
Il 10 e l'11 consultazioni su Mario Draghi. Per Giuseppe Conte si parla del ruolo di capo del M5s oppure della candidatura per sostituire Pier Carlo Padoan.Draghi sì o Draghi no? Il M5s chiama al voto sulla piattaforma Rousseau gli iscritti per decidere, come si legge nel post apparso ieri sul Blog delle Stelle, «su un eventuale supporto a un governo presieduto da Mario Draghi». Si vota dalle 13 di domani, mercoledì 10 febbraio, alle 13 di giovedì. I militanti grillini avrann 24 ore di tempo per dare o no il via libera all'ingresso in maggioranza e nel governo, come deciso da Beppe Grillo, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e sostanzialmente da tutti i parlamentari del M5s, esclusa la fronda di dissidenti al Senato. «Il M5s», si legge sulla pagina Facebook del Movimento, «come ha sempre fatto anche per la formazione dei governi precedenti, darà la parola ai propri iscritti». A quanto pare, oggi Grillo, che ieri ha rilanciato sui social la proposta di un reddito di base, non parteciperà al secondo giro di consultazioni con Draghi. La mossa della votazione su Rousseau è stata concepita per tentare in extremis di evitare la scissione: un «sì» della base sarebbe una scusa sufficiente per far rientrare almeno in parte il dissenso nei confronti dell'ingresso in maggioranza. Un «no» dei militanti, invece, rappresenterebbe la bocciatura totale di tutto quanto hanno detto e fatto, nell'ultima settimana, Grillo, Conte, Di Maio e compagnia bella. Alessandro Di Battista, leader della corrente contraria al sostegno a mr Bce, non arretra: «Sia chiaro, non ho dubbi che il professor Draghi», scrive Di Battista su Facebook, «sia una persona onesta, preparatissima e autorevole. Questo non significa che lo si debba appoggiare per forza. Io contrasto Draghi non sul piano personale ma su quello politico. E, ripeto, non cambio idea. Si può rispettare un uomo anche facendo opposizione. Io la mia scelta l'ho presa», conferma Di Battista, «e vado fino in fondo». Anche il destino di Conte, ormai in rampa di lancio per prendere il timone del M5s, è scritto nelle stelle, anzi, nel Blog delle Stelle, dove ieri non è apparso solo l'annuncio della votazione online sulla partecipazione al governo guidato da Draghi, ma anche quello della consultazione sulle modifiche allo statuto. Dalle 12 di oggi alle 12 domani, gli iscritti si esprimeranno, sulla piattaforma Rousseau, sulla rivoluzione della governance del M5s, che, se le modifiche verranno approvate, passerà dalle mani di un capo politico (l'attuale reggente è Vito Crimi), a una guida collegiale, un comitato direttivo composto da cinque membri che durerebbe in carica tre anni. Ma c'è un ma, grande quanto una casa: «Qualora non fosse approvata la modifica statutaria», si legge sul Blog, «sarà invece indetta la votazione del nuovo capo politico del M5s». Le voci dentro al M5s sono concordi: se gli iscritti preferiranno conservare l'attuale assetto, con un uomo solo al comando da eleggere su Rousseau, c'è da scommettere che Conte sarà della partita. Se invece preferiranno la guida collegiale, non è escluso che comunque Giuseppi si candidi per il ruolo di «primus inter pares» del comitato direttivo pentastellato. «Conte», spiega alla Verità un esponente grillino di primissimo piano, «ha tutte le carte in regola per guidare il M5s nei prossimi anni, tenendo ben salda l'alleanza con il Pd e Leu. Sarebbe la sconfitta di Luigi Di Maio. Del resto, la guerra degli spin alla quale stiamo assistendo è francamente imbarazzante». Guerra degli spin? «I giornalisti politici, nello scorso fine settimana», aggiunge la nostra fonte, «sono stati bombardati da messaggi di segno opposto sull'ipotesi di Conte candidato a sindaco di Roma. Dallo staff di Di Maio si veicolava questa prospettiva, per allontanare Conte dalla guida del Movimento». Ipotesi sulla quale ha messo la parola fine lo stesso Giuseppi, che ieri ha risposto con un secco «no grazie» al Tg3 che gli ha chiesto se avesse in mente di candidarsi sindaco della Capitale. Conte ha partecipato anche alla assemblea in videoconferenza dei parlamentari M5s, ha escluso di entrare a far parte del governo Draghi, ma ha ribadito le ragioni di un sostegno all'esecutivo: «Voltare le spalle al presidente incaricato», ha detto, «sarebbe voltare le spalle al Paese. Non è un passo facilissimo, è comprensibile anche che ci siano delle perplessità. Ho detto loro quel che penso: questo è il momento», ha aggiunto Conte, «di guardare alle sofferenze delle persone, cercare di concentrarsi sul bene del Paese». Intanto, Giuseppi potrebbe approdare alla Camera: avanza l'idea di candidare il quasi ex premier alle suppletive della primavera prossima a Siena, nel collegio lasciato libero da Pier Carlo Padoan, che si è dimesso da deputato del Pd per diventare presidente di Unicredit.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.