
Il capo del governo spagnolo: nessuno deve informare le donne sui possibili rischi.Il premier spagnolo Pedro Sánchez ha annunciato che sottoporrà al Congresso una proposta di riforma costituzionale per includere il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza nella Carta fondamentale del Paese. L’obiettivo del governo è «consacrare la libertà e l’autonomia delle donne» e proteggere legalmente l’accesso all’aborto, in risposta «all’offensiva politica» del Partido Popular e di Vox.Secondo fonti della Moncloa, l’iniziativa nasce dopo la mozione approvata dal Comune di Madrid, guidato dal Pp, che obbliga le strutture sanitarie a informare le donne che intendono abortire sull’insorgenza di presunti rischi dovuti a una sindrome post abortiva. Il fatto è che tale sindrome non è riconosciuta nella letteratura medica e scientifica, perciò - e qui si inserisce il primo ministro spagnolo - «l’esecutivo impedirà che le donne che vogliano interrompere la gravidanza ricevano informazione falsa e senza evidenza scientifica». Il progetto di riforma prevede, inoltre, che tutte le informazioni fornite in materia di Ivg (Interruzione volontaria di gravidanza) abbiano una base scientifica e siano sostenute da istituzioni internazionali come l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Associazione americana di psichiatria (Apa), che non riconoscono l’esistenza della cosiddetta «sindrome post aborto».Se approvata, la Spagna diventerebbe il secondo Paese europeo, dopo la Francia, a inserire esplicitamente il diritto all’aborto nella Costituzione. Per entrare in vigore, la riforma necessita di una maggioranza qualificata dei due terzi del Congresso dei deputati, il che rende indispensabile il sostegno del Partido Popular.La posizione dei Popolari appare tuttavia divisa. Il leader del partito, Alberto Núñez Feijóo, aveva dichiarato nei mesi scorsi di voler evitare che la questione dell’aborto fosse oggetto di «interferenze politiche», escludendola dai temi discussi nel congresso nazionale del partito tenutosi lo scorso luglio. Ciò nonostante, la direzione del Pp ha votato a favore della mozione proposta da Vox al Comune di Madrid, scatenando una nuova polemica nazionale.Il testo approvato nella capitale prevede che le donne che intendono sottoporsi a un’Ivg siano informate sui presunti effetti della «sindrome post aborto», tra cui si annoverano «depressione, senso di colpa, isolamento, anoressia o bulimia» e altre condizioni psicologiche. Queste affermazioni, secondo la comunità scientifica, non trovano alcun riscontro né nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Dsm), principale classificazione dei disturbi mentali utilizzata negli Stati Uniti, né nel Cie-11, adottato in Europa.Il governo Sánchez intende ora introdurre un quadro normativo che renda obbligatoria la verifica scientifica di qualsiasi informazione medica fornita alle pazienti che richiedono un’interruzione di gravidanza. Secondo fonti dell’esecutivo, il provvedimento sarà accompagnato da una clausola di garanzia volta a impedire che amministrazioni locali o regionali possano introdurre disposizioni contrarie ai principi stabiliti dalla legge nazionale.L’aborto è stato depenalizzato in Spagna nel 1985, dopo una sentenza della Corte costituzionale che aveva stabilito la legittimità della procedura in determinati casi. Nel 2014, il ministro della Giustizia del governo popolare di Mariano Rajoy, Alberto Ruiz-Gallardón, aveva presentato un progetto di riforma volto a restringere l’accesso all’aborto, ma il piano fu ritirato a seguito delle proteste e lo stesso ministro rassegnò le dimissioni.
Maurizio Landini (Ansa)
- Aumentano gli scontenti dopo il divorzio dalla Uil. Ma il leader insiste sulla linea movimentista e anti Meloni In vista di elezioni e referendum è pronto a imporre il fedelissimo Gesmundo come segretario organizzativo.
- Proteste contro l’emendamento che chiede di comunicare 7 giorni prima l’adesione.
Lo speciale contiene due articoli.
Da mesi, chi segue da vicino le vicende del sindacato e della politica economica del Paese si pone una domanda, se vogliamo banale: ma è possibile che di fronte alla trasformazione della Cgil in una sorta di movimento d’opposizione al governo, ai continui no rispetto a qualsiasi accordo o contratto di lavoro che possa coinvolgere la Meloni e a cospetto di un isolamento sempre più profondo, non ci sia nessuno che dall’interno critichi o comunque ponga qualche domanda a Maurizio Landini?
2025-11-16
Borghi: «Tassare le banche? Sostenibile e utile. Pur con i conti a posto l’Ue non ci premierà»
Claudio Borghi (Ansa)
Il senatore della Lega: «Legge di bilancio da modificare in Aula, servono più denari per la sicurezza. E bisogna uscire dal Mes».
«Due punti in più di Irap sulle banche? È un prelievo sostenibilissimo e utile a creare risorse da destinare alla sicurezza. Le pensioni? È passato inosservato un emendamento che diminuisce di un mese l’età pensionabile invece di aumentarla. La rottamazione? Alla fine, anche gli alleati si sono accodati». Claudio Borghi, capogruppo della Lega in commissione Bilancio del Senato e relatore alla legge di bilancio, sciorina a raffica gli emendamenti di «bandiera» del suo partito con una premessa: «Indicano una intenzione politica che va, poi, approfondita». E aggiunge: «Certo, la manovra avrebbe potuto essere più sfidante ma il premier Giorgia Meloni non ha fatto mistero di volerci presentare nella Ue come i primi della classe, come coloro che anticipano il traguardo di un deficit sotto il 3% del Pil. Io, però, temo che alla fine non ci daranno alcun premio, anche perché, ad esempio, la Bce ha già premiato la Francia che ha un deficit superiore al nostro. Quindi, attenti a non farsi illusioni».
Roberto Fico (Ansa)
Dopo il gozzo «scortato», l’ex presidente della Camera inciampa nel box divenuto casa.
Nella campagna elettorale campana c’è un personaggio che, senza volerlo, sembra vivere in una sorta di commedia politica degli equivoci. È Roberto Fico, l’ex presidente della Camera, candidato governatore. Storico volto «anticasta» che si muoveva in autobus mentre Montecitorio lo aspettava, dopo essere stato beccato con il gozzo ormeggiato a Nisida, oggi scaglia anatemi contro i condoni edilizi, accusando il centrodestra di voler «ingannare i cittadini». «Serve garantire il diritto alla casa, non fare condoni», ha scritto Fico sui social, accusando il centrodestra di «disperazione elettorale». Ma mentre tuona contro le sanatorie, il suo passato «amministrativo» ci racconta una storia molto meno lineare: una casa di famiglia (dove è comproprietario con la sorella Gabriella) è stata regolarizzata proprio grazie a una sanatoria chiusa nel 2017, un anno prima di diventare presidente della Camera.
Edmondo Cirielli e Antonio Tajani (Ansa)
L’emendamento alla manovra di Fdi mira a riattivare la regolarizzazione del 2003. Così si metterebbe mano a situazioni rimaste sospese soprattutto in Campania: all’epoca, il governatore dem Bassolino non recepì la legge. E migliaia di famiglie finirono beffate.
Nella giornata di venerdì, la manovra di bilancio 2026 è stata travolta da un’ondata di emendamenti, circa 5.700, con 1.600 presentati dalla stessa maggioranza. Tra le modifiche che hanno attirato maggiore attenzione spicca quella di Fratelli d’Italia per riaprire i termini del condono edilizio del 2003.
I senatori di Fdi Matteo Gelmetti e Domenico Matera hanno proposto di riattivare, non creare ex novo, la sanatoria introdotta durante il governo Berlusconi nel 2003. Obiettivo: sanare situazioni rimaste sospese, in particolare in Campania, dove la Regione, all’epoca guidata da Antonio Bassolino (centrosinistra), decise di non recepire la norma nazionale. Così migliaia di famiglie, pur avendo versato gli oneri, sono rimaste escluse. Fdi chiarisce che si tratta di «una misura di giustizia» per cittadini rimasti intrappolati da errori amministrativi, non di un nuovo condono. L’emendamento è tra i 400 «segnalati», quindi con buone probabilità di essere discusso in commissione Bilancio.






