2020-09-12
Salvini non può parlare, ma va tutto bene
Altra aggressione al leader leghista: una folla di esagitati lancia pomodori e gli impedisce di fare un comizio a Torre del Greco. In 48 ore il capo dell'opposizione ha subito due attacchi, ma quando la forza viene usata contro la destra non s'indigna nessuno. Continuano le aggressioni a Matteo Salvini: ieri mattina un suo comizio a Torre del Greco è durato cinque minuti. Il leder della Lega era in provincia di Napoli per le regionali del 20 settembre, ed era appena stato a Vietri e a Pompei, ma già al suo arrivo a Torre gli era stata sconsigliata una visita al mercato perché era presidiato da un corteo con un centinaio di manifestanti, molti dei quali attivisti dei centri sociali. Quando poi l'ex ministro è salito sul palco, su cui campeggiava la scritta premonitrice «Zero chiacchiere», altre centinaia di contestatori armati di fischietti e perfino di una zampogna, si sono fatti sotto alla struttura e hanno coperto la sua voce con fischi, slogan, improperi («razzista!» «buffone» «pezzo di merda!» «Le-ga, Le-ga, vaffanculo!») e con il lancio di qualche pomodoro. L'obiettivo era evidente: non far parlare Salvini. Che in effetti ha potuto pronunciare poche battute. A una donna che gli gridava contro più da vicino, ha detto: «Signora, vuole sapere perché comunque abbiamo già vinto? Perché se qui ci fossero Matteo Renzi, Vincenzo De Luca o Luigi De Magistris voi non stareste qui ad urlare e a fare casino. Sareste a casa, al negozio o a studiare, sempre che il ministro Lucia Azzolina permetta la riapertura delle scuole. Ma noi faremo di tutto per mandare a casa la Azzolina. E se ci date una mano mandiamo a casa anche quel chiacchierone di De Luca». Quindi si è rivolto al grosso dei contestatori: «Eccoli, gli amichetti di De Luca, che non hanno una mazza da fare dalla mattina alla sera: reddito di cittadinanza e nulla più. I cori dedicateli a De Luca, che vi ha rubato il voto per 50 anni».Ma l'aggressività dei contestatori è aumentata. Così Salvini non ha potuto fare altro che scendere dal palco, risalire in auto e allontanarsi verso altri centri del Napoletano. «Chi lancia pomodori, insulta e minaccia», ha poi commentato a freddo il leader leghista, «non protesta ma è solo un incivile». Ha aggiunto: «Tornerò a incontrare le persone per bene, che sono la maggioranza degli abitanti pacifici, silenziosi e laboriosi di Torre del Greco» e ha ringraziato alcune donne «che mi hanno restituito il rosario che mi era stato strappato dal collo l'altro ieri». Il 9 settembre Salvini era già stato aggredito a Pontassieve in provincia di Firenze, da una trentenne di origine congolese che per strada l'aveva maledetto e per l'appunto gli aveva strappato camicia e rosario. Proprio ieri Renzi aveva dichiarato: «La Lega cerca di strumentalizzare quell'episodio e di far credere che la Toscana sia terra di facinorosi, ma questo atteggiamento le si rivolterà contro».In realtà è evidente solo che l'ostracismo antileghista non è un'esclusiva della Toscana. A Foggia ieri un ragazzo che stava facendo volantinaggio per il partito di Salvini è stato schiaffeggiato da un uomo. Sembra di essere tornati ai tempi cupi in cui dibattiti e assemblee venivano ammorbati dal divieto di «agibilità politica» per chiunque non fosse di sinistra. Anche se non è certo la prima volta che al leader leghista viene impedito di parlare. In passato, ci sono state decine di episodi. Fin da quello, grave, dell'autunno 2014 a Bologna, quando un Salvini da pochi mesi divenuto segretario era stato aggredito da alcune decine di attivisti dei centri sociali che gli avevano impedito di avvicinare un campo rom, e poi avevano cercato di farlo uscire dall'auto spaccandogli a sprangate il parabrezza e il lunotto posteriore.Com'era accaduto sei anni fa, anche ieri la sinistra democratica è evaporata: nessuna solidarietà al capo della Lega. Al contrario, sedicenti esponenti del progressismo italiano continuano ad attaccarlo per l'episodio di Pontassieve: «Se quella è stata un'aggressione», ha sostenuto il regista Gabriele Muccino, «come definiamo la condotta di continua aggressione di Salvini?». Anche l'ex sindacalista Giorgio Cremaschi ha preferito schierarsi con «la piccola donna coraggiosa e indignata che gli ha strappato quel rosario, che lui brandisce come un manganello». Né ci si poteva attendere una vera condanna dell'aggressione da parte di Stefano Feltri, direttore del debenedettiano Domani, che infatti ha manifestato «solidarietà, ma fino a un certo punto». Sinceri democratici, non c'è che dire. Provate solo a immaginare che cosa sarebbe accaduto all'Italia antifascista se a Pontassieve o a Torre del Greco, al posto del capo della Lega, ci fosse stato Nicola Zingaretti.