
Sì, nell'era cristiana si combatteva con ferocia, ma persino l'orrore era meno estremo di quello dell'epoca postmoderna, che ha cancellato la religione. La scomparsa del sacro ha prodotto il Novecento: secolo del male, delle trincee e dell'incubo nucleare.GratitudineL'assetto emozionale che funziona meglio di tutti è la gratitudine. Se siete credenti siate grati a Dio, altrimenti alla natura o all'universo. La gratitudine, che otteniamo concentrando l'attenzione su quello che abbiamo, è l'assetto di neurotrasmettitori che aumenta la nostra potenza. Siamo grati di qualche cosa, ora, subito: io sto scrivendo, ho le dita, le mani, gli occhi, il computer. Voi state leggendo, avete anche voi avete queste quattro cose. La gratitudine: dire grazie per ogni cosa ci aiuta a mantenere quello che c'è di positivo nella nostra vita e ad aumentarlo. Teniamo l'attenzione concentrata su quello che abbiamo, sulla bellezza di respirare, sulla bellezza di sentire il pavimento sotto ai piedi, sulla bellezza, al mattino, di svegliarci nei nostri letti e andare a lavarci i denti con l'acqua pulita, il dentifricio e lo spazzolino e diciamo grazie. A puro titolo di marketing informo che in autunno uscirà il mio libro, Invictus. Istruzioni per diventare invincibile, sul potere di gratitudine (fede), ottimismo (speranza), generosità e perdono (carità).GuerraNella fantascienza qualcuno costruisce la macchina del tempo. E a questo punto arriva la domanda: se potessi tornare indietro nel tempo per modificare un unico episodio, cosa vorresti cambiare? Ponendo che questa possibilità riguardi solo gli ultimi 120 anni, non avrei dubbi. Vorrei essere a Sarajevo il 28 giugno 1914, e fermare lo studente serbo-bosniaco Gavrilo Princip, che in quella data maledetta uccise l'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria, e sua moglie Sofia. Questo scatenò la prima guerra mondiale, 70 milioni di uomini mobilitati, 9 milioni di soldati uccisi, 5 milioni di civili uccisi. La prima guerra mondiale fu una guerra disumana. Me ne parlava mio padre, quando camminavamo sui prati del Carso: sotto l'erba su cui il nostro cane correva felice c'erano state le trincee. Uomini erano morti, erano impazziti, erano stati mutilati in una guerra disumana. Fino a quel momento avevamo avuto guerre di tutti i tipi, molte di una ferocia e di una crudeltà spaventosa, ma erano ferocia e crudeltà a misura d'uomo, dato che l'uomo è potenzialmente feroce e crudele. Fino alla prima guerra mondiale, però, i soldati o erano vivi o erano morti, e fino a quando nessuno li ammazzava erano vivi. Potevano stare al sole, potevano camminare nell'erba, potevano orinare in un fosso o contro un albero, ogni tanto potevano mettere le mani su un pollo, ogni tanto dormivano. C'erano battaglie, che potevano durare un'intera giornata, in alcuni casi due, eccezionalmente tre, e poi c'era tutto il resto del tempo che non era battaglia. Nelle trincee i soldati non erano né vivi e morti. Alcune battaglie sono durate mesi, mesi durante i quali era impossibile dormire. Si sviluppava quindi un particolare tipo di demenza, dovuta al disturbo post traumatico da stress per i bombardamenti e il terrore che si sommava alla mancanza di sonno. In Italia questi pazienti gravemente dementi erano chiamati dispregiativamente «scemi di guerra». In Austria volenterosi medici li rimandavano alle trincee grazie a una terapia fatta di dolorosissime scosse elettriche, che, peraltro, spesso non funzionava. Nei mesi in cui durava la battaglia il soldato doveva urinare e defecare nella trincea. I soldati morti di enterocolite si sommano a quelli ammazzati dai proiettili, e quelli ammazzati dai proiettili sono uno sterminio, dato che la guerra consisteva nell'uscire dalle trincee e correre contro i reticolati sotto il fuoco delle mitragliatrici. Con il termine piede da trincea si indicava un particolare tipo di patologia dei piedi sempre a bagno nel fango mischiato a escrementi sul fondo delle trincee, che poteva arrivare fino alla gangrena. Nella sua mostruosa disumanità la prima guerra mondiale ha comunque avuto il pregio di essere l'ultima guerra in cui il numero di civili ammazzati è stato inferiore al numero di militari, anche calcolando lo sterminio degli armeni in Turchia. Nella seconda guerra mondiale e nelle successive sono soprattutto civili a morire, sotto i bombardamenti di fame, nelle deportazioni, nei campi di concentramento, a Hiroshima, a Dresda. Un milione di morti nell'assedio di Leningrado. Un milione di morti nell'assedio di Stalingrado. La crudeltà contro i civili diventa senza limiti, per questo il XX secolo è stato chiamato dallo storico Alain Besançon il secolo del male. La sociologia ha inventato scuse storiche: la Germania è impazzita per le umiliazioni inenarrabili e la miseria altrettanto inenarrabile subita con il trattato di Versailles, dopo la prima guerra mondiale. Nulla di tutto questo giustifica un campo di sterminio. E, soprattutto, la ferocia del Giappone è stata inenarrabile e il Giappone non aveva perso la prima guerra mondiale. Come ha spiegato Besançon, esiste il male, e dove non ci sia un'etica religiosa a smussarlo, il male si scatena.Se qualcuno avesse fermato il maledetto studente che uccise l'arciduca e la sua sposa, non avremmo avuto la prima guerra mondiale. Non avremmo avuto la rivoluzione d'ottobre: le figlie dello zar sarebbero invecchiate rubandosi i fidanzati per la gioia dei giornali di gossip. Lenin non avrebbe fatto impiccare 40.000 persone a Sebastopoli. Non avremmo avuto i gulag staliniani. Non ci sarebbe stato lo sterminio degli ucraini mediante la fame. Adolf Hitler sarebbe rimasto a Vienna a fare acquerelli. Buchenwald sarebbe il nome di un bosco e Auschwitz il nome di una fattoria. Non avremmo imparato a uccidere i civili del nemico. Non avremmo imparato a danneggiare il loro patrimonio genetico. Con la bomba atomica sganciata sul Giappone per vincere la guerra, oppure sull'arcipelago Marshall o sul Kazakistan per vedere come funzionava, per la prima volta nella storia la deformità dei neonati, il cancro e la leucemia sono diventati un effetto della guerra. A questo si aggiunge il cosiddetto agente arancio, il defoliante usato in Vietnam, a sua volta teratogeno. Le nostre guerre sono diventate disumane. Crudeli erano sempre state, ma ora sono disumane. Essere diventati postcristiani ha scatenato l'apocalisse, non solo dalle due terrificanti religioni atee del XX secolo, comunismo e nazismo, ma anche dalle democrazie. L'arcipelago Marshall, l'isola di Bikini, usato al di fuori di una guerra, per decine e decine di esperimenti nucleari, con tutto il loro corredo di cancro, leucemia e malformazioni, è forse l'esempio più clamoroso. Postcristiani vuol dire che abbiamo perso la cavalleria. Anche l'aborto volontario è una terrificante perdita di cavalleria. E invece può e deve esistere un'etica della guerra, perché sia pure con la morte nel cuore, quando l'oscurità avanza le guerre devono essere fatte. Esistono mostri e qualcuno deve fermarli. Per insegnarci la guerra esistono i Santi armati. Come ha spiegato Gilbert Keith Chesterton, perché una storia funzioni, perché di notte restiamo svegli per arrivare fino a pagina successiva, perché entri nei nostri sogni, devono esserci tre personaggi: la principessa, San Giorgio, il drago. Ogni romanzo deve conoscere il principio dell'amore e della battaglia, deve esserci una principessa, l'oggetto da amare e per il quale battersi, deve esserci il drago, il potere che la tiene in ostaggio, e deve esserci lui, San Giorgio, che è colui che ama e combatte. Non è possibile amare qualcuno senza essere disposto a combattere. Non è possibile combattere se non si ama.A puro scopo di marketing, informo che spiego le linee dell'etica della guerra nel libro Arduin il rinnegato, e il concetto che l'aborto è una perdita di cavalleria nel libro Hania. C'è rimasto il fantasy a parlare di coraggio, lealtà e soprattutto cavalleria: i forti usano la loro forza per proteggere i più deboli. Anche fino alla morte.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.