2019-02-07
Salvini si difende sul caso Diciotti. E intanto arriva un’altra inchiesta
In giunta al Senato la memoria tecnica: il governo si è mosso unicamente «per finalità di pubblico interesse» Indagato con Alfonso Bonafede per il video sull'arrivo di Cesare Battisti. I pm: niente reato. Ma decide il Tribunale dei ministri.Nella questione della nave Diciotti il governo italiano si è mosso «solo ed esclusivamente per tutelare gli interessi nazionali», dopo che Malta ha deciso di non ottemperare ai suoi doveri e comunque in un quadro di politica estera tutelato dalla Costituzione. Altro che codice penale, insomma. Nella memoria tecnica presentata ieri dal ministro degli Interni Matteo Salvini alla giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato, lo scenario in cui si sarebbe compiuto il presunto «sequestro di persona» ai danni dei migranti cambia completamente da quello disegnato dal Tribunale dei ministri di Catania e torna nel suo alveo evidente ai più fin da subito: quello di un governo che governa. Ma ieri, ecco la notizia di una sorta di tenaglia giudiziaria contro il leader del Carroccio, indagato con il collega Alfonso Bonafede per il video dell'arrivo di Cesare Battisti a Ciampino. La Procura di Roma ha proposto l'archiviazione, non ravvisando alcun dolo nelle immagini che «umilierebbero» la dignità del pluriomicida. Ma anche qui, come a Catania, il Tribunale dei ministri è libero di ribaltare la faccenda e chiedere l'autorizzazione a procedere. La memoria di ieri non comprende la parte di difesa più politica, che SaIvini giocherà più avanti, ma si accompagna in modo significativo a due documenti firmati rispettivamente dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dall'altro dal vicepremier Luigi Di Maio, oltre che dal ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. La memoria non entra nel merito della sussistenza o meno del reato di sequestro e neppure contiene alcun attacco ai giudici. Il documento ripercorre i momenti salienti dell'arrivo dei migranti da Malta in Italia e sottolinea la responsabilità per gli oneri di prima accoglienza che sono sempre stati in capo al governo maltese, anche quando la Diciotti aveva già attraccato a Catania il 20 agosto 2018. Si documenta così che l'Italia ha portato fin da subito all'attenzione dei partner europei i problemi della vicenda, per ottenere la soluzione di una evidente controversia internazionale. La memoria, dopo aver citato anche le fonti che testimoniano il dirottamento della nave dalle autorità maltesi verso l'Italia, dimostra come ogni azione del titolare del Viminale abbia avuto «esclusivamente una finalità di pubblico interesse».Salvini sottolinea poi che nella controversia con Malta, ogni decisione presa dal governo del quale fa parte «rientra in via esclusiva nella intangibile competenza sottesa alle scelte dello Stato Italiano di esercitare le proprie prerogative nell'ambito appunto dei principi ispiratori della Carta costituzionale». Inoltre il ministro degli Interni spiega che la questione della redistribuzione dei migranti tra i vari Paesi europei rappresenta il punto di partenza e di arrivo di ogni atto compiuto dal Viminale, in accordo con gli altri componenti del governo .In questa logica, la memoria ripercorre anche altri atti del governo sul tema come la «nota verbale» del 19.08.2018 (n. 6707) della Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea, per far capire che non si era in presenza di una mera personale iniziativa politica del ministro, bensì di una iniziativa dello Stato, conforme a una precedente prassi che si è consolidata a livello di consuetudine.Partito per aumentare la sicurezza dell'Italia, Matteo Salvini rischia intanto di scoprire sulla propria pelle che il problema della sicurezza ora sarebbe lui. Il ministro degli Interni è anche sotto inchiesta per aver (forse) violato, insieme al collega della Giustizia, Alfonso Bonafede, la dignità del pluriassassino Cesare Battisti, al momento del suo rientro in Italia. Tutta colpa di un video di poco meno di quattro minuti, in realtà una specie di promo della Polizia, che Bonafede ha veduto bene di postare sulla propria pagina Facebook. Salvini vi compare pochi secondi, su un palchetto ministeriale montato a Ciampino da mani zelanti, e in realtà non sembra proprio mancare di rispetto alla dignità del detenuto. Il giorno del presunto fattaccio è il 15 gennaio scorso, quando il delinquente comune, ma travestito da «politico», Battisti, viene portato in Italia dalla Bolivia, con scalo a Ciampino e poi volo a Oristano, dove sconta i suoi tre ergastoli. Anche per un assassino spietato e che ha sempre irriso la giustizia italiana, valgono una serie di norme penali, dell'ordinamento penitenzario e perfino del codice deontologico dell'ordine dei giornalisti, che sono state scritte nel corso degli anni per tutelare la dignità dell'arrestato. In sostanza, le immagini degli arresti, specialmente quelle delle manette, e le foto segnaletiche, andrebbero evitate, a meno che siano funzionali a individuare nuovi colpevoli o prevenire nuovi reati. Ma che cosa avrebbero combinato i due ministri gialloblù? Nel video si vede il momento del fotosegnalamento, con tanto di poliziotti in posa, e poi anche l'attimo in cui gli prendono le impronte digitali. Il tutto con musichetta. Dopo le polemiche, Bonafede si è scusato: «Il video aveva il fine di dare un tributo alla polizia. Non mi è piaciuto e riguardandolo non mi piace». Invece di finire lì, ecco apparecchiato un nuovo agguato giudiziario alla «comparsa» Salvini. L'Unione delle camere penali presenta una denuncia alla procura di Roma contro i due ministri. I pm della Capitale iscrivono in gran segreto i due denunciati sul registro degli indagati, ma poi propongono l'archiviazione per mancanza di dolo. Adesso però la palla passa al Tribunale dei ministri.
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