
È scontro nella maggioranza. Il leader dei 5 stelle vuole cancellare la norma sui capitali esteri, il collega fa muro: «Il testo è quello». E va a Bolzano. Il premier prova a mediare: «Nuovo cdm domani». Scoppiano i casi Ischia e Rc auto.Il governo sembra lì lì per rompere sul più bello. Quando c'è da rispondere punto per punto all'Europa, che invia la lettera di reprimenda consapevole di mettere sale sulla ferita tra Lega e 5 stelle.Ma sembra rompere nel momento in cui il lavoro di messa a punta della manovra in Parlamento deve entrare nel vivo, tra l'altro a due giorni dall'aver incassato la benedizione della banche tricolore e del sistema finanziario (nostrano) storicamente alquanto ostile ai populisti.Eppure ieri alla sortita di Luigi Di Maio - che mercoledì sera pur di rinnegare la parte del decreto fiscale relativa al rientro di capitali all'estero ha ventilato l'ipotesi di una manina - Matteo Salvini ha fatto muro. Mentre il numero uno dei grillini chiedeva di indire un nuovo consiglio dei ministri per correggere ciò che improvvisamente non gli andava più bene, Salvini ha risposto: «Nessun cdm domani, (oggi, ndr)», lanciando il messaggio alle agenzie appena dopo che il sottosegretario 5 stelle all'Economia, Laura Castelli, aveva ulteriormente alzato i toni. «Il testo del decreto va cambiato, altrimenti non lo votiamo», ha esclamato rispondendo a sua volta alle missive del collega Massimo Garavaglia, che aveva appena sbugiardato Di Maio. «C'è un problema politico», ha pensato bene di sintetizzare la Castelli, costringendo a intervenire il premier, Giuseppe Conte. Da Bruxelles questi ha tentato una mediazione e ha provato a gettare acqua sul fuoco: crisi di governo? «Prospettiva improbabile e futuribile». Poi ha aggiunto: «Il presidente del Consiglio sono io e decido io», e alla fine ha convocato per domani mattina una nuova riunione del cdm. Riunione alla quale Salvini rinuncerà, anche se ha tenuto a precisare che farà uno squillo di telefono a Conte perché «apprezzo il lavoro che sta facendo ed è una persona squisita», ha detto il numero uno della Lega, specificando che il governo durerà cinque anni. Certo, quando Conte ha bisogno di ricordare a tutti che lui è il premier, significa che per primo ne ha qualche dubbio; allo stesso modo, ribadire la certezza che la durata della legislatura non è in discussione lascia più di un dubbio sugli sviluppi futuri. E apre all'ulteriore battibecco. Di Maio alza il tono e spiega che l'impennata dello spread sia da ricondurre alle tensioni dentro al governo e non ai numeri della manovra. Un gioco a rimpiattino che rischia di rompere la corda. Si crea infatti un effetto catena. Tanto che ieri, al di là di quello del condono, si sono aperti anche i fronti Ischia, Rc auto e persino tunnel del Brennero. Garavaglia riprende infatti la polemica contro il decreto salva case abusive nell'isola campana promosso dalla componente grillina del governo. Fuoco amico anche sull'articolo del decreto fiscale che mira a rimodulare le tariffe dell'assicurazione auto. «Una norma mai vista, né condivisa. Quindi, il problema non esiste», ha aggiunto Garavaglia. Nei documenti ufficiali ci sono sono poche righe. Ma le dichiarazioni del leader grillino, secondo il quale «le assicurazioni Rc auto saranno eque finalmente, perché in alcuni posti si pagava davvero troppo», hanno scatenato tra gli addetti ai lavori e i consumatori le ipotesi più varie. Tra queste quella della «tariffa unica», cioè senza le distinzioni territoriali che penalizzano soprattutto gli automobilisti meridionali. Ovviamente la Lega insorgerebbe con l'obiettivo di salvaguardare il proprio elettorato. Motivo in più per inviare al premier ulteriori segnali di fastidio. Raffiche da mitragliera, insomma, improvvise e nella forza di certo inaspettate. A tutte queste sollecitazioni, Conte ha risposto con il medesimo tono di voce di sempre: «Non stravolgerò certo i testi. So cosa abbiamo deliberato, so quali erano gli accordi a monte», ha aggiunto nel tentativo di calmare le acque: «Nessuna crisi di governo, dimostreremmo passione, senso di responsabilità e lungimiranza». Ma il secondo tentativo non è durato molto. In tarda serata si è diffuso un possibile clamoroso orientamento da parte della Lega: «Non ci sarà nessuno di noi in consiglio dei ministri», pare abbiano ragionato nel Carroccio, «senza la presenza di Matteo Salvini», puntualizzando quanto poco tempo prima Salvini aveva dichiarato. In pratica le ore non hanno limato le distanze. Anzi, Di Maio via Facebook ha risposto: «Tempo per vederci può trovarlo». Il muro, insomma, è rimasto alto e, a differenza della tattica dello sbarramento di gomma delle ultime settimane, a dividere le due componenti di governo sembrano ora esserci dei mattoni. E Silvio Berlusconi ci sguazza: «Siamo alle comiche»Non sappiamo se ciò porterà a un vero e proprio divorzio o una prova di forza alla quale la Lega non vuole sottrarsi. Probabile che abbia compreso che il testo della manovra sia da risistemare. Il taglio delle tasse è stato deludente e i lavoratori dipendenti non vedono almeno per il 2019 benefici all'orizzonte. Pagare più tasse per il reddito di cittadinanza non piace a quel che resta alla borghesia media. Tanto meno scoprire che con la scusa di tagliare le pensioni d'oro (idea portata avanti dalla coppia Boeri-Di Maio) alla fine il Mef blocchi la rivalutazione delle pensioni. Mica d'oro, ma già a partire da 2.800 euro, cioè di gente che ha sempre rispettato le regole. Non solo quelle contributive. Ecco: di interventi da fare ce ne sono molti. Vedremo se il ring sarà il governo o il Parlamento.
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