Ita (che sarà Joerg Eberhart) e due dei cinque membri del cda. «Ci troviamo di fronte a una ambiziosa sfida industriale, in un settore, come quello del trasporto aereo, particolarmente difficile ma che ha saputo sempre risorgere dalle proprie ceneri come nel caso del post pandemia, registrando numeri record per i nostri aeroporti non ipotizzabili, e di fatto non ipotizzati, nemmeno dai più accreditati esperti del settore», hanno dichiarato in una nota congiunta Paolo Capone, segretario generale Ugl, e Francesco Rocco Alfonsi, segretario nazionale Ugl trasporto aereo. «L’accordo tra Ita airways e Lufthansa è estremamente positivo, perché coniuga la tutela industriale e occupazionale della compagnia italiana con la difesa dell’interesse nazionale», ha sottolineato il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. Non risulta insomma difficile trovare le analogie tra il caso di Ita e quello di Mps, altro colosso alla ricerca di un compratore dove il Mef è azionista di maggioranza. «Non vogliamo vendere Mps per portare a casa soldi, perché non siamo in condizioni disperate: vogliamo fare una operazione industriale a condizioni buone per lo Stato e per l’economia di questo Paese. Si realizzerà quando ci saranno queste condizioni», ha detto ieri il ministro Giorgetti in merito alla possibile cessione della partecipazione del Tesoro nella banca senese. «L’Europa non fa obiezioni al mantenimento di una quota fino al 20% del capitale del Monte dei Paschi in mani pubbliche». L’indicazione arriva dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, interpellato da Radiocor sulle parole del ministro Giorgetti sulla volontà di indirizzare un’operazione industriale per la banca di Rocca Salimbeni e non fare cassa. Il governatore ha quindi commentato come «scelta intelligente» quella di non «regalare» la banca a Unicredit con il «supplemento» degli 8,5 miliardi fatta quando al Tesoro il titolare era Daniele Franco.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 15 ottobre 2025. Ospite Daniele Ruvinetti. L'argomento di oggi è: "Tutti i dettagli inediti dell'accordo di pace a Gaza".