2019-01-01
Il car sharing non fa boom: cala il numero dei noleggi e le vetture in più sono solo 500
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Il mercato della mobilità condivisa in Italia vale 50 milioni di euro ma fatica a decollare. Se Milano e Roma si distinguono per il numero di auto disponibili (2.000 vetture per città), nell'ultimo anno i noleggi per utente sono calati da 10 a 8 con perdite consistenti che hanno sfiorato i 30 milioni di euro.Giovane, con meno di 40 anni, maschio. È questo il profilo dell'utilizzatore medio di vetture condivise. Non solo quattro ruote. La sharing mobility italiana passa anche dalle due ruote. Maurizio Pompili di eCooltra: «Lo scoter sharing vale l'1% del mercato ma gli utenti prelevano i nostri mezzi almeno 5 volte al mese». Lo speciale comprende tre articoli.Il business del car sharing piace a molti, ma non decolla. Fare una stima di quanto vale il mercato italiano è difficile, quello che è certo, però, è che a farla da padrone sono le auto condivise a flusso libero, quello che si possono lasciare in qualunque zona della città senza dover per forza cercare una stazione di parcheggio. Dando uno sguardo ai bilanci dei quattro principali operatori italiani salta subito all'occhio che si tratta di un mercato molto piccolo, circa 50 milioni di euro, con perdite consistenti nel 2017 che sfiorano i 30 milioni.In parole povere, al momento i costi sono ancora troppo alti: nuove vetture, manutenzione, assicurazione, furti. Si capisce che chi vuole entrare in questo settore deve essere pronto a spendere molti soldi e a fare una scommessa destinata a durare a lungo.Senza considerare che, ad oggi, la crescita del settore anno su anno non è più a doppia cifra. A dirlo è l'Aniasa, l'Associazione Nazionale Industria dell'Autonoleggio e Servizi Automobilistici di Confindustria, nel suo ultimo rapporto sul mondo del noleggio. Secondo il rapporto, il 2017 (ultimo anno completo per i rilevamenti) ha registrato, in linea con l'anno precedente, una crescita molto rilevante del numero di utenti. Tale crescita ha riguardato sia gli utenti iscritti ai servizi offerti dai singoli operatori (+21% rispetto al 2016), sia gli utenti realmente attivi (almeno un noleggio negli ultimi 6 mesi), che sono saliti del 38% rispetto al 2016. I primi hanno superato 1,3 milioni, i secondi hanno raggiunto le 820.000 unità, aumentando la propria penetrazione. Le principali città si confermano evidentemente Milano e Roma, con più di 2.000 vetture in flotta in ciascuna città, subito seguite da Torino e Firenze. Questi numeri sembrerebbero confermare un momento d'oro per il business del car sharing: in realtà non è così. Se si guarda infatti il numero di vetture in flotta, il parco complessivo dei principali operatori di free floating è cresciuto solo del 9%, circa 500 vetture in più rispetto al 2016, merito dei due maggiori operatori sul mercato: Car2go e Enjoy. Inoltre, il numero dei noleggi effettuati è cresciuto di poco (+7% rispetto al 2016) arrivando a circa 7 milioni, confermando che il fenomeno continua a diffondersi senza necessariamente comportare un maggiore utilizzo del servizio. In parole povere, la gente si iscrive ma non lo utilizza. Di conseguenza i parametri di business hanno registrato per la prima volta un calo, per quanto leggero. È infatti diminuita la durata media del noleggio (–1%), scesa ora a 31 minuti, e di conseguenza anche la distanza media percorsa (–1%), di circa 7 km. A calare in modo rilevante sono però i noleggi per utente, che da più di 10 scendono a circa 8 in un anno (–23%). I chilometri percorsi registrano un aumento del 6%, in linea con la crescita del numero dei noleggi dovuta in buona parte ad un solo operatore che è entrato più di recente nel settore, DriveNow, ed è ora sostanzialmente a regime dopo l'avvio in corso d'anno nel 2016. Si tratta quindi nel complesso di un settore in sviluppo, che vede un interesse crescente da parte degli utilizzatori, ma che ancora deve assestarsi su un modello di business "a regime".Uno dei maggiori problemi del car sharing cittadino è forse quello legato al profilo degli utenti. Spesso, infatti, sono i più giovani a scegliere questo tipo di servizio, mentre le persone più avanti con l'età preferiscono ancora avere un'auto di proprietà.INFOGRAFICA!function(e,t,s,i){var n="InfogramEmbeds",o=e.getElementsByTagName("script")[0],d=/^http:/.test(e.location)?"http:":"https:";if(/^\/{2}/.test(i)&&(i=d+i),window[n]&&window[n].initialized)window[n].process&&window[n].process();else if(!e.getElementById(s)){var r=e.createElement("script");r.async=1,r.id=s,r.src=i,o.parentNode.insertBefore(r,o)}}(document,0,"infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js");<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sharing-mobility-2624508665.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-radiografia-di-chi-sceglie-il-car-sharing" data-post-id="2624508665" data-published-at="1763757381" data-use-pagination="False"> La radiografia di chi sceglie il car sharing Giovane, al massimo intorno ai 40 anni e maschio. È il profilo che l'Aniasa, l'Associazione Nazionale Industria dell'Autonoleggio e Servizi Automobilistici di Confindustria, ha delineato per gli utenti dei servizi di car sharing a flusso libero. Come spiega l'ultimo rapporto Aniasa, il 65% dei noleggi avviene grazie a utenti di sesso maschile, un numero in lieve calo rispetto al 66% del 2017. A non essere cambiata è l'età di chi sceglie una vettura condivisa. La fascia 26-35 anni si conferma quella prevalente, con il 29% del totale, ma in calo rispetto al 34% del 2016; a beneficiare di questa contrazione, la fascia 18-25 anni, salita al 24% del totale.Questo dato lascia ben sperare per gli anni a venire, nei quali la fascia di utenti cresciuti nell'era dell'economia condivisa sarà ancora più ampia. In crescita anche la fascia di clientela di 46-55 anni. In sintesi, l'età media dell'utilizzatore non cambia, confermandosi sui 36 anni.Per quanto riguarda invece le abitudini di consumo, nessun cambiamento significativo si registra per il 2017 nella distribuzione degli orari della giornata, salvo un calo della fascia tra le 7 e le 9 mattina (dal 13% al 7% del totale) ed un aumento della fascia dalle 9 alle 12 (dal 10% al 13% del totale). Nel complesso, dunque, gli utilizzatori sembrano essersi distribuiti più omogeneamente tra le fasce orarie, utilizzando maggiormente le vetture nella fascia intorno all'ora di pranzo.Dal punto di vista dell'utilizzo nel corso della settimana, ciascuno dei sette giorni della settimana pesa tra il 13% ed il 16% del totale. Va sottolineato, spiegano gli esperti di Aniasa, che questo valore, pur essendo nel complesso molto uniforme, vede degli scostamenti anche rilevanti tra i diversi operatori, ognuno dei quali ha quindi un proprio modello di business o una specifica fascia di utilizzatori.La speranza è, dunque, che a tendere questo tipo di servizio possa crescere attraverso un aumento della base utenti. Al momento, purtroppo, non si può ancora definire un fenomeno di massa, ma solo adatto a una clientela giovane e sempre connessa. Tra dieci anni, però, forse non sarà più così. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/sharing-mobility-2624508665.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="abbiamoportato-gli-scooter-elettrici-in-italia-fanno-45-chilometri-all-ora-con-zero-emissioni" data-post-id="2624508665" data-published-at="1763757381" data-use-pagination="False"> «Abbiamoportato gli scooter elettrici in Italia: fanno 45 chilometri all'ora con zero emissioni» Wikicommon Parliamo con Maurizio Pompili, Country Manager per l'Italia del Gruppo Cooltra, azienda leader in Europa nel settore dello scooter sharing, grazie a una flotta di più di 4.500 mezzi elettrici presenti a Barcellona, Madrid, Valencia, Roma, Milano e Lisbona.Cosa ci può dire dell'andamento del business dello sharing a 2 ruote in Italia?«L'Italia rappresenta un mercato strategico per la nostra crescita e continueremo a investire nel nostro paese. Lo scooter sharing elettrico è un fenomeno che rappresenta, secondo i dati, solo l'1% dei veicoli in sharing al momento, ma è in rapida crescita: una realtà che sta conquistando la fiducia di un numero sempre maggiore di utenti. Riteniamo che i servizi di scooter sharing elettrico che garantiamo a Milano e Roma siano uno dei fattori stimolanti che contribuiscono ad incoraggiare stili di vita sostenibili e green. Fra l'altro, eCooltra, si conferma leader europeo nel segmento dello scooter sharing elettrico raggiungendo i 500.000 utenti registrati tra Italia, Spagna e Portogallo. Un eccezionale risultato raggiunto grazie al continuo impegno nel fornire un servizio puntuale, ecosostenibile, flessibile, economico e rapido per spostarsi nelle grandi città come Milano, Roma, Barcellona, Madrid e Lisbona senza stress».Il vostro utente, in media, quanti minuti di noleggio usufruisce a testa?«Non è possibile esprimere una media in minuti, ma possiamo senz'altro affermare che i nostri utenti utilizzano il nostro servizio di scooter sharing elettrico un minimo di 5 volte al mese».Che novità riserva eCooltra per l'Italia?«Sono tre le novità importanti. Il considerevole incremento del numero di scooter: abbiamo quasi triplicato il numero di scooter elettrici che mettiamo a disposizione dei nostri utenti: 800 mezzi in totale divisi equamente tra Milano e Roma a conferma che siamo in continua crescita e sviluppo. Ciò significa, in entrambe le città, anche un importante ampliamento delle zone servite da eCooltra dove è possibile trovare e noleggiare, per i minuti che si desiderano, uno scooter 100% green. La totale sostituzione dei mezzi con l'introduzione dei nuovissimi scooter elettrici Askoll: la scelta è 100% Made in Italy. Dopo un'attenta selezione abbiamo scelto la società italiana ASKOLL EVA quale partner ideale per la realizzazione di uno scooter elettrico interamente personalizzato eCooltra per configurazione, equipaggiamento e layout. Il modello Askoll si è rivelato il più adatto per la sua flessibilità ad adattarsi all'orografia della viabilità cittadina di Milano e Roma, per essere maggiormente scattante assicurando, quindi, una reazione più veloce alla partenza e per essere dotato di batterie molto più leggere e rimovibili, a garanzia di una più rapida e agevole sostituzione per essere sempre disponibile al noleggio. Gli scooter sono stati personalizzati secondo le esigenze degli utenti di eCooltra: la sella è stata ampliata e allungata e integrano un sofisticato sistema computerizzato che si interfaccia con la nuova app. Lo scooter di Askoll in dotazione per gli utenti di eCooltra, progettato e prodotto interamente in Italia, è dotato di motore elettrico brushless a magneti permanenti, non emette CO2, non rilascia odori né è rumoroso come un classico scooter a benzina. Raggiunge una velocità massima di 45 km/h ed è dotato di ruote grandi a doppia mescola, morbide ai lati, più rigide al centro che assicurano grande stabilità di guida. E infine, il completo rinnovo della app eCooltra che, ora, risulta decisamente più veloce e facile da utilizzare. Oltre ad aver implementato la fruibilità dell'applicazione, eCooltra ha pensato di rinnovarne il look & feel rendendolo ancora più accattivante e coerente con i colori istituzionali, il design e l'iconografia degli scooter stessi: un importantissimo intervento per valorizzare la User Experience che ha reso la navigazione ancora più intuitiva, veloce e dinamica».
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.