2025-11-21
«Subito via l’uomo di Mattarella»
Travaglio: «Garofani deve dimettersi». Foa: «Non è super partes, lasci». Porro: «È una cosa pazzesca e tentano di silenziarla». Padellaro: «Una fior di notizia che andava pubblicata, ma farlo pare una scelta stravagante». Giarrusso: «Reazioni assurde a una storia vera». L’ex ambasciatore Vecchioni: «Presidente, cacci il consigliere».«Francesco Saverio Garofani deve dimettersi». Non appena risponde al telefono, l’ex ambasciatore Domenico Vecchioni non ha dubbi. Il tempo di inquadrare la situazione («Non era a casa sua con i parenti: era in un luogo pubblico. Quando esci dalla tua abitazione, ciò che dici diventa pubblico») e poi ecco arrivare il giudizio severo: «Quando si ricopre un incarico così importante - consigliere del presidente della Repubblica, la più alta istituzione che abbiamo - è chiaro che bisogna dar prova di discrezione e imparzialità. E non c’entra nulla con la libertà di espressione: se questa persona vuole fare politica, la faccia, ma prima deve dimettersi».Anche perché - come nota Vecchioni, che ha un passato da diplomatico in Europa e in diverse ambasciate tra cui Cuba - Garofani non pare parlare solo per sé: «Sembrava che parlasse al plurale. E le persone che lo ascoltavano recepivano bene il messaggio». Un dire e non dire che sembrava tirare in ballo anche il Quirinale e - così facendo, spiega il diplomatico - «Garofani ha messo in imbarazzo il presidente della Repubblica e ha creato questa inutile tensione istituzionale». Che si sarebbe potuta (anzi dovuta) evitare, anche perché le regole, per qualsiasi funzionario pubblico, sono chiare, come afferma Vecchioni: «La legge impone discrezione e fedeltà. Stiamo parlando di una persona che ha giurato fedeltà, immagino, alla Repubblica e allo Stato italiano: non può e non deve comportarsi come un politico qualunque. Qualcuno diceva che un consigliere non deve solo essere imparziale: deve apparire imparziale. È una prerogativa richiesta dalla sua stessa funzione. Come si può ora far finta di niente? Alla prossima riunione del Consiglio supremo di Difesa cosa succederà? Garofani si ritroverà davanti la Meloni che lui stesso, di fronte a 20 persone, diceva di voler mandare via. Non è possibile. È gravissimo ciò che ha detto ed è ancora più grave che rimanga al suo posto».Ora sembra essere stata presa una soluzione mediana, che non scontenta nessuno. Il presidente del Consiglio ha incontrato Sergio Mattarella e, almeno apparentemente, la questione è chiusa. «Sinceramente, da una parte, non mi piace come si è delineato lo scioglimento di questa tensione. Dall’altra lo capisco. Tutti i protagonisti di questa vicenda hanno detto: “Mettiamoci una pietra sopra, lasciamo perdere”». Ma il nodo rimane, come del resto afferma Vecchioni: «Io credo che Mattarella dovrebbe licenziare Garofani. Se l’interessato non ha il senso dell’onore di dimettersi, dopo aver confermato tutto - perché non poteva smentire - allora spetta al presidente intervenire». Anche se, secondo il diplomatico, non avverrà nulla di tutto questo: «Se resta al suo posto, sembra quasi che dal Quirinale ci sia, se non una condivisione, almeno una tolleranza. Garofani ha fatto delle dichiarazioni del tutto inopportune: quando un consigliere le fa, il minimo che può fare è andarsene. Ma mi pare che né lui voglia dimettersi, né che il presidente voglia licenziarlo per non dare ragione alla Verità, che ha svelato questa storia sin dall’inizio. È una situazione surreale: sembra quasi che la colpa sia più di chi ha rivelato questa vicenda, che non dell’interessato che ha detto quelle parole».Dopo il nostro scoop si è tornati a parlare dello Stato profondo, di quei fili invisibili che continuano a muoversi anche dopo che cambiano i governi e che provano a portare avanti una politica autonoma. «Non so se esista un vero e proprio Deep State nel nostro Paese», afferma Vecchioni, «ma vedo che qualunque piccola cosa provenga dal governo viene sempre strumentalizzata per attaccare e criticare la Meloni. La gente si deve ricordare che in una democrazia i governi si cambiano con le elezioni e finché il governo gode della maggioranza parlamentare, bisogna accettarlo e aspettare le prossime elezioni. Forse ciò che non viene perdonato alla Meloni è che, dopo tre anni, gode dello stesso stato di popolarità, che è una cosa piuttosto insolita. Questo genera una sorta di esasperato “anti melonismo” diffuso. Non so se si possa chiamare Deep State, ma lo spirito è certamente quello».Il nodo resta politico. C’è chi, nelle scorse ore, si è messo a cercare fantomatiche gole profonde e chi, invece, ha rispolverato la vecchia idea del complotto. Nulla di tutto questo, come evidenza pure il diplomatico: «C’è solamente una cosa certa, ovvero che Garofani ha fatto quelle dichiarazioni in pubblico e ha sbagliato». Ma non solo. Prosegue infatti Vecchioni: «La replica del Quirinale non ha chiarito nulla. Anzi: ha coinvolto il Colle in una polemica che si sarebbe potuta evitare. Ora tutti vogliono minimizzare e chiuderla lì, ma qualche strascico rimarrà. La verità è molto più semplice: Garofani è stato inopportuno. In certe posizioni, se fai una scivolata, ne trai le conseguenze. In altri Paesi si sarebbe dimesso immediatamente».Qui, almeno per il momento, però, le cose paiono andare diversamente. E chissà se Garofani avrà quel senso dell’onore citato da Vecchioni per ammettere di aver sbagliato e rassegnare finalmente le dimissioni.
Sergio Mattarella (Getty Images)
L’amministratore delegato di Terna Giuseppina Di Foggia
Diego Della Valle (Getty Images)
La poetessa russa Anna Achmatova. Nel riquadro il libro di Paolo Nori Non è colpa dello specchio se le facce sono storte (Getty Images)