2025-11-05
Cristiani d’Africa senza «Avvenire». Vescovi ciechi sulla strage in Nigeria
Una donna in preghiera in una chiesa nei pressi di Lagos, Nigeria (Getty Images)
Per il quotidiano cattolico, la denuncia di Trump sarebbe solo un pretesto per indebolire l’ascesa del Paese: «Come la droga per invadere il Venezuela». Eppure i religiosi in missione hanno parlato di attacchi mirati.I cristiani vengono chiamati in tanti modi oggi, per lo più spregiativi. Ma non era mai accaduto finora che fossero messi sullo stesso piano della droga e definiti «pistole fumanti». Soprattutto non era mai accaduto che a descriverli così fosse un giornale cattolico. Eppure è esattamente ciò che ha fatto Avvenire parlando dei cristiani africani dopo che il presidente degli Stati Uniti ha minacciato di intervenire in Nigeria per fermare una strage che sembra un genocidio. «Trump punta Venezuela e Nigeria: droga e cristiani pistole fumanti», titolava ieri il quotidiano dei vescovi. Ed è suggestivo che ai titolisti sia sfuggita la differenza tra carichi di sostanze stupefacenti e persone uccise per la loro fede. In fondo non stupisce: da giorni Avvenire insiste a sminuire il dramma nigeriano. La situazione che si vive nello Stato africano è ben fotografata da una recente interrogazione al Parlamento europeo presentata da alcuni esponenti di Fratelli d’Italia con primo firmatario Paolo Inselvini. «La Nigeria», vi si legge, «è attualmente il Paese più colpito al mondo dalla violenza contro i cristiani. Tra il 2019 e il 2023 quasi 17.000 cristiani sono stati uccisi in attacchi mirati a causa della loro fede. Solo nei primi sette mesi del 2025 sono state segnalate oltre 7.000 vittime e circa 7.800 rapimenti». I numeri forniti dai report di varie organizzazioni umanitarie che si occupano dei cristiani perseguitati sono più o meno identici. Del resto le testimonianze di chi vive in Nigeria e sperimenta sulla propria pelle la persecuzione sono piuttosto esplicite. Dopo l’ennesimo attacco, all’inizio di settembre, monsignor Gabriel Dunia, vescovo di Auchi, ha dichiarato alla fondazione Aiuto alla chiesa che soffre riguardo agli assalitori: «Non sappiamo nemmeno con certezza cosa vogliano, ma osserviamo uno schema, sempre più evidente, di attacchi mirati contro comunità e istituzioni cristiane. Temiamo che si tratti di un tentativo sistematico di espellere la presenza cristiana dalla regione». Analoghe preoccupazioni sono state espresse da Beatrice Nicolini, professoressa ordinaria di Storia dell’Africa all’università Cattolica, in un recente articolo citato ieri pure da Giuliano Ferrara (il quale non è certo un difensore di Donald Trump). Eppure Avvenire continua a ridimensionare. I suoi giornalisti continuano a parlare di una strategia americana per «indebolire l’ascesa della Nigeria sul piano internazionale», scrivono che la protezione dei cristiani è «un pretesto». Il più determinato è don Giulio Albanese, missionario comboniano e cronista. Ancora ieri ripeteva che «diverse organizzazioni internazionali impegnate nel monitoraggio del conflitto interno alla Nigeria hanno rilevato l’assenza di evidenze che attestino un numero di vittime cristiane superiore a quello dei musulmani». E ancora: «L’enfasi posta sulla dimensione confessionale dei conflitti africani contribuisce tuttavia a oscurare la complessità delle dinamiche sociopolitiche interne alla Nigeria, dove le violenze jihadiste affondano le radici in fattori economici, territoriali e istituzionali più che in una mera contrapposizione religiosa». Ora, di sicuro la situazione nigeriana è più complessa di come l’ha sintetizzata Trump nelle sue dichiarazioni. Del resto egli è un politico, non un accademico o un analista. È sicuramente vero che milizie come Boko Haram uccidono cristiani ma pure musulmani che loro reputano infedeli. Dopo tutto - come faceva l’Isis - sono pronti anche a uccidere occidentali laicissimi accusandoli di essere «crociati», quindi l’esame delle motivazioni di questi fanatici è un esercizio che può rivelarsi decisamente futile. Ma resta un fatto: Donald Trump è l’unico capo di Stato che finora abbia avuto il coraggio di denunciare un massacro che dura da troppo tempo e su cui il mondo intero chiude gli occhi. Tutte le anime belle che si disperano per i conflitti di mezzo pianeta difficilmente versano lacrime per i cristiani, anche se africani e sofferenti. Eppure, proprio quando finalmente un grande leader di una potentissima nazione decide di affrontare il tema, ecco che il principale media cristiano d’Italia lo attacca, e fa di tutto per sostenere che in Nigeria non via un genocidio e che, in fondo, si macellano un po’ tutti, musulmani compresi. Viene il sospetto che questo atteggiamento scaturisca dalla cieca opposizione a Trump: è maggiore il fastidio nei riguardi del presidente americano della disperazione per i morti africani. Un fastidio che ottunde la mente al punto di fare dimenticare quale sia l’atteggiamento tipico del presidente Usa, che prevede spesso e volentieri minacciose affermazioni e intimidazioni vagamente bullesche. Al netto delle pose trumpiane e delle semplificazioni che lo caratterizzano, però, rimane l’evidenza: l’unico a essersi speso per i cristiani d’Africa sul piano politico è stato The Donald. Ora, grazie a lui, tutto il mondo sa, o dovrebbe sapere. Purtroppo, la stampa occidentale sembra molto più interessata al risentimento delle autorità nigeriane che alla morte di migliaia di persone, e i principali media cristiani non agiscono troppo diversamente. Per Avvenire, i morti sono pistole fumanti, sono come la droga, sono pretesti. Chi ha visto la violenza anticristiana con i suoi occhi, però, la pensa molto diversamente.
Operazioni di soccorso dopo il crollo ai Fori Imperiali (Getty Images)