2020-11-17
Servizi: Pd e 5 stelle dimezzano il blitz di Conte
Giuseppe Conte e il direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, Gennaro Vecchione (Ansa)
Il Copasir, informato all'ultimo, convoca Gennaro Vecchione per riferire sull'Istituto italiano di cybersecurity.L'idea risale al 2017, quando al vertice del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) c'era Alessandro Pansa. Già il prefetto pensava a una ente giuridico come una fondazione in grado di riunire attorno allo stesso tavolo le imprese tricolori impegnate nella cybersecurity: la componente accademica, la ricerca scientifica e ovviamente i rappresentanti dell'intelligence. Insomma, un modello inclusivo non dissimile da quanto sperimentato nei Paesi anglosassoni. Così in manovra compare l'articolo 96 che sancisce la nascita dell'Istituto italiano di cybersecurity (Icc) a cui va nella prima versione della bozza una dotazione di 210 milioni di euro in cinque anni. Con la specifica che tra i fondatori della fondazione c'è il nome del premier, Giuseppe Conte. Il contenuto dell'articolo richiama in gran parte il lavoro di Pansa, con la differenze dell'inclusività. Infatti, a quanto risulta alla Verità la decisione del blitz e della stesura dell'articolo relativo non è stata condivisa. Il Copasir sarebbe stato avvisato praticamente a cose fatte. Stesso discorso anche per il Cisr, il comitato interministeriale della sicurezza. Insomma, l'alter ego di Conte sui temi dell'intelligence. Un mossa che non è andata giù alle due controparti che devono aver notato per l'ennesima volta la prassi di prendere decisioni unilaterali in tema di servizi. Esattamente come è avvenuto lo scorso 29 luglio, quando il premier ha modificato senza avvisare il Parlamento i termini statutari sulle nomine e proroghe dei vertici delle Agenzie. Un blitz che ha suscitato malumori non solo tra le fila dell'opposizione ma anche tra quelle del Pd, sebbene l'intervento del Copasir non sia riuscito a far fare marcia indietro. I partiti sollecitati alla fine non hanno promosso emendamenti in grado di sterilizzare l'intervento del governo mirato a prolungare l'incarico del numero uno dell'Aisi e preparare il terreno per la riconferma di Gennaro Vecchione a capo del Dis. Vedremo se a questo ultimo sgarbo istituzionale seguiranno delle conseguenze. Intanto, il comitato del Parlamento avrebbe già convocato Vecchione per avere informazioni sulla fondazione e condividere con i rappresentanti dell'Aula maggiori spunti sull'evoluzione futura dall'ente.Prima reazioni concrete invece ci sono state all'interno della maggioranza stessa. Nell'ultima bozza della manovra, quella pronta per il pre Cdm e dunque arrivata ieri sera sul tavolo dei ministri la fondazione Icc rimane nella sua struttura, ben delimitata dentro il perimetro complessivo orchestrato dal vice direttore, Roberto Baldoni, ma subisce un drastico taglio dei fondi. Che da 210 passano a 10 milioni all'anno fino al 2025. Non è del tutto chiaro se il pressing sia arrivato dal Pd o dai 5 stelle. Più probabile che a premere su Conte siano stati entrambe i partiti preoccupati dall'attivismo e l'individualismo del premier. Va segnalato che da tempo la maggioranza e non solo vorrebbe aprire il tema delle nomine dei vice direttori vacanti. Anche Fratelli d'Italia si è messo con una interrogazione a firma Adolfo Urso. «Il ritardo della decisione nel campo della intelligence lascerebbe scoperto per troppo lungo tempo posizioni chiave che in alcun modo posso essere oggetto di baratto e di equilibrio all'interno della maggioranza o tra fazioni di essa ma che devono invece rispondere solo a criteri di indubbi professionalità ed esperienza», tanto più che si tratta di «incarichi volti ad assicurare il massimo presidio di sicurezza nazionale e internazionale», ha concluso la scorsa settimana il senatore di Fdi. Mentre scriviamo il consiglio dei ministri è ancora in corso e la frattura nella maggioranza potrebbe allargarsi. Ha fatto eco ad esempio l'articolo pubblicato online da Umberto Rapetto l'ex generale esperto di crimini cyber. «Perché creare un burosauro da milioni di euro», si è chiesto analizzando il Dna della fondazione in via di costituzione. «Cosa si vuol far credere quando si dice che il neonato Iic deve agevolare anche il conseguimento dell'autonomia, nazionale ed europea, riguardo a prodotti e processi informatici di rilevanza strategica», si chiede dalla colonne di StartMag diretto da Michele Arnese, «a tutela dell'interesse della sicurezza nazionale nel settore, quando non abbiamo più una industria italiana che progetti e produca davvero e non si limiti a ritargare creazioni cinesi, coreane, israeliane o statunitensi?». Rapetto colpisce nel segno. Quale sarà il ruolo di Leonardo o di altre aziende addentro al tema. Se si parte con le idee confuse il rischio è che diventi un luogo di poltrone e non di innovazione.