2025-11-05
Ranieri Guerra: «D’Alema consulente dell’Oms in pandemia»
Massimo D'Alema (Imagoeconomica)
L’ex capo dell’agenzia Onu rivela alla bicamerale che il governo Conte rifiutò ventilatori e anticorpi monoclonali gratuiti, malgrado il Covid circolasse già da settembre 2019Dopo l’alert dell’Oms del 5 gennaio 2020 il nostro Paese «si sarebbe dovuto muovere verso un livello più elevato di allerta e di attenzione, predisponendosi in maniera chiara», anche cercando informazioni provenienti «dalla sorveglianza territoriale […] Il mese di febbraio si poteva utilizzare in maniera diversa». Nuove informazioni sui ritardi nel predisporre la riposta a un virus che già era entrato in Italia arrivano dall’audizione dello scorso 22 luglio del dottor Ranieri Guerra, già direttore generale aggiunto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nonché componente del Comitato tecnico scientifico (Cts). Intervento desecretato e di cui La Verità è in grado di fornire alcuni dei passaggi più rilevanti.«Il 27 gennaio 2020 partecipo a una riunione della task force del ministero della Salute su invito del ministro (allora era Roberto Speranza, ndr) […] Raccomandai in quell’occasione al ministro anche di recuperare tutti i materiali, Dpi e mascherine disponibili in giro per il mondo, perché avevo notato, viaggiando molto purtroppo, come tedeschi e francesi si stessero già attivando in quel senso», precisa Guerra. Sappiamo invece con quanta lentezza e approssimazione ci si mosse.Secondo evidenze scientifiche, il Sars-Cov 2 circolava già da settembre-ottobre del 2019 in Italia. «Ci sono dei reperti di biopsie, compiute ai primi di settembre a Milano da parte dell’Istituto tumori […] con delle tracce virali, ma soprattutto ci sono i prelievi che l’Istituto superiore di sanità compì su una campionatura di acque reflue a Milano, a Torino e a Bologna, a partire dalla metà di dicembre del 2019, con presenza di tracce massicce del virus già allora», rivela l’esperto. «Avremmo dovuto realizzare un sistema di sorveglianza sulle acque reflue in tutte le Regioni, in tutti i plessi scolastici, in tutte le stazioni ferroviarie, in tutti gli aeroporti, in modo tale da intercettare in maniera tempestiva l’ingresso del virus e dare una definizione quantitativa dell’incidenza e della prevalenza del virus nella popolazione afferente», sostiene Guerra. Sulla effettiva competenza del Cts ha dei dubbi in quanto mancavano «un rappresentante dell’Associazione italiana di epidemiologia e uno statistico competente […] questa è una carenza seria perché non garantiva il dibattito interno su quali fossero i numeri veri, quelli che ci si poteva aspettare, o i numeri che bisognava andare a investigare e identificare».Però abbiamo scoperto che l’Oms poteva contare su un ex premier, il dem Massimo D’Alema. «Era un punto di consulenza per quanto riguardava l’evoluzione verso il G7 e il G20 per riportare all’interno del dibattito una serie di questioni che riguardavano la vaccinologia, la produzione decentrata di presidi», ha chiarito Guerra, spiegando che non era una scelta politica, «ho cercato di consultarmi praticamente con tutti». Baffino pure nelle vesti di «esperto di vaccinologia» come l’ha definito Galeazzo Bignami, capogruppo di Fdi alla Camera.Tornando alle misure non adottate, almeno due cose erano da impostare e realizzare subito dopo l’alert. «In primo luogo, un rafforzamento della catena logistica di supply, ossia tutto quello che riguarda l’immagazzinamento di dispositivi e altro», dal momento che la segnalazione riguardava una patologia a trasmissione respiratoria. E la verifica «avrebbe dovuto riguardare la catena operativa, ossia il livello di preparazione delle Regioni e delle singole aziende sanitarie e ospedaliere», così pure «l’allerta della medicina di base, che è sempre la grande assente in tutte queste vicende».Un’ordinanza dell’allora capo della Protezione civile, Angelo Borrelli prevedeva di attivare una sorveglianza epidemiologica, una sorveglianza microbiologica e una sorveglianza clinica ma quest’ultima rimase disattesa con pesanti conseguenze in quanto la mancanza dei relativi dati non permetteva di trovare una cura, o un insieme di cure utili alla guarigione. «Non era stata fatta, perché non c’era un’unica piattaforma su cui riversare le cartelle cliniche per strutturare una sorveglianza di livello nazionale», fa sapere Guerra. «Noi proponemmo come Oms la messa a disposizione di una piattaforma per la raccolta e la sorveglianza clinica che avevamo sviluppato e che era già in utilizzo in Gran Bretagna in quel momento […] Non se ne fece nulla».I documenti dimostrano come Brusaferro, Miozzo e Urbani non avessero letto il piano pandemico 2006 non aggiornato prima di maggio o giugno, nonostante ne avessero ricevuto una copia a febbraio del 2020 e «anche i piani regionali che derivano dal piano 2006 nessuno ha pensato di attivarli», segnala l’esperto. Guerra parla anche di Piano nazionale di difesa che riguarda attacchi di natura biologica, nucleare, chimica e fisica: «È un piano segreto, che prevede l’attivazione delle prefetture nel caso di una emergenza o di una calamità. Non credo che sia mai stato attivato, ma mi lascia molto perplesso che nessuno ne abbia mai parlato e non sia mai stato discusso».L’audizione è stata occasione per ricordare la vergognosa questione degli anticorpi monoclonali, offerti gratuitamente a Speranza, a Ippolito e al direttore generale dell’epoca dell’Aifa, Nicola Magrini e rifiutati. Furono acquistati mesi dopo «però non servivano a nulla, visto che la variante emersa nel gennaio 2021 non rispondeva a quel presidio». Guerra ha svelato pure l’offerta snobbata dall’Italia di un ventilatore meccanico innovativo, che il fisico italiano Cristiano Galbiati stava assemblando all’università di Princeton. «L’offrì pro bono all’Italia data la crisi in atto. Io ho trasmesso l’intera corrispondenza per competenza (sono nove email in tutto) al direttore Borrelli e al commissario Arcuri». Nemmeno si degnarono di rispondere e «la donazione venne eseguita a favore dei Paesi in via di sviluppo».«Una vergogna», commentano Marco Lisei e Alice Buonguerrieri di Fdi, rispettivamente presidente e capogruppo in commissione d’inchiesta. «Mentre il governo Conte II spendeva ingenti somme di soldi pubblici per acquistare inutili banchi a rotelle, rifiutava offerte gratuita di strumento rivelatisi molto utile».
Operazioni di soccorso dopo il crollo ai Fori Imperiali (Getty Images)