2024-10-08
Sala lascia i milanesi senza medico di base
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Ansa)
Per andare a visitare un malato nell’area C (che in teoria servirebbe a proteggere la salute dei residenti), i dottori devono pagare un ticket. L’Ordine insorge: «Ci chiedono di versare una gabella per fare il nostro lavoro». E alcuni pazienti si trovano privi di cure.«Noi costretti a pagare per svolgere un servizio pubblico». In estrema sintesi è ciò che scrive il presidente dell’Ordine provinciale dei medici chirurghi e odontoiatri, Carlo Rossi, con una lettera aperta indirizzata al sindaco di Milano Beppe Sala. I medici non ne possono più dei disagi legati all’Area C e ai parcheggi. Scrivono: «Basta gabelle sul lavoro dei medici di fatto costretti a pagare per svolgere un servizio pubblico».Se addirittura i medici, in una lettera tanto decisa quanto gentile, dicono al sindaco Sala che non ne possono più e non riescono a lavorare possiamo augurarci che il medesimo sindaco Sala – il quale sembra indifferente di fronte ai tanti proclamati disagi di altre categorie –, almeno questa volta, di fronte a coloro che si occupano della salute delle persone, porga un minimo in più di attenzione? Se non lo facesse – cosa che non ci meraviglierebbe più di tanto, perché la sua furia green non tiene in considerazione nulla essendo incontenibile – cadrebbe in una totale contraddizione con sé stesso dato che da anni predica che le sue misure sono adottate per la salute dei cittadini milanesi (quando è stato dimostrato ampiamente che le sue misure hanno prodotto risultati quasi pari a zero). Ebbene, le sue misure per la salute mettono i bastoni fra le ruote di coloro che, per professione, curano la salute dei milanesi stessi. Bel circolo vizioso, neanche un enigmista dei più bravi sarebbe riuscito a costruire una situazione in cui il cane si morde la schiena perché la coda l’ha mangiata in un attimo. Se se ne accorgono lo assumono a La settimana enigmistica nella nuova rubrica «Crea un assurdo circolo vizioso». Un medico di medicina generale o di pediatria possono usufruire di un pass relativo alla zona di residenza ed eventualmente di un altro per lo studio convenzionato ma, come rivelano i medici nella lettera, «in questo periodo di drammatica carenza dei medici, i pazienti non cambiano i loro medici nemmeno se cambiano zona di residenza e il medico si trova in carico pazienti sparsi su tutto il territorio cittadino» e, quindi, per andare a visitare un paziente devono pagare la gabella. Veramente siamo oltre il sopportabile. Di fronte alle proteste dei commercianti di corso Buenos Aires, la via commerciale più lunga di Milano e non solo, la risposta del sindaco è stata l’intensificazione dei lavori in corso Buenos Aires stesso. Chi l’attraversa, come il sottoscritto, praticamente tutti i giorni, sa che a confronto il labirinto nel quale si perse Teseo era uno scivolo per bambini: qui, più che il filo d’Arianna, ci vorrebbe una corda da ormeggio di transatlantico di ragionevolezza che, evidentemente, non c’è.I medici, oltre ai vari problemi che abbiamo detto, hanno anche quello delle multe digitali. «Il medico che utilizza il contrassegno spesso viene pure multato. Certo, se poi fa ricorso la multa viene annullata appellandosi all’ordinanza, peccato che il ricorso, oltre che sottrarre tempo al medico, abbia anche un costo, in tasse, spesso superiore all’importo della multa, rendendo sconveniente avviare le legittime procedure di ricorso». Cornuti e mazziati. Ma, onestamente, vi pare possibile che un medico, ripeto, un medico, che deve visitare un suo paziente debba non poter disporre di un accesso incondizionato alle vie della città e parcheggiare dove e quando vuole rispettando, ovviamente, parcheggi destinati a forze dell’ordine o a disabili, o passi carrai? Se espone sull’auto l’appartenenza all’Ordine dei medici e, magari, un cartello nel quale si espliciti che sta svolgendo una visita, non può essere questo sufficiente a superare tutti quegli ostacoli assurdi, ingiusti e irragionevoli che gli vengono posti nell’esercizio del suo lavoro? Occhio, perché il medico svolge un servizio pubblico, non privato, e in quanto tale gli va riconosciuto, in concreto, di poterlo svolgere facilitando il suo lavoro e non complicandolo. Il quoziente intellettivo richiesto per comprendere questa cosa è molto inferiore a quello dell’orango tango Sandy che, in una trasmissione televisiva, ha battuto uno dei candidati umani. Qualcuno ha sostenuto che questo candidato si occupasse di viabilità in una metropoli.Questa situazione costringe il medico «a revocare i pazienti che si trovano fuori zona, lasciandoli senza medico». Misure per la salute che impediscono il lavoro a chi cura la salute. Lo ripetiamo perché per arrivare a questo punto di assurdità ce ne voleva, ce n’è voluto, ma ce l’hanno fatta: ci sono arrivati. C’è poi la situazione dell’Area C per la quale non è prevista alcuna deroga per l’accesso per prestazioni sanitarie domiciliari dei medici stessi, costretti a pagare il ticket come qualsiasi altro transito «oltre, in molti casi, a trovarsi costretti a sostituire vetture perfettamente funzionanti per poter accedere all’interno dell’Area C». La lettera dei medici si chiude in modo molto urbano e gentile chiedendo al sindaco di «trovare la soluzione che lei riterrà più opportuna al fine di evitare situazioni di difficoltà dei medici e dei suoi cittadini». Questa gentilezza, di fronte a tale e tanta assurdità, risulta pari alla incapacità di comprendere i problemi reali con la mente confusa e appannata dalle manie green. Speriamo che il sindaco ascolti almeno i medici perché, ascoltando loro, ascolterebbe anche i pazienti che hanno bisogno di cure. È un sindaco di sinistra: dovrebbe avere a cuore le sorti dei più deboli tra i quali rientrano, a pieno titolo, i malati bisognosi di cure. Stiamo a vedere.
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