L’Italia vince nel finale in Moldova. Ora la Norvegia a San Siro e poi i playoff

Per ottantotto minuti lo Zimbru Stadium ha raccontato una storia già vista: un’Italia padrona del pallone, costantemente nella metà campo avversaria, ma incapace di trasformare il dominio in qualcosa di concreto. Solo nel finale, quando la serata sembrava destinata a chiudersi con l’ennesimo passo falso in trasferta, sono arrivate le due zampate che hanno salvato il risultato e, in parte, anche la faccia della Nazionale. Prima Mancini, poi Pio Esposito nel recupero: due colpi di testa per risolvere un match che ha messo in luce più problemi che certezze.
Gattuso aveva scelto un undici molto offensivo, quasi un 4-2-4 mascherato, per cercare di sbloccare subito la gara contro l’ultima del girone. Scamacca e Raspadori davanti, Orsolini e Zaccagni larghi, Tonali e Cristante a dirigere: una squadra costruita per aggredire. L’Italia lo ha fatto, almeno nelle intenzioni: baricentro alto, tanti uomini sopra la linea del pallone e una spinta costante sugli esterni. Ma l’azione è rimasta lenta, prevedibile, soffocata dagli spazi intasati e dalla serata ispirata del portiere moldavo Cojuhar, bravo a respingere tutto ciò che gli azzurri sono riusciti a costruire.
Nel primo tempo le occasioni sono arrivate più per inerzia che per brillantezza. Raspadori e Scamacca hanno impegnato il numero uno di casa, Cristante ha sfiorato il palo dal limite, poi Mancini ha avuto sui piedi – e non sulla testa – la chance più grande, calciata alta da pochi passi. L’unico vero brivido dalle parti di Vicario è arrivato da Postolachi, ma anche quella fiammata non è bastata a cambiare l’inerzia di una gara che l’Italia controllava senza però riuscire a graffiare.
La ripresa è proseguita sulla stessa falsariga: possesso quasi esclusivo, ma ritmo compassato e tante scelte sbagliate negli ultimi metri. L’ingresso di Pio Esposito e Retegui ha aggiunto fisicità in area, mentre Politano e Dimarco hanno dato più profondità sulle corsie. Gattuso ha spinto tutto quello che poteva sulla scacchiera, finché la diga moldava – dopo quasi un’ora e mezza di resistenza – non ha ceduto. A due minuti dal novantesimo, sull’ennesimo cross dalla sinistra, Mancini si è avventato sul pallone con un tuffo di testa che ha finalmente sbloccato la partita. Poco dopo, in pieno recupero, un altro cross – questa volta dalla destra – ha trovato la zampata decisiva di Pio Esposito.
Una vittoria arrivata con enorme fatica, che vale la quinta consecutiva dell’era Gattuso ma non cambia lo scenario: la Norvegia, travolgente contro l’Estonia, resta irraggiungibile nella differenza reti. Per evitare i playoff servirebbe un improbabile 9-0 nell'ultimo match del girone in programma domenica sera a San Siro proprio contro Haaland e compagni. Lo ha ribadito anche il ct, furioso per i fischi piovuti dagli spalti: «Ho sentito quello che hanno detto i tifosi, è una vergogna che ci dicano andate a lavorare. Una vergogna: non lo accetto ma noi andiamo avanti. Io ho visto un'Italia che ha giocato, loro non hanno mai tirato in porta» ha sbottato a Rai Sport. E poi, sulla formula: "Ai miei tempi la miglior seconda andava direttamente al Mondiale, oggi è cambiato tutto".
Il futuro è quindi nei playoff di marzo, dove l’Italia sarà testa di serie in semifinale. L’avversaria arriverà dalle quattro ripescate della Nations League – tra cui spiccano i nomi, non proprio rassicuranti, di Galles, Romania, Svezia e Irlanda del Nord. In caso di passaggio del turno, la finale potrebbe riproporre incroci antichi e dolorosi: le proiezioni attuali indicano Macedonia o Scozia come possibili rivali.












