2025-09-16
Il Cremlino: «La Nato è già in guerra». Caccia Uk a difesa dei confini polacchi
Un F-35 dell'aeronautica militare (Ansa)
I jet britannici si uniscono all’operazione «Sentinella dell’Est» per il pattugliamento dell’Europa orientale. Starlink fuori uso ieri per diverse ore sulla linea del fronte. Ufficiali Usa presenti alle esercitazioni Mosca-Minsk.Il ministro della Difesa italiano: «Dobbiamo poterci difendere». Il greco Kyriakos Mitsotakis sostiene il riarmo Ue, ma escludendo la Turchia. Rheinmetall si allarga alla marina militare acquisendo Nvl.Lo speciale contiene due articoli«La Nato è in guerra con la Russia, questo è ovvio e non richiede ulteriori prove». Con queste parole il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha condiviso la visione che ha Mosca sul coinvolgimento crescente dell’Alleanza atlantica nel conflitto. In queste ultime dichiarazioni, che si inseriscono nel vortice di tensioni in rapido aumento dopo l’attivazione del programma «Sentinella dell’Est», Peskov ha specificato che la Nato fornisce supporto sia diretto che indiretto al «regime di Kiev». E l’Occidente, in particolare l’Europa, è responsabile, insieme all’Ucraina, di ostacolare il processo negoziale. «Da parte di Kiev il processo viene rallentato artificialmente» e a ciò si aggiunge «l’interferenza» degli europei che «non prestano attenzione alle cause profonde di questa crisi». Anche il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha avvertito che «permettere ai paesi della Nato di abbattere i droni russi sull’Ucraina significa dichiarare guerra tra l’Alleanza e la Russia». Intanto Donald Trump ha parlato di «odio imperscrutabile» tra il presidente russo, Vladimir Putin e l’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky.Tornando agli allarmi lanciati da Mosca, le affermazioni russe non sembrano scoraggiare l’operazione «Sentinella dell’Est». Il Regno Unito ha messo a disposizione i caccia Typhoon della Raf per missioni di difesa aerea sulla Polonia. «Questi aerei non sono solo una dimostrazione di forza, ma sono essenziali per scoraggiare le aggressioni e proteggere lo spazio aereo» della Nato, ha annunciato il premier britannico, Keir Starmer. Riguardo al coinvolgimento italiano è invece arrivata la smentita ufficiale. Ieri era stata diffusa la notizia secondo cui il nostro Paese avrebbe partecipato alla missione con due caccia Eurofighter. Poco dopo, il ministero della Difesa ha comunicato che «non è giunta ancora alcuna richiesta ufficiale al dicastero e pertanto non è stata assunta alcuna decisione in tal senso. Invitiamo a considerare infondate le ricostruzioni che anticipano decisioni non ancora assunte».Da parte europea continuano nel frattempo le prese di posizione in merito all’incursione dello spazio aereo polacco. Quindi Londra ha convocato l’ambasciatore russo, mentre il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ha ribadito: «La Russia rappresenta una minaccia evidente: questa invasione del nostro spazio aereo in Polonia e Romania ne è l’esempio più lampante». Che Mosca abbia voluto testare la Nato ne è poi convinta la Germania, con il viceportavoce del governo tedesco, Steffen Meyer, che ha sottolineato che «Vladimir Putin vuole mettere alla prova i limiti dell’Europa, e in questo caso anche della Nato». E riguardo allo sconfinamento di un drone nei cieli rumeni domenica, mentre Bucarest ha convocato l’ambasciatore russo, dall’altra parte quest’ultimo ha sottolineato che si tratta di un’accusa «infondata». Anzi, sarebbe stata «una provocazione deliberata del regime di Kiev» ha precisato.Parallelamente alla questione dei droni, il timore europeo della «minaccia russa» si estende anche all’esercitazione militare Zapad 2025 nel territorio russo e bielorusso. Mentre nel Mare di Barents la Russia ha effettuato un attacco di prova con il missile Kalibr e ha condotto nel Baltico un’esercitazione contro le offensive dei droni navali, Bruxelles «sta monitorando l’esercitazione militare strategica congiunta» dicendosi pronta «a qualsiasi potenziale minaccia alla sicurezza legata a Zapad 2025». Chi ha voluto vedere con i propri occhi quanto sta accadendo nello Zapad sono gli Stati Uniti: gli ufficiali militari americani, a sorpresa, si sono recati in Bielorussia per osservare le esercitazioni. La mossa non sarebbe dispiaciuta al ministro della Difesa di Minsk, Viktor Khrenin, che ha comunicato che potevano vedere «tutto ciò che era di loro interesse». Nell’ottica in cui le sanzioni sarebbero l’unico strumento per piegare Putin, continua a tenere banco la questione delle misure rivolte sia contro Mosca che in direzione dei Paesi amici. Dopo l’aut aut del di Trump alla Nato in cui esortava a imporre i dazi aggiuntivi su Pechino, è arrivata la dura risposta cinese. «La mossa degli Stati Uniti è un tipico atto di prepotenza unilaterale e coercizione economica» ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jian. Se la Nato procedesse quindi in tale direzione, allora la Cina sarà pronta a prendere le necessarie contromisure. Intanto la Casa Bianca sembra prendere tempo. Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, ha reso noto che Washington non imporrà dazi alla Cina a meno che Bruxelles non faccia lo stesso. E pare che l’opzione al momento non venga considerata dall’Ue, visto che il portavoce della Commissione europea, Paula Pinho, ha spiegato: «Se finora non l’abbiamo fatto è per buone ragioni». Sul campo, i soldati ucraini ieri sono stati messi in difficoltà dall’interruzione di Starlink lungo l’intera linea del fronte ucraino. Alle 7:28 ora locale è stato segnalata l’interruzione, ma dopo qualche ora il servizio è stato gradualmente ripristinato. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/russia-nato-gia-in-guerra-2673997561.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="crosetto-non-pronti-a-un-attacco" data-post-id="2673997561" data-published-at="1758010088" data-use-pagination="False"> Crosetto: «Non pronti a un attacco» «Non siamo pronti né a un attacco russo né a un attacco di un’altra nazione, lo dico da più tempo. Penso che abbiamo il compito di mettere questo Paese nella condizione di difendersi se qualche pazzo decidesse di attaccarci: non dico Vladimir Putin, dico chiunque». Lo ha detto ieri il ministro della Difesa, Guido Crosetto, rispondendo ai cronisti a margine della presentazione a Roma del bilancio del tour mondiale della Vespucci. A pesare sull’impreparazione del nostro Paese la mancanza di investimenti: «Non lo siamo perché non abbiamo investito più in difesa negli ultimi vent’anni e quindi i vent’anni non si recuperano in un anno o in due anni».Crosetto ha poi chiarito le modalità della partecipazione italiana alla cosiddetta missione «Eastern sentry», ovvero «sentinella dell’Est», lanciata dall’Alleanza sul fianco orientale dell’Europa contro la minaccia russa. «Noi come sentinelle dell’Est abbiamo già degli F-35, degli Eurofighter, oltre 2.000 soldati: siamo tra i primi contributori in assoluto nella Nato sul fianco Est e abbiamo anche il fianco Sud», ha spiegato il ministro della Difesa. «Il contributo che abbiamo dato finora è abbastanza, se poi dovremmo incrementarlo, e ci verrà formalmente chiesto, perché io ad oggi ho visto solo una dichiarazione di Mark Rutte ma non una formale richiesta all’Italia, se verrà chiesto decideremo». E a proposito di impegno di ogni Paese europeo resta la mancanza di una linea comune degli stessi alleati. Ieri il premier greco Kyriakos Mitsotakis, nelle sue prime dichiarazioni dopo l’incontro con il presidente del Consiglio europeo António Costa, ha espresso il sostegno dell’Ue ai partner polacchi che hanno difeso il confine orientale dell’Unione da una aperta violazione del loro spazio aereo così come sul progetto Safe. Mitsotakis ha inoltre sottolineato la necessità di uno strumento finanziario comune europeo in questa direzione, con particolare riferimento ai sistemi antimissile. Il premier greco ha inviato un messaggio chiaro sul caso della Turchia, in merito alla partecipazione di Paesi terzi al meccanismo Safe. «La nostra posizione è che i Paesi che minacciano di guerra i Paesi dell’Ue non possano partecipare», ha affermato il primo ministro. «Spetta a loro costruire buone relazioni con l’Europa, ma questo richiede il rispetto dei suoi principi».Nel frattempo, anche il colosso tedesco delle armi Rheinmetall amplia il suo portafoglio includendo la cantieristica navale militare e rafforzando la sua posizione di fornitore leader di tecnologie per la difesa in Germania e in Europa. Il gruppo di Düsseldorf, fino a oggi sinonimo di eccellenza nel campo dei sistemi terrestri, delle artiglierie e del munizionamento, ha infatti raggiunto un accordo con il gruppo Lürssen per rilevare la divisione Naval vessel (Nvl), specializzata in unità militari. Secondo l’azienda tedesca l’attuale situazione mostra come stia aumentando la necessità di disporre di capacità militari sui mari. Nvl è un gruppo cantieristico privato con quattro cantieri navali nella Germania settentrionale e sedi internazionali. Impiega oltre 2.100 dipendenti in tutto il mondo, ha realizzato un fatturato di circa 1 miliardo di euro nel 2024 ed è considerata un pioniere nella ricerca e nello sviluppo di sistemi marittimi autonomi di superficie, come corvette, pattugliatori e navi da supporto.Così Rheinmetall non si limiterà più unicamente a fornire sensori e singoli sistemi d’arma da montare sulle navi, ma potrà presentarsi come un prime contractor in grado di coprire internamente l’intero ciclo produttivo, dalla progettazione alla messa in mare.Se da un lato questa mossa sembra proiettare il gruppo tedesco verso un’operatività full spectrum nel settore, dall’altro sorgono dubbi riguardo i rapporti futuri con gli altri campioni europei e sul rischio di un altro, ennesimo, episodio di frammentazione. In mare infatti non va trascurata la concorrenza di altri Paesi tra cui Fincantieri, leader italiano del settore, con commesse e ordini che spaziano dalle fregate Fremm ai pattugliatori Ppa, fino al programma Constellation per la Us Navy.