2018-10-24
La proposta di riscossione dell'Iva targata Commissione Ue favorirà i truffatori
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Il sistema pensato dall'Ue si basa principalmente sulla cooperazione fra i diversi Stati membri, ma oltre alle tensioni a causa di mancati pagamenti lo schema renderà più facili le frodi intracomunitarie.Dal 2021 anche le merci con un costo inferiore ai 22 euro saranno sottoposte a tassazione Iva. Il settore dell'ecommerce è in allarme.Lo speciale contiene due articoli.!function(e,t,n,s){var i="InfogramEmbeds",o=e.getElementsByTagName(t)[0],d=/^http:/.test(e.location)?"http:":"https:";if(/^\/{2}/.test(s)&&(s=d+s),window[i]&&window[i].initialized)window[i].process&&window[i].process();else if(!e.getElementById(n)){var a=e.createElement(t);a.async=1,a.id=n,a.src=s,o.parentNode.insertBefore(a,o)}}(document,"script","infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js");Il nuovo pacchetto Iva sulle transazioni intracomunitarie, proposto dalla Commissione Ue, potrebbe far aumentare i casi di frode Iva. Il nuovo documento ha dunque l'obiettivo di far finire il regime transitorio Iva che dura da 25 anni. E questo perché fino a ora non si era mai riusciti a raggiungere un accordo fra i diversi stati membri.Una riforma del sistema Iva è dunque necessaria per almeno due motivi. Il sistema deve essere ammodernato e gli adempimenti devono essere semplificati. Inoltre, nel corso degli anni si sono sviluppati diversi fenomeni di frodi Iva cross-border che hanno portato a un gap di circa 50 miliardi di euro. Nonostante questi obiettivi ben precisi, il nuovo pacchetto Iva presenta dei problemi. Il sistema pensato si basa infatti principalmente sulla cooperazione fra i diversi stati membri. E questo perché, per cercare di ridurre le frodi si è pensato di far riscuotere l'Iva cross-border dallo stato di provenienza dell'azienda. Significa dunque che se un cliente nello stato membro A acquista un prodotto da un'azienda nello stato membro B, pagherà l'Iva in quest'ultimo stato. Lo stato membro A si aspetterà dunque di veder tornare indietro il pagamento dell'Iva attraverso lo sportello unico dell'Ue. Se però questo non dovesse avvenire, lo stato A potrà sempre chiedere assistenza amministrativa allo stato membro B. Le soluzioni in questo caso sono due. Se lo stato A si accorge tempestivamente del mancato ritorno dell'Iva e attiva subito tutte le pratiche di assistenza amministrativa, lo stato B potrebbe riuscire a recuperare l'Iva. Ma nel caso in cui lo stato A si dovesse accorgere solo dopo diversi mesi del mancato ritorno dell'Iva, lo stato B potrebbe non riuscire a recuperare l'Iva, soprattutto se dietro c'è un'organizzazione criminale che nel frattempo ha lasciato lo stato B. Cosa potrebbe dunque pensare lo stato A quando non si vedrà tornare l'Iva dovuta? Con questo meccanismo si rischiano di creare delle tensioni fra i diversi Stati membri. Di questo parere è anche la professoressa, Marie Lamensch, sentita in audizione dalla Commissione speciale Tax 3 del Parlamento europeo. «La creazione di uno sportello unico decentrato» - spiega la professoressa - «implica che tutti gli Stati membri si fidino gli uni degli altri, dato che dovranno riscuotere l'Iva per loro conto. In questo caso si sta chiedendo troppo» sottolinea Lamensh.Anche perché gli Stati sanno come funzionano le regole fiscali all'interno del loro territorio, ma non possono intromettersi o gestire la raccolta in un altro Stato membro. E questo perché ogni Stato ha la sovranità sul suo sistema fiscale. Non è dunque difficile pensare che possano iniziare a nasce tensioni a causa di mancati pagamenti, o sull'operato fiscale del Paese. Inoltre, c'è anche un altro fattore da considerare, nel nuovo sistema Iva dell'Ue: la presenza di Stati diversi. Esistono infatti Stati membri di grande dimensioni, con maggiori capacità e con un numero maggiori di clienti. Questi potranno riuscire a gestire in modo ottimale le richieste di assistenza amministrata che provengono dagli altri. Ma ci sono anche Stati Ue che sono più piccoli e con minori capacità. E potrebbero ricevere diverse richieste di assistenza, che non riuscirebbero a gestire. E questo avrebbe come conseguenza la perdita di ulteriore gettito da parte degli Stati. «Il problema, di questo nuovo sistema», sottolinea Lamensh, «è soprattutto il tempo». È quasi fisiologico che uno Stato membro non possa accorgersi immediatamente del mancato versamento Iva. Anche il passare di un paio di mesi può risultare fatale per le entrate dello Stato in questione. Dall'altra parte, il tempo, è invece un vantaggio per le organizzazioni criminali o per chi non vuole pagare l'Iva. Non è infatti impossibile pensare che una società si dichiari fallita, non pagando (anche) l'Iva, per poi riaprire con un altro nome in un altro Stato. Una delle soluzioni proposte, anche da diversi eurodeputati, è quella di sfruttare la tecnologia, investendo nella raccolta dati e nel cercare di seguire le merci all'interno dell'Unione.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/riscossione-ivaue-favorira-truffatori-2614759353.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="un-nuovo-pacchetto-ecommerce-per-tutelare-le-imprese-europee" data-post-id="2614759353" data-published-at="1757740699" data-use-pagination="False"> Un nuovo pacchetto ecommerce per tutelare le imprese europee Tutti i prodotti di ecommerce extra Ue saranno sottoposti all'Iva. Se prima dunque le merci inferiori ai 22 euro erano esenti da Iva, con il nuovo pacchetto ecommerce che partirà dal 2021, questo vantaggio non sarà più concesso. La decisione è stata presa per salvaguardare le imprese europee, e non metterle più in una condizione di svantaggio competitivo rispetto ai loro competitor extra Ue. Questa decisione implica però che l'Ue dovrà ri-organizzare la riscossione Iva, per ogni merce che arriva alla frontiera.Stando al pacchetto ecommerce, al momento, sono possibili tre procedure di riscossione. Nel primo caso i fornitori non Ue si potranno iscrivere volontariamente allo sportello unico Ue, per godere di un'esenzione Iva temporanea. E questo sarà possibile perché il fornitore dovrà pagare l'imposta solo dopo che la vendita sarà stata effettuata. Quando dunque il pacco arriverà alla dogana, gli sarà concesso un'esenzione temporanea, dato che ci si aspetta che dopo la vendita il fornitore versi l'Iva all'Ue. In questo caso i costi amministrativi Ue non vengono ridotti, anzi in alcuni casi saranno anche maggiori, perché le Autorità doganali dovranno controllare la validità dei numeri di registrazione e anche se il valore dichiarato dal fornitore corrisponde realmente alla verità. La seconda possibilità riguarda invece tutti quei fornitori che si appoggiano a piattaforme come Amazon o Ebay. In questo caso sarà la piattaforma, secondo le nuove regole sull'ecommerce, a essere considerata come "il rivenditore". E dunque sarà Amazon a doversi registrare allo sportello unico Ue. In questo modo tutti i fornitori, che si appoggiano alla piattaforma in questione, useranno il numero di registrazione di Amazon per evitare in un primo momento l'Iva sui prodotti che arrivano alla dogana.Con questa procedura si potrebbe però sviluppare un rischio legato all'abuso dei numeri di registrazione. Un fornitore, che inizialmente usa il numero di registrazione di Amazon dato che opera sulla piattaforma, potrebbe una volta distaccatosi continuare a sfruttare questo codice per non pagare l'Iva. Questo problema non è stato però considerato nel momento di stesura del pacchetto ecommerce. Gli eurodeputati, durante la Commissione speciale Tax 3, hanno infatti sottolineato come la semplice sospensione del numero di registrazione potrebbe causare problemi abbastanza seri, all'immagine della piattaforma e ai singoli fornitori onesti che usano diligentemente lo strumento.Infine, l'ultima opzione possibile è il caso in cui il fornitore non voglia registrarsi allo sportello unico Ue. In questo caso sarà la società di trasporto a dover garantire il versamento dell'Iva, del suo cliente, alle Autorità. Non si è però considerato il fatto che gli intermediari lavorano sui dati forniti dai rivenditori. Significa dunque che, le società di trasporto, non hanno la possibilità di verificare se quanto dichiarato dai rivenditori sia la verità oppure no. Visto le diverse lacune presenti all'interno del nuovo pacchetto e-commerce gli eurodeputati della Commissione Tax 3 hanno invitato la Commissione a verificare meglio le soluzioni presentate, per cercare di trovare delle risposte concrete in vista della futura applicazione.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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