2023-10-23
«Con i suoi folli divieti la Ue sta affossando la nostra agricoltura»
Luigi Scordamaglia (Imagoeconomica)
L’ad di Filiera Italia Luigi Scordamaglia: «Bruxelles mette limiti all’uso della chimica nei campi, ma non chiede reciprocità ai produttori extra europei».La Commissione europea fa melina sul glifosato, poi però assesta colpi durissimi all’agricoltura. Impone la rotazione dei cereali, fa salire a bordo dei pescherecci il Grande fratello, prosegue nella sua linea di ridurre la produzione europea per obbedire alla nuova religione verde, aprendosi all’importazione di prodotti che non hanno gli standard richiesti nel Continente. Il danno per l’Italia, il Paese che ha il maggior valore aggiunto dall’agroalimentare, è enorme. L’Europa delle contraddizioni che da una parte vuole vietare fitofarmaci e concimi assestando un altro colpo alle produzioni, dall’altra vuole prolungare di altri dieci anni la licenza al glifosato, un potente e «sospetto» erbicida di cui la Bayer tedesca è, via Monsanto, il principale produttore. Se n’ è discusso il 13 ottobre; come sempre si è scelto di non scegliere. Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, il più consistente e di gran lunga aggregato che mette insieme agricoltori e trasformatori, è la «sentinella» tecnica dell’Italia su queste faccende. Con lui partiamo dalla contraddizione «chimica» di Bruxelles.Diversi studi, da Divulga ad Agrofarma, hanno detto che con la riduzione di fitofarmaci si rischia di avere il 70% in meno di pomodori, di uva; il 40% in meno di grano. L’Europa ha deciso di essere totalmente dipendente dall’importazione?«Non da oggi diciamo, sia come Filiera Italia che come Coldiretti, che il regolamento noto come Sur, tanto caro a Frans Timmermans, avrebbe portato conseguenze disastrose. Avevamo avvertito che tagliare gli agrofarmaci senza creare alternative in un momento in cui il cambiamento climatico ha portato nei campi patologie e parassiti “alieni” avrebbe portato a un drammatico crollo della produzione. Ma c’era a Bruxelles un signore - che per fortuna ora sta facendo campagna elettorale in Olanda - che ci dava degli oscurantisti, dei retrogradi. Ora si sono messi nero su bianco i numeri. Nessuno di noi è contrario alla riduzione di agrofarmaci o più semplicemente della chimica in campo, ma a due condizioni: che si creino alternative credibili e che qualsiasi decisione di limitazione che si prende in campo fitosanitario, ambientale, ma anche veterinario, sia resa immediatamente applicabile a tutte le importazioni da Paesi terzi».L’Europa però vuole dare via libera al glifosato, un prodotto di sintesi che ha ormai 50 anni…«Giusta l’osservazione sui 50 anni. L’agricoltura - e quella italiana in particolare - ha fatto enormi progressi nell’uso dei pesticidi con abbattimenti in doppia cifra delle quantità utilizzate, e oggi si potrebbero adoperare prodotti di ultimissima generazione neppure parenti del glifosato. Allora è giusto chiedersi perché la Commissione è pronta ad allungare di altri 10 anni il permesso di usare questo erbicida e nello stesso tempo si rallenta in ogni modo l’autorizzazione di prodotti alternativi. Sarà mica perché ci sono di mezzo le aziende produttrici del glifosato? La Commissione si trincera dietro un parere dell’Efsa (l’ente per la sicurezza alimentare, ndr) che pur riconoscendo che ci sono lacune sullo studio dell’uso del glifosato soprattutto in fase di pre-raccolta, sulla sua capacità di inquinare le falde acquifere, sulla distruzione di biodiversità, conclude il parere dicendo che non ci sono prove sufficienti che faccia male».E l’Italia?«Le attuali regole del gioco hanno fatto in modo che il voto non abbia avuto né una maggioranza a favore né una maggioranza contro, rimandando la decisione al cosiddetto Comitato di appello previsto per la prima metà di novembre, in cui però verosimilmente si prolungherà lo stallo, per cui c’è da attendersi che la dilatazione della licenza per altri 10 anni del glifosato passerà su iniziativa della Commissione. Al momento della votazione il governo Italiano ha espresso due riserve: che venga vietato qualsiasi uso in fase di pre raccolta, cioè quando stai per prelevare il prodotto e metterlo sul mercato, e che vengano accelerate le autorizzazioni di prodotti alternativi naturali che possano avviare una progressiva sostituzione della sostanza. L’auspicio è che la Commissione ne tenga conto, ma non sono ottimista. Una manina negli ultimi giorni prima del voto aveva già mitigato il divieto d’uso come disseccante - unica vera novità della proposta della Commissione - e questo non è accettabile perché su tale divieto non si può transigere visti i recenti studi che mostrano tracce crescenti di glifosato nel latte delle mamme che allattano al seno. E poi, ripeto, noi insistiamo sulle alternative».Che sono? «Si tratta di alternative tutte italiane ed efficacissime. L’acido pelargonico, prodotto da un’azienda italiana che ha investito miliardi in ricerca e innovazione, è una sostanza naturale ed altamente efficace che non ha nessuna di queste controindicazioni. L’Italia è leader nella produzione di tali sostanze a basso impatto ambientale ed elevata sicurezza. Purtroppo tutti si dicono favorevoli alla transizione verde, ma quando poi si toccano interessi di alcune multinazionali e Paesi del Nord Europa le nuove soluzioni vengono rallentate. Ricordiamoci cosa ha fatto il signor Frans Timmermans nei confronti degli Ngt o Tea (tecniche di evoluzione assistita). È arrivato a ricattare il Parlamento europeo dicendo: o date il via libera alla riduzione dei fitofarmaci o non farò mai passare le Tea».Sono l’alternativa a Ogm e pesticidi?«Sì: si tratta di uno strumento fondamentale per garantire alle nostre colture maggiore resistenza alla siccità, ai parassiti e ai cambiamenti climatici facendo ridurre l’uso di pesticidi. Per dirla con semplicità, si tratta di tecniche di modifica di Dna intra-specie, non trans-specie. Noi pigliamo un grano e lo rendiamo in grado di resistere con le sue forze, non inseriamo come si fa con gli Ogm parti genetiche provenienti da altre specie. Se si va avanti così è evidente che molte multinazionali della chimica verranno penalizzate. E torniamo al glifosato: è poco efficace limitarne alcuni usi in Europa se poi consenti che il Canada continui ad usarlo per essiccare il grano importato».Insomma Bruxelles è in mano alle multinazionali?«Non ho detto questo, anche se sapere che una grandissima multinazionale alimentare a Bruxelles ha al suo servizio quasi tre volte più lobbisti rispetto al personale della nostra rappresentanza permanente, o che Bill Gates incontri ripetutamente - quasi fosse un capo di Stato - la presidente della Commissione, non mi tranquillizza. Ripeto, c’è un elemento discriminante per capire da che parte si sta. Noi insistiamo perché su ogni provvedimento normativo del nostro settore ci siano le cosiddette clausole a specchio: se io vieto una cosa in Europa la vieto anche nei confronti di tutti prodotti che mi arrivano da qualsiasi parte». L’agricoltura per l’Europa non è più centrale?«L’uscita di scena di Timmermans dà speranza. Anche Ursula von der Leyen, sia pure tardivamente, sembra aver capito l’importanza dell’agricoltura. Col nuovo Parlamento e la nuova Commissione è possibile che si recuperi questa centralità».E in Italia?«Nei giorni scorsi, al Villaggio Coldiretti del Circo Massimo è avvenuto qualcosa di mai visto prima. Due milioni di italiani in tre giorni hanno voluto partecipare, approfondire, conoscere, gustare, condividere il mondo e i valori dell’agricoltura e dell’agroalimentare nazionale. Davanti a questa spontanea partecipazione, che non ha assolutamente pari nel Paese, nessuno può mettere in discussione la centralità e la forza del nostro settore. Questo governo sta prestando molta attenzione alla centralità agricola e alimentare, del resto l’agroalimentare, dal campo alla ristorazione, è il primo settore manifatturiero per fatturato ed occupazione. Sui contratti di filiera con le ultime modifiche del Pnrr sono stati aggiunti altri 2 miliardi rispetto allo stanziamento iniziale e questo vuol dire aver compreso che dare competitività a questa filiera vuol dire rilanciare il Paese»,Parliamo d’inflazione, di consumi. È uno scenario molto complicato non trova?«Assolutamente sì, purtroppo. Siamo in presenza di drammatici cali delle rese per le terribili condizioni climatiche e di altrettanto drammatici rincari dei costi di produzione. Quando il governo ci ha chiamato al tavolo anti inflazione noi abbiamo detto che ci stiamo, ma a una condizione: ci venga garantito che mai e poi mai si potrà chiedere alle fasi a monte della filiera di scendere con i prezzi sotto i costi di produzione e che venga sempre assicurata un’equa ripartizione del margine lungo tutta la filiera, a cominciare dalla fase agricola. Noi esigiamo che si faccia una lotta senza quartiere alle pratiche commerciali sleali ed abbiamo già cominciato a denunciare pubblicamente con nome e cognome ed alle autorità competenti chi non lo fa. E continueremo. Quanto ai consumi sono in drammatica contrazione».Che si può fare?«La prima cosa è non smantellare il sostegno all’agricoltura e più in generale alla filiera. Farlo vorrebbe dire legittimare una discriminazione sociale insopportabile: chi ha i soldi mangia bene e si permette l’eccellenza del made in Italy, chi non ha i soldi mangia male come purtroppo accade in altri Paesi. Un sostegno all’agroalimentare è un investimento in salute e un risparmio sulla spesa sanitaria futura».I prezzi continueranno a salire?«Purtroppo i continui fenomeni metereologici estremi e l’imprevedibilità del costo energetico alla luce dei recenti drammatici sviluppi del Medio Oriente non lasciano presagire nulla di buono. C’è poi un altro fattore che nessuno considera: oggi gli oneri finanziari, dopo le ripetute strette sui tassi, oltre a bloccare ogni investimento, hanno sostituito nei bilanci il boom passato dei costi energetici».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.