2025-11-05
Crollo a Roma, sospetti sull’idoneità dei lavori
Operazioni di soccorso dopo il crollo ai Fori Imperiali (Getty Images)
La Procura acquisisce gli atti relativi alla società restauratrice per accertarne i requisiti e l’adeguatezza dell’operato. L’archeologo Carandini: «Incompetenza tecnica, il ministero dovrebbe sollevare il Comune dalla gestione dei monumenti».«Non facciamo polemiche sulla Torre dei Conti, c’è di mezzo un morto», lasciano trapelare dal Campidoglio. Si tratta di Octay Stroici, l’operaio di 66 anni deceduto ieri, dopo essere rimasto intrappolato sotto le macerie a seguito del crollo di parte della torre eretta nel 1238, uno dei monumenti medievali più imponenti di Roma, situata nel cuore archeologico della capitale, vicino al Colosseo. Ma proprio perché c’è di mezzo un morto - oltre che un monumento dall’inestimabile valore storico, irrimediabilmente danneggiato pur avendo resistito, nei secoli, perfino ai terremoti - non è il caso di mettere la polvere sotto al tappeto. A maggior ragione, dopo le parole di fuoco che il professor Andrea Carandini, archeologo e saggista italiano di fama internazionale che con i suoi scavi sul Palatino e nel Foro ha riscritto la storia di Roma, ha riservato al tragico evento: «Mi sembrano evidenti i segni di una incompetenza tecnica». Toccherà alla Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e disastro colposo, fare i dovuti accertamenti per verificare eventuali responsabilità legate alla sicurezza del cantiere, promosso dal Comune di Roma guidato da Roberto Gualtieri (Pd) oltre che dalla Sovrintendenza comunale. Lo scopo del sindaco era di trasformare l’edificio, chiuso dal 2007 e al centro di un intervento di restauro, finanziato dal Pnrr, dal pomposo nome «Caput Mundi» (importo complessivo di 6,9 milioni di euro), attraverso opere di consolidamento statico, restauro conservativo, nuovi impianti elettrici e idrici, allestimento museale e spazi espositivi, oltre alla realizzazione di una sala conferenze e di una terrazza panoramica con ascensore. Le indagini al momento si stanno concentrando sulle ipotesi di un restauro avviato in tutta fretta (con tre anni di ritardo), di una progettazione non adeguata e di un ponteggio interno forse montato in modo errato, senza contare l’ipotesi che il cedimento potrebbe essere stato provocato da uno «scollegamento» del solaio, ossia dalla rimozione prematura delle puntellature che sostenevano il soffitto, preannunciata in effetti a febbraio del 2025 dai tecnici della Sovrintendenza capitolina che, di concerto con il coordinatore del Piano di riqualificazione del Centro archeologico monumentale nominato da Gualtieri, Walter Tocci (già vicesindaco nella giunta Rutelli nel lontano 1993), avevano previsto di «modificare il corpo della Torre attraverso l’abbattimento dei 5 solai». Non solo: Fabrizio Santori, capogruppo della Lega in assemblea capitolina, ha presentato ieri un’interrogazione, avanzando l’ipotesi che il monitoraggio statico strutturale periodico della Torre dei Conti sia stato interrotto, nonostante le relazioni tecniche raccomandassero la prosecuzione del controllo per prevenire rischi di cedimento. «Secondo informazioni attendibili - scrive Santori - i tecnici incaricati di tale monitoraggio sarebbero stati diffidati dal rendere pubbliche le relazioni (…) non si evince, inoltre, un raccordo tra il sistema di controllo statico precedente e gli affidamenti Pnrr in corso». A proposito di affidamenti: «Dagli atti ufficiali pubblicati sul portale Tuttogare di Roma Capitale», scrive l’esponente leghista» ,risultano sei affidamenti diretti attualmente aggiudicati e tre procedure precedenti annullate». Perché sei affidamenti diversi anziché uno complessivo? «La successione di sei affidamenti diretti, tutti inferiori alla soglia di euro 140.000, potrebbe configurare una frammentazione artificiosa dell’appalto, eludendo procedure a evidenza pubblica - continua Santori - con l’aggravante che la presenza di diversi soggetti progettisti e coordinatori può aver compromesso la coerenza complessiva del controllo tecnico e del monitoraggio strutturale». Secondo l’ipotesi, tutta da verificare, di Santori, il Comune, in pratica, potrebbe aver aggirato l’avvio di un bando di gara spezzettando i lavori in sei appalti coordinati da soggetti diversi, generando un’evidente confusione nel coordinamento dei lavori.Sullo sfondo di una gestione che appare, nel migliore dei casi, frettolosa e approssimativa, resta la questione di fondo: se le parole hanno un senso, l’uso del lemma «restyling» dedicato ai maggiori monumenti romani la dice lunga su quanto il sindaco Gualtieri abbia intenzione di tutelare il patrimonio di Roma (incluso quello arboreo). Su questo punto le dichiarazioni rilasciate alla Verità dal professor Carandini sono, pour cause, molto severe: «La valorizzazione dei monumenti (ergo la creazione di spazi aperti al pubblico a pagamento, ndr) è al servizio della tutela: prima viene la tutela - che è garantita dall’articolo 9 della Costituzione - poi si può pensare a una valorizzazione, ma se questa produce la distruzione del monumento è veramente una cosa perversa». Secondo Carandini, quello spazio «o doveva essere lasciato intatto o doveva essere consolidato, cercando di capire quale tipo di eventuale valorizzazione potesse sopportare. Quello che è avvenuto è talmente grave che se io fossi ministro direi al Comune di Roma: “Miei cari, vi ringrazio ma non siete più in grado di svolgere questa funzione e quindi mi riprendo le cose che spettano a me”. Anche quello che è successo al Mausoleo di Augusto (l’abbattimento, ad opera del Comune di Roma, del bosco sacro di 67 cipressi, ndr) è terribile, spaventoso: hanno distrutto tutti quei pini per tirar fuori praticamente una torta di cemento. È ora di ricondurre tutto sotto il controllo dello Stato centrale». Insomma, tra crolli di monumenti (sotto Gualtieri, nel 2022, l’arco di Porta Maggiore ha perso una porzione di pietra mentre lo scorso 23 giugno la scultura-installazione «Goal» di Mario Ceroli si è piegata su se stessa) e abbattimento selvaggio di decine di migliaia di alberi secolari, il patrimonio artistico e paesaggistico della città più bella del mondo non sembra esattamente in buone mani.
Una donna in preghiera in una chiesa nei pressi di Lagos, Nigeria (Getty Images)