2022-09-14
Rovinata dall’iniezione: «Nessun indennizzo»
Nel riquadro, Ivana Mazzarella (IStock)
Ivana Mazzarella, insegnante di fitness, ha subito una pericardite dopo la seconda puntura: «Ho speso 9.000 euro in farmaci e ho dovuto smettere di lavorare per più di un anno». Ancora oggi riesce svolgere solo poche attività. Eppure lo Stato la ignora.Il secondo richiamo è raccomandato per tutti gli over 12, secondo i dettami del ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha sempre una parola di troppo per caldeggiare l’utilizzo delle scorte in scadenza, mai nessuna per dare sostegno alle vittime di eventi avversi da vaccino anti Covid. Ivana Mazzarella, 48 anni, romana, non ha ancora ricevuto un riconoscimento dei danni, come lei migliaia di italiani costretti al silenzio. Fisioterapista ad Albano Laziale, formatrice italiana di bokwa (mix di danza, ginnastica, boxe), e insegnante di zumba, fitness musicale che richiede fiato, allenamento continuo, per più di un anno è rimasta senza poter lavorare. «Il cuore non me lo permetteva», spiega. Da una settimana ha ripreso l’attività, sebbene in forma ridottissima: solo due ore al giorno e insegnando ginnastica posturale senza fare lei, alcun movimento. «Ancora non posso, dopo la seconda dose di vaccino si è scatenata una pericardite acuta, diventata poi recidivante. Continuo a essere sotto trattamento farmacologico». E per fortuna che le pericarditi, «rarissime» come le miocarditi tra gli effetti vaccinazione, «si risolvono nel giro di due settimane», continuano a sostenere le virostar. Ivana aveva iniziato il ciclo vaccinale con Pfizer, il 19 giugno 2021. Non c’erano stati problemi, solo un po’ di affaticamento muscolare. Ben altra reazione le provoca la seconda dose, il 24 luglio. «Dopo una mezz’ora ho avuto tachicardia, sbalzi forti di pressione. All’hub vaccinale mi hanno detto che ero troppo ansiosa, invece sono finita in ospedale grazie all’amica medico che mi aveva accompagnato». Dopo pochi giorni, altro episodio di infiammazione del pericardio, rivestimento esterno del cuore. La sua fortuna è stata incontrare, lungo un percorso complicato e doloroso, un cardiochirurgo serio, tra i pochissimi in Italia a scrivere nella diagnosi che un paziente, Ivana, ha avuto «pericardite acuta come reazione avversa da vaccino» e che «è affetta da recidive di pericarditi post vaccinali anti Covid 19 che si sono palesate dopo la somministrazione della seconda dose». È stato il professore Massimo Massetti, direttore dell’area cardiovascolare e della cardiochirurgia del Policlinico Gemelli di Roma, a mettere nero su bianco quella correlazione che la maggior parte dei dottori ha paura di confermare. «Prima di approdare dal professore, ho però fatto continue peregrinazioni, spendendo in dodici mesi quasi 9.000 euro in visite e farmaci», racconta l’insegnante. Il suo sistema immunitario ha reagito in maniera eccessiva alla doppia dose di vaccino a mRna, una risposta infiammatoria che ha provocato disturbi al cuore, grossi problemi di deambulazione e calo fortissimo della vista. «Per una super sportiva come me, definita ad ogni esame “in perfette condizioni fisiche”, ritrovarmi senza poter fare molti movimenti e con pericarditi continue, è stato come togliermi anni di vita». Senza poter lavorare per più di un anno e ancora ben lontana dalla normalità «domenica scorsa l’ho passata a letto senza forze e con dolori continui alle gambe», Ivana Mazzarella teme di non per più essere quella di prima. «Mi consola solo essere stata di “esempio” per Noemi, la nostra figlia di 17 anni, che pur subendo emarginazioni a scuola ha deciso di non fare il vaccino anti Covid. Mio marito, invece, dopo la terza dose necessaria per poter continuare a lavorare almeno lui, ha subito un’ischemia transitoria». Sono storie di devastazione del quotidiano, provocate in nome di un vaccino che alle persone sane non serviva per combattere un’infezione da pandemia. Occorrevano e occorrono cure tempestive, domiciliari. Mancano, nei protocolli del ministero e nell’assistenza territoriale anche post emergenza, così come non c’è attenzione alle reazioni avverse post vaccino anti Covid. Non c’è farmacovigilanza attiva, quella avviata a inizio estate dall’Agenzia italiana del farmaco richiederà anni prima di dare qualche segnalazione in più di reazioni avverse gravi, e non c’è attenzione alla salute di chi non sta bene dopo l’inoculo. Le pericarditi rimangono sottovalutate. «Ad essere colpiti sono individui con età media di 60 anni e dopo 15 giorni dalla vaccinazione» sosteneva nell’agosto dello scorso anno Pasquale Perrone Filardi, presidente eletto della Società italiana di cardiologia. Ivana aveva 47 anni, quando ha steso due volte il braccio per il vaccino. «Queste infiammazioni, dopo le vaccinazioni con mRna non producono nella maggior parte dei casi chiari sintomi e si risolvono senza conseguenze, oppure dopo pochi giorni con “semplici cure mediche”», dichiarava nell’ottobre scorso Claudio Di Veroli, vicepresidente del Comitato scientifico della Simedet, la Società italiana di medicina diagnostica e terapeutica. Sabato, a Roma si riuniranno centinaia di vittime di effetti avversi per testimoniare in una camminata solidale che il vaccino anti Covid può fare anche molto male. Smettiamola di negarlo e curiamole, queste persone convinte, o costrette a fidarsi dello Stato.