2023-07-28
Ci risiamo: la Scienza detta ai giornalisti gli articoli sul meteo
Appello di 100 studiosi ai media: «Non chiamatelo maltempo e proponete solo certe soluzioni». Eppure luglio è stato mite.È arrivato anche l’appello di un gruppo di talebani del clima. Rivolto ai giornalisti, perché parlino «delle cause della crisi climatica, e delle sue soluzioni», firmato da un centinaio di ricercatori e studiosi tra i quali il Nobel per la Fisica Giorgio Parisi e il meteorologo Luca Mercalli, il documento sembra la brutta copia degli inviti rivolti in epoca Covid a seguire i diktat delle autorità. Dopo aver accusato la categoria di utilizzare troppo spesso il termine «maltempo», invece di cambiamento climatico, i firmatari lamentano che gli articoli siano perlopiù sprovvisti di riferimenti alle cause dell’emergenza e alle relative soluzioni. «È come se nella primavera del 2020 i telegiornali avessero parlato solo di ricoverati o morti per problemi respiratori, senza parlare della loro causa, cioè del virus Sars-CoV-2, o della soluzione, i vaccini», scrivono. Ecco appunto, come allora bisognava parlare di una sola soluzione, il vaccino per tutti (sani, guariti, bambini), e non interrogarsi sulla necessità di attuare l’assistenza territoriale, di curare a domicilio i sintomatici con farmaci più efficaci di Tachipirina e vigile attesa, in modo da salvare più vite e non mettere in ginocchio la rete ospedaliera, così oggi ci viene detto che la lotta al cambiamento va fatta secondo le regole che dettano i quattro guru del green. Dal momento che «il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Ipcc) è chiarissimo su quali siano le cause principali del cambiamento climatico: le emissioni di gas serra prodotte dall’utilizzo di combustibili fossili», il gruppo dei 100 passa ad elencare le cose immediate da fare. «La rapida eliminazione dell’uso di carbone, petrolio e gas, e la decarbonizzazione attraverso le energie rinnovabili. È questa la strategia giusta per fermare l’aumento delle temperature, ed è tecnologicamente ed economicamente attuabile già oggi», fanno sapere professori di diritto comunitario, meteorologi, ricercatori nei settori della biologia marina e dell’ecologia, ma anche medici veterinari. L’hanno detto loro, quindi sono bandite le discussioni su soluzioni diverse. L’argomento è chiuso, per i cento «so tutto io», che pretendono di manovrare l’informazione così come è stato fatto durante la pandemia, censurando dibattiti e approfondimenti di studiosi e scienziati non allineati. «È nostra responsabilità», dichiarano, «come cittadini italiani e membri della comunità scientifica, avvertire chiaramente di ogni minaccia alla salute pubblica. Ed è dovere dei giornalisti difendere il diritto all’informazione e diffondere notizie scientifiche verificate. Il mese di giugno 2023 è stato, a livello globale, il più caldo da quando si registrano le temperature». In realtà, abbiamo vissuto un giugno un po’ freddino e con temperature non proprio sopra la media, anzi. Secondo i dati di Meteo.it, che abbonda in allarmi sulle ondate di calore, la media mensile di giugno è stata di 22,7° a Bergamo (lo scorso anno era 24,2°), di 24,5° a Novara (26,3° la media di giugno 2022) di 22° a Udine (24,1°un anno fa a giugno). Ma anche a Brindisi c’erano 22,8°, non i 25,5° di un anno fa. Forse le informazioni sul caldo infernale non sono così accurate, e se la volontà è di alzare i toni, esagerando sempre sull’emergenza, i cittadini possono sentirsi presi in giro. Preoccupazione che non sembra sfiorare i 100 dell’appello, animati dall’ormai diffuso catastrofismo: «Non sappiamo ancora quanti morti provocheranno le ondate di calore di questa estate». Vogliono che i media facciano da grancassa solo a soluzioni drastiche, per dare «a tutti e a tutte (mancava solo lo schwa, ndr) gli strumenti per comprendere profondamente i fenomeni in corso, sentirsi parte della soluzione e costruire una maggiore fiducia nel futuro».Bisognerebbe, allora, smorzare anche i toni. E non parlare di «eventi estremi», per tutto quello che si sta registrando questa estate. Luglio è stato decritto come rovente, infuocato, torrido, eppure sempre Meteo.it permette di comparare i dati attuali con quelli dello stesso mese di un anno fa e le sorprese non sono poche. La media mensile nel Nord Italia è di circa 2 gradi più bassa rispetto alla media 2022. Qualche esempio, destinato a confortare quanti non sentono poi così tanto caldo in queste settimane e forse si sentono un po’ presi in giro quando ascoltano i telegiornali. La media delle temperature di luglio, a Milano è stata di 26°. Lo scorso anno era di 28°. A Treviso, risulta di 25.5 °, due gradi in meno rispetto a luglio 2022 (27,4°). A Pordenone, la differenza è -2,3 gradi rispetto ai 27,8° di un anno fa. Luglio si chiude a Bologna con quasi un grado in meno (26,9°) rispetto ai precedenti 27,8°. Per non parlare di Trento e Bolzano, città con una media di 25,3° quando un anno fa era di 28,2°.Temperature meno calde anche a La Spezia, con una media di 26,8° (era 28,3°); a Genova con un grado in meno come a Viterbo. E se al Sud in diverse città si è alzata la colonnina di mercurio, anche di due gradi come a Bari che ha segnato 28,5° (era 26,6° un anno fa), a Napoli è stato di poco (28,4° rispetto a 28,2°) così pure a Cagliari (28,6° mentre a luglio 2022 era stata di 28°). Nord più al fresco, Sud che soffre con picchi di calore, ma senza raggiungere temperature invivibili, smentiscono la narrazione allarmistica di queste settimane. Sono urgenti interventi sul territorio e per contrastare il cambiamento climatico, però si dovrebbe discutere di tutte le soluzioni possibili senza silenziare i dibattiti con l’ennesimo appello fuori luogo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.