2023-01-18
Oddio, anche Schillaci ama i divieti. Riparte la crociata contro il fumo
In contrasto con le misure della manovra, arrivano limiti per chi fa uso di sigarette. Alla stretta non sfugge il tabacco riscaldato. E sulla carenza di medicinali il ministro critica i media. Sembra di sentire Roberto Speranza...L’audizione del ministro della Salute, Orazio Schillaci si è trasformata in una crociata. Ieri in Commissione Affari sociali alla Camera dei deputati, l’apparentemente timido ministro ha sferrato due pesanti attacchi: il primo contro il fumo e il secondo contro la stampa, colpevole, secondo lui, di distorcere le informazioni a danno dei cittadini. Sul fumo il ministro è deciso ad affrontare la prevenzione e il contrasto del tabagismo con soluzioni che rischiano di produrre gli effetti opposti a quelli voluti. Schillaci intende infatti ampliare l’articolo 51 della legge Sirchia che vietava le sigarette nei locali pubblici al chiuso rendendola ancora più restrittiva. Le nuove misure estenderanno il divieto di fumo in luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza; elimineranno la possibilità di attrezzare sale fumatori nei locali chiusi; estenderanno il divieto anche alle emissioni dei nuovi prodotti non da fumo (sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato); estenderanno il divieto di pubblicità ai nuovi prodotti contenenti nicotina e ai device dei prodotti del tabacco riscaldato. Non solo, perché si prevede per questi ultimi anche una stretta fiscale con l’eliminazione di alcune esenzioni che li riguardano. Decisioni che vanno nettamente in contrasto con quanto stabilito dalla manovra finanziaria voluta dal governo. Le imposte per i tabacchi da inalazione senza combustione (riscaldatori di tabacco, come l’iQos di Philip Morris) sarebbero dovute arrivare al 40% dal primo gennaio 2023, ma il governo ha deciso di spalmare l’aumento nei prossimi quattro anni: al 36,5% dal 2023, al 38% dal 2024, al 39,5% dal 2025 e al 41% dal 2026. I giornali di sinistra come già scritto da La Verità, lo definirono un regalo alle industrie del tabacco, ma si trattava piuttosto di una scelta politica molto chiara, tesa a non ostacolare lo sviluppo tecnologico made in Italy portando comunque la tassazione al 41%, un punto in più rispetto a quanto aveva voluto il governo Draghi. Inoltre c’è anche un tema di salute pubblica: chi inizia a utilizzare sigarette elettroniche per smettere di fumare tabacco ha più probabilità di abbandonare le sigarette tradizionali che, come è noto, sono la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile in Italia. Incentivare le sigarette elettroniche quindi, serve a perseguire un obiettivo di welfare che però Schillaci sembra aver perso di vista. Oltretutto, la grande attrattiva del tabacco riscaldato deriva anche dalla possibilità di poterlo fumare all’interno dei locali pubblici. Negando questa possibilità molti lo abbandonerebbero per tornare alla sigaretta tradizionale. Il ministro insomma, appare quantomeno confuso e probabilmente si sta lasciando guidare da un ministero che nei suoi uffici rimane di fatto ancora a guida Roberto Speranza. Per quanto riguarda il tema dei farmaci carenti il copione è sempre lo stesso. La relazione di Schillaci sembra infatti essere dettata da Aifa, che in questi mesi, invece di risolvere il problema delle carenze ha impegnato il suo tempo a diffamare il lavoro dei media definendolo ingiustificatamente allarmistico. Parole ripetute anche dall’attuale ministro che in audizione ha detto: «Potremmo dire che a causa di una non appropriata informazione o “distorsione” mediatica, passa questo tipo di messaggio “mancano oltre 3.000 farmaci: antinfluenzali, ma anche antitumorali”: mentre il quadro corretto, invece, potrebbe essere così rappresentato “risultano presenti nell’elenco dei medicinali carenti, oltre 3.000 farmaci (tra farmaci carenti ed in cessata commercializzazione), per i quali è quasi sempre possibile ricorrere a equivalenti, o (nei rari casi in cui questi manchino) all’importazione dall’estero, o alla preparazione galenica”». E poi ha aggiunto: «Bisogna constatare che la comunicazione allarmistica sulle carenze di questi giorni sta generando quella che tecnicamente si chiama “carenza di rimbalzo”: l’accaparramento del farmaco da parte dei pazienti, preoccupati di avere a disposizione una scorta di un prodotto che sembrerebbe “a rischio”, rafforza il picco di domanda, e crea ulteriori tensioni nell’approvvigionamento». Insomma per Schillaci è tutta colpa della stampa. Sui vaccini poi, il ministro continua a servire risposte in linea con il governo precedente: «La massiccia adesione alla campagna vaccinale anti Covid-19 ha permesso di tornare a vivere senza le limitazioni del passato. Tuttavia, non bisogna abbassare la guardia». Negando di fatto gli errori sulle chiusure e su come il virus abbia continuato a circolare nonostante l’alto tasso di vaccinazione. Schillaci infine è intervenuto sul problema del personale sanitario promettendo di impegnarsi a «garantire adeguate risorse al sistema soprattutto nelle specialità e negli ambiti disciplinari che oggi registrano scarse adesioni» senza però spiegare in che modo. C’era grande attesa per l’audizione del ministro della Salute che aveva l’occasione di segnare la discontinuità con l’esecutivo precedente e con gli errori del passato, ma alla fine del suo intervento il dubbio sorge spontaneo: sicuri che a parlare fosse Orazio Schillaci e non Roberto Speranza?
(Ansa)
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