2021-02-18
Salvini ribalta la frittata sull’Europa: «Per fisco e cantieri ne serve di più»
Il leader leghista non raccoglie la puntura di Mario Draghi sull'irreversibilità della moneta unica e spiazza tutti invitando a seguire Bruxelles dove fa bene. Intanto Alberto Bagnai mette in guardia sul ritorno del patto di stabilità.Matteo Salvini avanza la sua candidatura a mutuare da Ronald Reagan un soprannome: un'avversaria dell'allora presidente Usa, la democratica Patricia Schroeder, lo definì una volta, pensando di criticarlo e invece rivolgendogli involontariamente un complimento destinato a fare epoca, l'appellativo di «presidente al teflon», intendendo che nulla poteva rimanergli attaccato, incrostarlo, danneggiarlo, proprio come un'ottima padella antiaderente. Quarant'anni dopo, in Italia, avanza l'esperimento di un Salvini-teflon. I compagni di strada del governo di unità nazionale si coalizzano contro di lui? I giornali, con particolare zelo del gruppo Gedi (Stampa e Repubblica) lo aggrediscono? Lo stesso Mario Draghi gliene combina tre in pochi giorni, prima confermando Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, poi bloccando lo sci, e infine rifilandogli in Aula un calcetto negli stinchi che proprio non era necessario, evocando religiosamente «l'irreversibilità dell'euro»? Salvini, davanti a tutto ciò, non fa una piega e va avanti per la sua strada, pensando al consenso del mondo produttivo, non solo a Nord. Anzi, pochi minuti dopo la fine dell'intervento di Draghi, isola chirurgicamente le parti positive del discorso del premier, e le riassume in un tweet di sostegno, ignorando invece i passaggi più indigesti: «Più salute e meno tasse, più rimpatri e meno burocrazia, più cantieri e meno sprechi, responsabilità e rispetto nei confronti delle future generazioni, orgoglio di essere italiani. Ottimo punto di partenza. La Lega c'è!». Più tardi, ospite a Skytg24, il segretario della Lega articola e rafforza il posizionamento: «Sono contento di non aver lasciato alla sola sinistra la gestione in un momento così delicato per l'Italia». Il leader leghista è convinto che chi ha un'impresa a rischio di chiusura non voglia essere trascinato in dibattiti sull'eternità della moneta europea. Anzi, Salvini sembra perfino divertito dall'improvvisa e stravagante passione di alcuni per l'argomento: «Quello dell'euro non è un tema di attualità: io mi occupo di salute, scuola e lavoro, lascio ai filosofi le dissertazioni sulla moneta». E ancora, con un filo di ironia, congedandosi dai cronisti: «Draghi ha sempre ragione. Vi voglio bene». In serata, in Aula, Salvini conferma toni e contenuti, pur non arretrando rispetto alle sue posizioni storiche. Citazioni iniziali altissime, Benedetto Croce («la religione della libertà») e Alcide De Gasperi («la civiltà occidentale va difesa a ogni costo»). Sull'Europa, il leader leghista è netto: si possono «cedere quote di sovranità se è democratica l'entità a cui si conferisce questa sovranità». E ancora: «L'Europa che vogliamo è quella della crescita e del benessere: non quella dell'austerità e dei vincoli». Quindi, «la fiducia del primo partito vuol dire dare più fiducia all'Italia in Europa: se l'Europa crea lavoro, viva l'Europa; se invece sbaglia a comprare i vaccini, criticarla è un diritto e un dovere».Poi il capitolo Covid: «Non ci interessa se ha sbagliato Bruxelles o Arcuri: bene fanno i governatori se si guardano intorno per recuperare vaccini». A seguire, la staffilata ai virologi star: «Evitare presenze televisive di esperti pronti a terrorizzare il popolo».Salvini ha insistito sul no a nuove tasse («no a nuove patrimoniali, a tasse sulla casa o sui conti correnti»), e sulla riduzione di quelle esistenti, a partire dall'Irpef: «Per noi sarà il primo grande successo, se il governo farà questo». Sulle grandi opere, pur senza citarli, Salvini è andato all'attacco dei grillini: ha preannunciato una visita a Chiomonte per la Tav («ce la chiede l'Europa», ha ironizzato), e poi ha messo in fila Gronda, Pedemontana, Ponte sullo Stretto («Questa è Europa e sviluppo, crescita e lavoro»).Capitolo finale sull'immigrazione: «I confini italiani sono confini europei. Sentire Draghi parlare di espulsioni e rimpatri ci riempie di orgoglio». Tra gli altri interventi leghisti, da segnalare Alberto Bagnai, che ha lasciato a verbale almeno due annotazioni assai rilevanti. Primo: nessuno deve «rinunciare alla propria identità», occorre essere «uniti nella diversità». Secondo: il senatore leghista ha richiamato Draghi a un impegno ineludibile per evitare che i famigerati parametri del patto di stabilità tornino in vigore troppo presto e addirittura immutati: «Altrimenti il progetto europeo sarà messo a rischio e non da chi avrà esercitato la sua critica», ma proprio dagli europeisti più ottusi, ha fatto intendere Bagnai, che ha concluso con un eloquente «I fatti parleranno per lei». Poi il capogruppo a Palazzo Madama Massimiliano Romeo: «I cittadini chiedono di accantonare i conflitti e le divisioni, e di fare gioco di squadra. È quello che la Lega farà con il suo governo». Sull'Europa, Romeo ha tenuto il punto: «Chiediamo di stare in Europa da italiani, così come i francesi ci stanno da francesi e i tedeschi da tedeschi». Si prosegue oggi alla Camera, dove tra gli altri, oltre al capogruppo Riccardo Molinari, parlerà Claudio Borghi, che ieri, sui social, ha messo nero su bianco un mix di ironia, critica argomentata e saggio realismo: «Al netto delle prevedibili parentesi euroreligiose che non hanno alcun effetto pratico su quanto questo governo deve e può fare, il discorso di Draghi, se pur lontano dai deliri di Conte, lascia molti punti vaghi. Mi aspettavo aspetti assai più puntuali da chi ha poco tempo». E ancora, disincantato e pragmatico: «Ma davvero c'è qualcuno che pensa che Draghi avrebbe potuto esordire dicendo che l'euro salterà?».