
Il resto d'Europa si accorda sui flussi vacanzieri con accordi fra nazioni, Italia completamente estromessa. Il governo non fa i voucher, dispone rimborsi miseri e 5 miliardi di aiuti. I concorrenti francesi ne avranno 18. Se Teresa Bellanova, l'agricola, piange, Enrico Francecshini, il colto con l'aria di uno che non ha fatto mai vacanze, quando parla di turismo non ride. Ha provato a spiegare che c'è una «poderosa manovra da 5 miliardi a vantaggio del settore» ma deve aver convinto pochi: dai bus per i tour cittadini - che minacciano di chiudere le aziende - ai cinque stelle (in senso di hotel) è un coro di proteste. I provvedimenti presi dal governo non servono. Tanto per avere un'idea: hanno destinato 25 milioni di euro a fondo perduto per operatori turistici e agenzie di viaggio, quando il danno stimato solo per questo settore è di almeno 15 miliardi. Gian Marco Centinaio, leghista e predecessore di Franceschini come ministro anche del Turismo, è tranchant: «Tra buoni vacanze a carico degli operatori, la goccia nel mare dei danni delle agenzie, la cassa integrazione che non incide sulle criticità verrebbe da pensare, se non fosse incompetenza da brividi, che hanno deciso di far morire il turismo». Rincara il rappresentante dei tour operator Pier Ezhaya: «Ci offrono come ristoro a fondo perduto lo 0,3% dei danni che abbiamo avuto. Stavolta però non staremo calmi. Non si capisce come un settore che conta così tanto abbia avuto così poco». Il governo pare non accorgersi che il turismo vale 13 punti di Pil, 80 miliardi di fatturato estero, 2,5 milioni di occupati. Salvarlo con un bonus vacanze da 500 euro a famiglia neppure di soldi contanti pare un po' poco. Soprattutto se si lasciano gli operatori nell'incertezza del «come e quando aprire», mentre i turisti vengono dirottati verso altri paesi europei che peraltro danno ben altri sostegni al settore. L'esempio viene della Francia. Il primo ministro Eduard Philippe ha messo sul piatto 18 miliardi per aiutare il turismo (in Francia è il 9% del Pil) e il ministro competente Jean-Baptiste Lemoyne ha costituito un fondo d'investimento partecipato dalle maggiori compagnie finanziarie per sostenere le imprese turistiche. I francesi hanno riaperto i castelli della Loira, Mont St. Michel, stanno per riaprire la Costa Azzurra e si danno molto da fare per evitare di essere tagliati fuori dai corridoi europei. Cosa sono? Sono i «turisdotti» anti-Covid che porteranno i tedeschi (sono i primi clienti d'Europa) sulle spiagge della Croazia e non solo. Franceschini se l'è giocata con una telefonata al suo collega tedesco Thomas Bareiss, che gli ha detto: tranquillo ci sarà un accordo europeo. Si era parlato del bollino verde per le destinazioni Covid-free, del passaporto sanitario per una politica comune del turismo, ma non se n'è fatto niente. Invece ieri l'Austria ha confermato che tiene chiusa la frontiera con l'Italia ma apre quelle con Svizzera, Germania e Repubblica Ceca. Lo stesso farà Berlino con Danimarca, Francia e Lussemburgo. In pratica il centro Europa comincia a far circolare liberamente i turisti. E dove vanno? Certo non in Italia. Lo ha spiegato il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz: «In Italia i contagi sono troppo elevati e poi se per primi gli italiani non consentono la libertà di movimento tra regioni, come si può pensare di aprire il Brennero?» La ministra del turismo, Elisabeth Kostinger, che ovviamente auspica un coordinamento europeo, per ora si è messa d'accordo con Repubblica Ceca, Slovenia e Germania per mandare i turisti in Croazia. Anche la Spagna sembrava tagliata fuori dai corridoi, ma sta lavorando con i tour operator, ha riaperto Formentera e sta per far partire la stagione delle altre Baleari, Ibiza compresa. La Grecia ha fatto già accordi con Danimarca, Nuova Zelanda, Malta, Cipro, Israele, Austria, Australia, e Repubblica Ceca per il turismo. Come detto, la Croazia ha aperto tutto con Krunoslav Kapak, direttore della sanità pubblica, che tranquillizza: «Nessun divieto sulle spiagge né nelle località turistiche, solo precauzioni». Mentre l'Italia si consola con il bonus vacanze spuntato nel «decreto ritardo». È uno sconto fiscale fino a 500 euro per le famiglie con reddito inferiore a 40.000 euro (scende a 300 se si è in due, 150 per i single) che dal primo luglio al 31 dicembre spendono in Italia negli alberghi, campeggi, villaggi e b&b. Non sono soldi veri. Per l'80% sono una detrazione d'imposta che gli albergatori faranno, l'altro 20% è uno sconto fiscale per le famiglie. Come dire a chi gestisce un hotel: non hai incassato nulla, ora offri la vacanza e quando dovrai pagare le tasse rientri del bonus. Per Dario Franceschini è questo il poderoso contributo da 2,5 miliardi agli operatori ai quali hanno però tolto anche la prima rata dell'Imu, hanno dato una nuova Cig per i dipendenti e «ben 20 milioni d'investimento in promozione». Per spingere il turismo che ha già perso a conti fatti una cinquantina di miliardi e che non sa se e come ripartire. Di certo non ci saranno i voucher per reclutare personale secondo l'andamento stagionale: o contratti stabili o niente. E così nessuno assume. Così come nessuno ancora conosce le famose regole dell'Inail per gli ombrelloni a 5 metri di distanza; lo stesso vale per i ristoranti e per gli alberghi che non sanno come devono comportarsi a 48 ore dalla ripresa delle attività. Le regioni in gran parte (Luca Zaia in Veneto, Stefano Bonaccini in Emilia Romagna, Luca Ceriscioli nelle Marche, Giovanni Toti in Liguria) lunedì riaprono le spiagge. Con regole tutte loro che - dice Bonaccini - «speriamo non vengano troppo smentite dalle linee guida nazionali». Nessuno le ha viste, ma probabilmente in pochi le applicheranno perché come sentenzia Antonio Capacchione presidente del sindacato balneari: «Così non riapriamo, è inutile».
La Philarmonie (Getty). Nel riquadro, l'assalto dei pro Pal
A Parigi i pro Pal interrompono con i fumogeni il concerto alla Philarmonie e creano il caos. Boicottato un cantante pop per lo stesso motivo. E l’estrema sinistra applaude.
In Francia l’avanzata dell’antisemitismo non si ferma. Giovedì sera un concerto di musica classica è stato interrotto da militanti pro Pal e, quasi nello stesso momento, un altro concerto, quello di un celebre cantante di origine ebraica, è stato minacciato di boicottaggio. In entrambi i casi, il partito di estrema sinistra La France Insoumise (Lfi) ha svolto un ruolo non indifferente.
Guido Crosetto (Cristian Castelnuovo)
Il ministro della Difesa interviene all’evento organizzato dalla «Verità» dedicato al tema della sicurezza con i vertici del comparto. Roberto Cingolani (Leonardo) e Nunzia Ciardi (Acn): bisogna prevenire le minacce con l’Ia.
Mai, come nel periodo storico nel quale stiamo vivendo, il mondo è stato più insicuro. Attualmente ci sono 61 conflitti armati attivi, il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale, che coinvolgono oltre 92 Paesi. Ieri, a Roma, La Verità ha organizzato un evento dal titolo «Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti», che ha analizzato punto per punto i temi caldi della questione con esponenti di spicco quali il ministro della Difesa Guido Crosetto intervistato dal direttore della Verità, Maurizio Belpietro.
Donald trump e Viktor Orbán (Ansa)
Il premier ungherese è stato ricevuto a pranzo dall’inquilino della Casa Bianca. In agenda anche petrolio russo e guerra in Ucraina. Mosca contro l’Ue sui visti.
Ieri Viktor Orbán è stato ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump, che ha definito il premier ungherese «un grande leader». Di più: tessendo le sue lodi, il tycoon ci ha tenuto a sottolineare che «sull’immigrazione l’Europa ha fatto errori enormi, mentre Orbán non li ha fatti». Durante la visita, in particolare, è stato firmato un nuovo accordo di cooperazione nucleare tra Stati Uniti e Ungheria, destinato a rafforzare i legami energetici e tecnologici fra i due Paesi. In proposito, il ministro degli Esteri magiaro, Péter Szijjártó, ha sottolineato che la partnership con Washington non preclude il diritto di Budapest a mantenere rapporti con Mosca sul piano energetico. «Considerata la nostra realtà geografica, mantenere la possibilità di acquistare energia dalla Russia senza sanzioni o restrizioni legali è essenziale per la sicurezza energetica dell’Ungheria», ha dichiarato il ministro.
Bivacco di immigrati in Francia. Nel riquadro, Jean Eudes Gannat (Getty Images)
Inquietante caso di censura: prelevato dalla polizia per un video TikTok il figlio di un collaboratore storico di Jean-Marie Le Pen, Gannat. Intanto i media invitano la Sweeney a chiedere perdono per lo spot dei jeans.
Sarà pure che, come sostengono in molti, il wokismo è morto e il politicamente corretto ha subito qualche battuta d’arresto. Ma sembra proprio che la nefasta influenza da essi esercitata per anni sulla cultura occidentale abbia prodotto conseguenze pesanti e durature. Lo testimoniano due recentissimi casi di diversa portata ma di analoga origine. Il primo e più inquietante è quello che coinvolge Jean Eudes Gannat, trentunenne attivista e giornalista destrorso francese, figlio di Pascal Gannat, storico collaboratore di Jean-Marie Le Pen. Giovedì sera, Gannat è stato preso in custodia dalla polizia e trattenuto fino a ieri mattina, il tutto a causa di un video pubblicato su TikTok.






