2024-09-05
Sala rovina il rientro agli automobilisti: «supertassa» sui Suv e ticket la domenica
Il sindaco annuncia nuovi rincari e prova a incolpare il governo. «Ci dà pochi soldi». Intanto i mezzi pubblici collezionano ritardi.Milano off limits. Nella capitale mondiale dei divieti è pronto quello nuovo: l’area C a pagamento per le automobili anche il sabato e la domenica. Lo ha annunciato il sindaco Giuseppe Sala, che spesso utilizza la tattica della frase buttata lì per anticipare la stangata nel tentativo di ammortizzare la reazione. «Dobbiamo far pagare i ticket anche nel weekend», ha scandito alla commemorazione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, gettando le basi per un’ulteriore chiusura nella Cerchia dei Navigli, secondo la filosofia del «chi entra paga». Come se l’aumento a 7,50 euro entrato in vigore solo un anno fa fosse uno scherzetto, in attesa del possibile passaggio alla cifra tonda «dieci» in occasione delle Olimpiadi invernali del 2026.L’ennesimo balzello dovrebbe diventare ufficiale a inizio anno nuovo per soddisfare la feroce bulimia di denaro dell’amministrazione rossoverde, impegnata a fare cassa anche su chi sceglie il capoluogo lombardo per lo shopping del fine settimana. I primi ad essere penalizzati dalla decisione, tutta politica, sono i commercianti che temono una significativa frenata degli affari. A Sala tutto ciò interessa il giusto. Lui spiega che l’Area C a pagamento sette giorni su sette (dalle 7.30 alle 19.30) serve «per continuare a investire sul trasporto pubblico, anche perché stiamo ricevendo sempre meno soldi dal governo». Prova a caricare la decisione sulle spalle di Giorgia Meloni, ma neppure lui ci crede e aggiunge: «È un’assenza che dura da anni». È singolare notare che nella sua mente liberal la metropoli più europea d’Italia, con una marcia in più e con una narrazione (in parte fasulla) da Swinging London, debba confidare nell’assistenzialismo romano.Il provvedimento in arrivo ha scatenato la reazione dell’opposizione di centrodestra. «Il balzello è un classico per la sinistra, una vera follia per noi», sottolinea Samuele Piscina, segretario provinciale della Lega. «Come al solito per fare cassa la giunta penalizza i cittadini, e chi lavora e produce in città come i commercianti. Così si colpiranno non solo gli abitanti del Municipio 1, tra i quali i residenti nelle case popolari, costretti a rimanere chiusi nella Cerchia anche nel weekend per non pagare la gabella, ma anche il tessuto economico che subirà un’altra scelta sconsiderata. Questa è un’ulteriore vessazione per i milanesi». La Lega è pronta ad avviare una petizione per chiedere al sindaco di tornare sui suoi passi. Ma un’altra trappola è all’orizzonte: una mozione, firmata da tutta la maggioranza, chiede «provvedimenti che programmino una adeguata maggiorazione della tariffazione della sosta su strada». In concreto (e in concomitanza con la sparizione di centinaia di posti auto per far largo alle ciclabili dadaiste di Pierfrancesco Maran) è in arrivo l’aumento dei ticket dei parcheggi, cominciando dai Suv. Saranno infatti le vetture con peso superiore a 1,6 tonnellate a sperimentare la novità; Suv elettrici e non, che vedranno triplicare le tariffe «indipendentemente dalla residenza o domiciliazione del proprietario». Una decisione demagogica che non scoraggerà certo lo scorrazzare delle Maserati dei calciatori o le Porsche dei nottambuli di professione e avrà ancora una volta impatto zero sulla tutela dell’ambiente.Milano rimane infatti la quinta città più congestionata del mondo dopo Rio de Janeiro, Città del Messico, Bogotà, Istanbul, in lotta con San Paolo. E lo è anche per via delle politiche oniriche delle ultime tre giunte di sinistra. Secondo una stima dell’Aci, in città circolano un milione di mezzi privati (750.000 auto e 250.000 fra moto, scooter, monopattini); dieci anni fa, agli albori della sgangherata strategia pseudo-green, il totale era di 945.000, il 5% in meno. A questi vanno aggiunti camion e furgoni che, complice il boom dell’e-commerce, sono cresciuti da 63.000 a 66.000. Un fallimento in piena regola. Tempo fa Marco Mazzei, presidente della Commissione mobilità del Comune, ha dovuto ammettere: «Quando ho letto quei dati sono rimasto abbastanza deluso».Questo perché l’efficienza Atm è un luogo comune che non resiste alla prova dei fatti: ingorghi, cantieri aperti a capocchia (in zona Sant’Ambrogio ce ne sono tre in contemporanea più quello eterno della metro 4), restrizioni, Ztl, non aiutano la fluidità e gli autobus cominciano ad avere ritardi sudamericani. Se ne sono accorti i cittadini esasperati che due mesi fa hanno varato un curioso gruppo Facebook dal nome «AspettaMi», sottotitolo «Milanesi in attesa dei bus». La pagina cresce in modo esponenziale e il 26 settembre gli abbonati scontenti terranno una manifestazione in piazza. La priorità di Vanity Sala è ancora una volta vietare per monetizzare. Un imprinting della sinistra meneghina, nei confronti della quale i cittadini mostrano un’ironica diffidenza. Nei giorni scorsi in alcune zone di Milano sono comparsi cartelli con limiti di velocità 3,0 km e 5,0 km. Qualche buontempone ha incollato una virgola alle segnalazioni ufficiali mandando nel panico gli automobilisti. Una burla presa sul serio; a Gotham City una simile fesseria potrebbe perfino avverarsi.
Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)
Il presidente di Generalfinance e docente di Corporate Finance alla Bocconi Maurizio Dallocchio e il vicedirettore de la Verità Giuliano Zulin
Dopo l’intervista di Maurizio Belpietro al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, Zulin ha chiamato sul palco Dallocchio per discutere di quante risorse servono per la transizione energetica e di come la finanza possa effettivamente sostenerla.
Il tema centrale, secondo Dallocchio, è la relazione tra rendimento e impegno ambientale. «Se un green bond ha un rendimento leggermente inferiore a un titolo normale, con un differenziale di circa 5 punti base, è insensato - ha osservato - chi vuole investire nell’ambiente deve essere disposto a un sacrificio più elevato, ma serve chiarezza su dove vengono investiti i soldi». Attualmente i green bond rappresentano circa il 25% delle emissioni, un livello ritenuto ragionevole, ma è necessario collegare in modo trasparente raccolta e utilizzo dei fondi, con progetti misurabili e verificabili.
Dallocchio ha sottolineato anche il ruolo dei regolamenti europei. «L’Europa regolamenta duramente, ma finisce per ridurre la possibilità di azione. La rigidità rischia di scoraggiare le imprese dal quotarsi in borsa, con conseguenze negative sugli investimenti green. Oggi il 70% dei cda delle banche è dedicato alla compliance e questo non va bene». Un altro nodo evidenziato riguarda la concentrazione dei mercati: gli emittenti privati si riducono, mentre grandi attori privati dominano la borsa, rendendo difficile per le imprese italiane ed europee accedere al capitale. Secondo Dallocchio, le aziende dovranno abituarsi a un mercato dove le banche offrono meno credito diretto e più strumenti di trading, seguendo il modello americano.
Infine, il confronto tra politica monetaria europea e americana ha messo in luce contraddizioni: «La Fed dice di non occuparsi di clima, la Bce lo inserisce nei suoi valori, ma non abbiamo visto un reale miglioramento della finanza green in Europa. La sensibilità verso gli investimenti sostenibili resta più personale che istituzionale». Il panel ha così evidenziato come la finanza sostenibile possa sostenere la transizione energetica solo se accompagnata da chiarezza, regole coerenti e attenzione al ritorno degli investimenti, evitando mode o vincoli eccessivi che rischiano di paralizzare il mercato.
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